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Lo staffettista inglese 2° a Tokyo dietro l’Italia stangato per doping: “Ma non lo ha fatto apposta”

Medaglia d’argento tolta alla Gran Bretagna e CJ Ujah squalificato per 22 mesi: questo l’esito del procedimento disciplinare che ha riscritto l’ordine d’arrivo della staffetta 4×100 vinta dall’Italia alle Olimpiadi di Tokyo. Al velocista è stata riconosciuta l’assunzione inconsapevole delle sostanze proibite.
A cura di Paolo Fiorenza
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Si è concluso con una pesante condanna, ma anche con una parziale riabilitazione dal punto di vista etico, il procedimento disciplinare che era stato istituito in capo a Chijindu Ujah, 28enne velocista inglese trovato positivo all'antidoping dopo la finale della staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Tokyo in cui la Gran Bretagna era arrivata seconda di appena un centesimo dietro la splendida Italia di Jacobs, Tortu, Patta e Desalu.

Come era scontato già dopo l'esito delle controanalisi risultate ugualmente positive, quella medaglia d'argento è stata cancellata e riassegnata al Canada, con la Cina terza. Dal canto suo CJ Ujah è stato contestualmente squalificato per 22 mesi per l'assunzione di due sostanze vietate, Ostarina e S-23. Il divieto di competizione è retrodatato al 6 agosto 2021 (giorno della finale olimpica) e scadrà il 5 giugno 2023. Dunque il velocista potrà tornare a gareggiare l'anno prossimo.

CJ Ujah il giorno della staffetta a Tokyo
CJ Ujah il giorno della staffetta a Tokyo

Ujah è stato scagionato dall'assunzione intenzionale di sostanze proibite dall'Unità di integrità dell'atletica (AIU) e dall'Agenzia mondiale antidoping (WADA). L'AIU e la WADA hanno infatti stabilito che la violazione delle regole antidoping del velocista non era voluta ed era invece il risultato della sua ingestione di un integratore contaminato. La pronta ammissione della violazione da parte dello sprinter britannico gli è valsa due mesi di sconto rispetto alla condanna iniziale di due anni.

"Dopo un esame approfondito dei fatti, ci siamo convinti che il signor Ujah abbia effettivamente ingerito un integratore contaminato, ma non è stato in grado di dimostrare di aver diritto a una riduzione del periodo di ineleggibilità applicabile in base al suo livello di colpa – ha detto il capo dell'AIU Brett Clothier, spiegando perché la condanna è comunque pesante – L'assunzione di integratori è rischiosa per gli atleti in quanto possono essere contaminati o addirittura adulterati con sostanze proibite. Gli atleti devono essere sicuri al 100% prima di introdurre qualcosa nel loro corpo. Se c'è il minimo dubbio, va lasciato fuori".

Al momento del test positivo, una settimana dopo la finale, Ujah aveva detto di aver "consumato inconsapevolmente una sostanza contaminata" e che era una situazione di cui "si sarebbe pentito per il resto della sua vita". Il velocista – che quel giorno era il primo staffettista – si era scusato con i suoi compagni Zharnel Hughes, Richard Kilty e Nethaneel Mitchell-Blake, che dal canto loro non sembravano averlo perdonato. In virtù di questa sentenza di AIU e WADA, CJ Ujah potrà tornare alle competizioni in tempo per i Campionati Mondiali del 2023 che si svolgeranno a Budapest il prossimo agosto.

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