L’insolito oggetto impugnato durante la Haka degli All Blacks ai Mondiali di rugby: sembra un’arma
Quando Aaron Smith, mediano di mischia degli All Blacks, ha chiamato intorno a sé i compagni di squadra il pubblico dello Stade de France aveva già capito cosa sarebbe accaduto. Dopo le bordate di fischi al Presidente, Macron, gli spettatori hanno assistito alla iconica coreografia della selezione oceanica.
Dinanzi ai ‘neri' della Nuova Zelanda, in quella terra di mezzo che li separa dal fischio d'inizio, c'erano i rivali storici, quei transalpini che in un paio di occasioni replicarono alla Haka con un gesto di sfida palese: nel 2011 si avvicinarono a pochi centimetri dai rivali, un'altra volta si sistemarono a mo' di V di vittoria.
Ad attirare l'attenzione del pubblico, oltre alla tradizionale danza maori eseguita dalla nazionale prima dei match, c'è stato un altro dettaglio: Smith brandiva un oggetto di legno intagliato e intarsiato. Cos'era? A prima vista è sembrata qualcosa di molto simile a una lancia stilizzata: taiaha, una picca di legno per affondare i colpi nei contatti corpo a corpo.
Fendeva l'aria con quella che a molti appariva un'arma, una sorta di reliquia che si riverbera in antichi cerimoniali per incutere timore negli avversari. E alimentava la suggestione la scelta stessa di intonare al cospetto della Francia il Kapa O Pango: la versione più recente rispetto al Ka Mate e anche più ‘cattiva' della Haka pur non esprimendo alcun concetto aggressivo o violento.
"Guerrieri Neri, fatemi diventare una cosa sola con la terra! Questa è la nostra terra che rimbomba!". Urla Smith ripetendo a memoria i versi di quell'inno. "Il nostro dominio, la nostra supremazia trionferà!". E mentre si esibisce impugna quell'oggetto particolare che ha un significato altrettanto speciale. Una pagaia cerimoniale utilizzata in alcuni riti.
Un oggetto insolito durante un Haka e che – come rivelato dai media francesi RMC Sport e l'edizione francese dell'Huffington Post – è un "remo da ballo" riservato al capo. È un simbolo di potere che fa riferimento a colui che conduce una canoa e, in senso più metaforico a un gruppo di persone che sono con lui sul natante e da lui dipendono. Nulla, nemmeno quell'oggetto che poteva apparire inquietante, ha disturbato la concentrazione di Antoine Dupont e compagni che sono rimasti impassibili di fronte a quel rito.
La Coppa del Mondo di rugby durerà un mese e mezzo circa e si concluderà con la finale del 28 ottobre. Nello stesso girone con Francia e Nuova Zelanda c'è anche l'Italia, un gruppo di ferro all'interno del quale sarà fondamentale per gli Azzurri vincere al debutto (sabato 9 settembre alle 13) contro la Namibia a Saint-Étienne e poi fare il bis con l'Uruguay. Sperando in un miracolo per qualificarsi.