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L’IBA su Khelif e Lin: “I test dimostrano che erano uomini. Non verifichiamo cosa hanno tra le gambe”

Lunedì è andata in scena una caotica conferenza stampa dell’IBA: l’associazione di boxe dilettantistica ‘scomunicata’ dal CIO ha ribadito le sue accuse alle due pugili impegnate alle Olimpiadi Imane Khelif e Lin Yu-ting. “I test dimostrano che erano uomini. Non verifichiamo cosa hanno tra le gambe. Non sappiamo se sono nati così o se sono stati fatti dei cambiamenti”, ha detto il presidente dell’IBA, l’oligarca russo Umar Kremlev. Diversi giornalisti hanno abbandonato la sala per protesta, per il linguaggio usato e il tono delle risposte.
A cura di Paolo Fiorenza
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Alla vigilia delle due semifinali nelle rispettive categorie di peso che vedranno impegnate Imane Khelif e Lin Yu-ting alle Olimpiadi, l'IBA – la controversa associazione pugilistica dilettantistica cui il Comitato Olimpico Internazionale ha tolto il suo status di federazione riconosciuta per la poca limpidezza della governance e la vicinanza agli interessi di Putin, primo caso nella storia di federazione internazionale espulsa dal movimento olimpico – ha tenuto una caotica conferenza stampa a Parigi per ribadire la propria posizione rispetto alle due pugili che aveva squalificato nei Mondiali dilettanti dello scorso anno in India. L'IBA insiste di avere in mano test del DNA effettuati su Khelif e Lin, che dimostrano la presenza di cromosomi XY, caratterizzanti il sesso maschile: "I test dimostrano che erano uomini. Non verifichiamo cosa hanno tra le gambe", è stata una delle tante dichiarazioni forti pronunciate nell'incontro con i media.

Il discusso presidente dell'International Boxing Association, l'oligarca russo Umar Kremlev
Il discusso presidente dell'International Boxing Association, l'oligarca russo Umar Kremlev

La conferenza dell'IBA su Khelif e Lin: un grande caos

La conferenza stampa è stata organizzata dall'IBA proprio a Parigi, sede delle Olimpiadi, per cavalcare – con affermazioni ideologiche, più che documenti alla mano – le polemiche e le strumentalizzazioni politiche della vicenda, approfittando della presenza di tutti i grandi media internazionali ai Giochi. Obiettivo raggiunto, ma anche no: se è vero che nella sala erano presenti oltre 100 giornalisti, l'impressione destata quanto ad autorevolezza delle tesi esposte non è stata delle migliori, così come le modalità di comunicazione, sfociate in espressioni sprezzanti e discutibili. Gli interventi sono stati spesso interrotti, le voci si accavallavano tra chi era in platea e chi al tavolo a fondo sala, fino ad arrivare alle urla per farsi ascoltare. Il caos e il tenore delle risposte sono stati tali che la Reuters ha scelto di interrompere la trasmissione della conferenza, mentre la BBC l'ha abbandonata prima della fine in segno di protesta.

L'algerina Imane Khelif colpisce l'ungherese Anna Hamori nei quarti di finale del torneo di boxe alle Olimpiadi
L'algerina Imane Khelif colpisce l'ungherese Anna Hamori nei quarti di finale del torneo di boxe alle Olimpiadi

Cosa era successo l'anno scorso ai Mondiali dilettanti: le squalifiche delle due pugili

L'IBA non ha mostrato alcun documento o prova dei test in questione, adducendo motivi di privacy. Dunque, al momento, l'unico documento consultabile è quello pubblicato sul sito dell'ente il 23 marzo dello scorso anno durante i Mondiali dilettanti, in cui si ratificava la squalifica dell'algerina e della taiwanese. Un documento (qui il link) in cui peraltro non c'era traccia di alcuna specifica dei test in questione, ma era tutto molto generico. Si diceva che Khelif e Lin erano state escluse dalla competizione dopo non aver soddisfatto i criteri di ammissibilità dell'IBA. All'epoca l'organismo aveva fornito informazioni poco chiare su come entrambe le atlete avessero fallito i test e su chi e cosa fosse coinvolto nella procedura dei test in questione.

L'IBA aveva affermato che le due erano state squalificate "per salvaguardare il livello di correttezza e la massima integrità della competizione", aggiungendo che "non si erano sottoposte a un esame del testosterone ma a un test separato e riconosciuto, i cui dettagli rimangono riservati". E ancora, si leggeva nel documento: "Questo test ha indicato in modo conclusivo che entrambe le atlete non soddisfacevano i criteri di ammissibilità richiesti e risultavano avere vantaggi competitivi rispetto alle altre concorrenti donne".

