Lo scandalo dei giudici di boxe “ad alto rischio di corruzione” alle Olimpiadi: uno ha giudicato Irma Testa
Alto rischio di corruzione. È questa la motivazione che ha portato il Comitato di Parigi 2024 ad allontanare, a Olimpiadi in corso, due giudici di boxe. Uno di questi era seduto al tavolo della giuria in occasione dell'incontro tra l'azzurra Irma Testa e la cinese Xu Zichun, perso dall'italiana con un verdetto stucchevole. Lo scandalo è scoppiato solo adesso e fa tanto più rumore perché i due membri sono stati selezionati per le gare preliminari, salvo essere esclusi dai match più importanti e quelli che mettevano in palio medaglie.
Ombre sulla sfida contro la cinese Xu Zichun: "L'hanno fatta perdere"
Tutti conoscevano i loro trascorsi poco trasparenti, eppure sono stati convocati per i Giochi: com'è possibile sia accaduta una cosa del genere? Domanda che alimenta pesanti sospetti e getta ombre inquietanti sull'esito della sfida che ha sancito l'eliminazione della pugile di Torre Annunziata. Allora, scesa dal ring, sostenne di non credere ci fosse stata malafede ma di essersi trovata di fronte "ad arbitri scarsi". Il CIO, invece, la pensava diversamente e ai kazaki Yermek Suiyenish e Alisher Altayev consegnò il foglio di via: non avrebbe mai più fatto parte delle commissioni a bordo ring ai Giochi. E quel "l'hanno fatta perdere" quasi urlato in telecronaca dall'ex boxeur, Roberto Cammarelle, ancora oggi è un grido che anela vendetta per quel verdetto ai punti fischiato anche dal pubblico.
Chi è il giudice ad alto rischio corruzione che ha valutato l'italiana
La sconfitta della boxeur napoletana, che a Tokyo 2020 aveva conquistato il bronzo nella categoria -57 kg, era stata sorprendente considerata la decisione adottata rispetto a quanto s'era visto sul quadrato. Fino all'ultimo round Testa era in vantaggio contro la cinese Xu Zichun, le sarebbe bastato poco ancora per essere decretata vincitrice. Invece, il ribaltamento del giudizio fu tanto beffardo quanto tremendo. E tra gli "addetti ai cartellini" c'era proprio Altayev che, secondo il rapporto di Richard McLaren (noto nel mondo dello sport come il "cacciatore di dopati", figurava tra i giudici ad alto rischio di corruzione.
Mondo della boxe dilaniato, rischia l'esclusione da Los Angeles 2028
Il caso dei due kazaki, però, è solo una parte del problema. In realtà, gli arbitri sospettati sarebbero addirittura 9, quasi tutti sospesi prima che il calendario degli eventi arrivasse alle sfide di qualificazione per le finali e agli incontri per i titoli. Quanto accaduto, però, è una macchia non solo per l'edizione francese delle Olimpiadi ma per l'intera boxe, già dilaniata da lotta di potere e scontro politico tra l'IBA e il CIO acuitosi anche per il caso di Imane Khelif (oro femminile), la cui identità sessuale è stato al centro delle discussioni per tutta la durata dei Giochi. Non certo un buon viatico in vista di Los Angeles 2028, laddove tra quattro anni le luci sul ring resteranno spente per (la sempre più probabile) decisione dello stesso CIO di escluderla dalle discipline olimpiche.