In aggiunta a quanto asserito in quel documento ufficiale, c'era poi la dichiarazione del presidente dell'International Boxing Association, l'oligarca russo e amico di Putin Umar Kremlev, rilasciata alla TASS due giorni dopo: "Sulla base dei risultati dei test del DNA, abbiamo identificato un certo numero di atlete che hanno cercato di ingannare le loro colleghe e fingevano di essere donne. Sulla base dei risultati dei test, è stato dimostrato che avevano i cromosomi XY. Tali atlete sono state escluse dalla competizione".

La taiwanese Lin Yu-ting è anche lei in semifinale nella boxe ai Giochi di Parigi
La taiwanese Lin Yu-ting è anche lei in semifinale nella boxe ai Giochi di Parigi

Era il marzo 2023: non c'era altro che questo, tutto il resto secretato. Poi è arrivata la revoca da parte del CIO all'IBA dello status (già sospeso nel 2019) di Federazione Internazionale per la boxe e dunque la sua esclusione dall'organizzazione del torneo di pugilato alle Olimpiadi. In conseguenza di ciò, tutte le federazioni nazionali pugilistiche dovranno abbandonare l'ente ‘scomunicato' entro l'inizio del 2025 e affiliarsi a una nuova realtà istituzionale già operante, la World Boxing, cui spetterà di organizzare il torneo di boxe a Los Angeles 2028. Con con l'ulteriore conseguenza che chi non aderirà alla nuova associazione internazionale di pugilato dilettantistico non potrà partecipare ai Giochi.

Cosa ha detto l'IBA nella conferenza: il test del DNA con cromosomi XY

In sintesi i punti emersi dalla conferenza dell'IBA di lunedì a Parigi sono:

  • Il problema asseritamente rilevato per Khelif e Lin non è il livello di testosterone (o comunque di altri androgeni), quindi un discorso ormonale, ma la presenza che sarebbe stata evidenziata nei test di cromosomi XY – caratterizzanti il sesso maschile, laddove quelli XX contrassegnano quello femminile – nel loro DNA.
  • L'IBA sostiene di aver trasmesso al CIO i suddetti test, affinché prendesse decisioni analoghe alle sue circa l'estromissione di Khelif e Lin dalle Olimpiadi.
  • Non è stata mostrata alcuna prova documentale a sostegno di quanto sostenuto, buttandola per lo più in battaglia ideologica e riecheggiando i toni pregiudiziali di alcune posizioni politiche degli ultimi giorni.

Il presidente Kremlev: "I test dimostrano che erano uomini"

Del resto il presidente dell'IBA, Umar Kremlev, ha iniziato la conferenza stampa in collegamento video dalla Russia (ha trasferito a Mosca la sede dell'ente che governa da padre padrone, dopo la revoca dello status da parte del CIO), dandole subito un forte taglio politico: ha espresso il suo disgusto per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi e sollevato le sue preoccupazioni in merito alla rappresentazione del cristianesimo al suo interno. Kremlev ancora una volta ha definito il presidente del CIO Thomas Bach "un sodomita", accusandolo di voler distruggere la boxe femminile, e poi ha sentenziato: "I test dimostrano che erano uomini. Non verifichiamo cosa hanno tra le gambe. Non sappiamo se sono nati così o se sono stati fatti dei cambiamenti (quest'ultima è una fake news acclarata, visto Imane Khelif sicuramente non è una donna trans, ndr)".

Il presidente del CIO Thomas Bach ha difeso strenuamente il diritto di Khelif e Lin di competere alle Olimpiadi
Il presidente del CIO Thomas Bach ha difeso strenuamente il diritto di Khelif e Lin di competere alle Olimpiadi

Kremlev ha accusato il CIO di aver "paura della verità" sulla questione: "Ma noi faremo in modo di proteggere le nostre donne. Doneremo dei soldi alle atlete che sono state danneggiate. Faccio appello ai migliori giudici, ai migliori investigatori, ai migliori attivisti per difendere le donne".

Un documento posto sul tavolo della sala di Parigi mostrava – a dire dei dirigenti dell'IBA presenti – i risultati secondo cui erano stati "rilevati cromosomi XY nei campioni di entrambi gli atleti". Il documento tuttavia non è stato mostrato nel suo contenuto. L'IBA sostiene che entrambe le pugili sono state sottoposte a test una prima volta nel 2022 durante i Mondiali dilettanti di Istanbul, con esiti avversi alla loro eleggibilità come donne, confermati da nuovi test durante i Mondiali di Nuova Delhi nel 2023. A quel punto, a torneo in corso, è stato deciso di cacciarle. È stato inoltre affermato che altre due pugili sono state sottoposte ai medesimi test in Turchia, ma loro sono risultate idonee a competere. E tuttavia non è stato specificato esattamente quali test siano stati effettuati. "I secondi test hanno confermato i primi test – ha detto Kremlev – Se le persone hanno dubbi, possono fare i loro test".

"Il problema è che abbiamo due esami del sangue con cariotipo maschile": il 46,XY

Ioannis Filippatos, ostetrico-ginecologo ed ex presidente del comitato medico dell'IBA, presente al tavolo della conferenza parigina, ha affermato che nel 2022 sono state rilevate "anomalie" negli esami del sangue di Khelif e Lin: "A volte non possiamo dire tutto. Dico che in base ai risultati medici, agli esami del sangue, appare – e lo dice il laboratorio – che queste pugili sono uomini. Io non ero lì il giorno in cui sono nate. Il problema è che abbiamo due esami del sangue con cariotipo maschile. Questa è la risposta del laboratorio". Il cariotipo è l'insieme completo dei cromosomi di un individuo. Il cariotipo umano normale è costituito da 46 cromosomi. Le prime 22 coppie sono uguali per maschi e femmine, mentre la 23sima coppia – che definisce il sesso – può essere formata da due cromosomi XX (cariotipo femminile) oppure da due cromosomi XY (cariotipo maschile). Il cariotipo femminile è dunque 46,XX mentre il cariotipo maschile è 46,XY.

Il dottor Ioannis Filippatos, ex presidente del comitato medico dell'IBA, durante la conferenza di lunedì
Il dottor Ioannis Filippatos, ex presidente del comitato medico dell'IBA, durante la conferenza di lunedì

Gabriel Martelli, presidente del comitato degli allenatori dell'IBA, ha poi battuto sulla pericolosità di ammettere atlete non idonee, affermando che potrebbe verificarsi un infortunio mortale sul ring: "Il nostro sport è pericoloso, dove c'è un vantaggio sleale la gente potrebbe morire. Se per qualsiasi motivo uno dei partecipanti ha una potenza extra, allora potete capire quanto questo possa essere pericoloso".

Il CEO dell'IBA: "Non possiamo, per motivi di privacy medica, rendere pubblico il test"

Chris Roberts, CEO britannico dell'IBA, si è chiesto perché il CIO non abbia agito in base alle informazioni fornitegli sulla base dei risultati dei test l'anno scorso. L'accusa è che il CIO, pur sapendo tutto, sia andato per un'altra strada: "Non hanno fatto nulla perché si basano su criteri propri, che sono fondamentalmente il passaporto". Quanto ai test, anche Roberts ha insistito sul punto fondamentale della questione secondo l'IBA: "Hanno mostrato quei cromosomi – a cui facciamo riferimento nelle regole della competizione – che rendono entrambe le pugili non idonee". Ha poi aggiunto che "noi non possiamo, per motivi di privacy medica, rendere pubblico il test stesso".

Un giornalista ha poi chiesto a Roberts se ci fosse stato un testimone indipendente quando sono stati effettuati i test su Khelif e Lin. Il CEO ha risposto di no, ma che i laboratori che hanno gestito i risultati sono indipendenti. Roberts ha anche confermato – a precisa domanda – che la società energetica russa Gazprom, controllata dal governo di Putin, continua a essere uno sponsor dell'IBA.

Una sintesi di quanto apparecchiato lunedì dall'IBA e andato in scena a Parigi l'ha data un giornalista di Sky UK che era lì presente, Geraint Hughes: "È stata la conferenza stampa sportiva internazionale più caotica e mal organizzata a cui abbia mai partecipato. È iniziata con un'ora di ritardo e presentava numerosi problemi tecnici. Durante la conferenza la gente urlava per le domande e urlava per le risposte. Diversi giornalisti e altre persone presenti se ne sono andati disgustati, non solo per il linguaggio, ma anche per il tono delle risposte dei partecipanti all'IBA. In particolare quelle del presidente Umar Kremlev. È intervenuto spesso e ha fatto commenti calunniosi sul presidente del CIO Thomas Bach. La conferenza è stata completamente farsesca, perché a volte la traduzione era mancante o era scadente e lenta, il che significa che le persone non sapevano effettivamente cosa si stesse dicendo".

Kremlev in collegamento video dalla Russia: davanti a lui, da sinistra a destra, Filippatos, Roberts e Martelli
Kremlev in collegamento video dalla Russia: davanti a lui, da sinistra a destra, Filippatos, Roberts e Martelli

L'irruzione nella conferenza di due compagne di squadra di Imane Khelif: "È una bambina dalla nascita"

Ad aggiungere caos al caos, ci hanno pensato ad un certo punto due atlete della squadra olimpica algerina, tra cui l'altra pugile Roumaysa Boualam, che hanno organizzato una protesta contro le affermazioni dell'IBA su Khelif. "Si sono tolte alcuni indumenti e hanno rivelato di indossare magliette algerine. Stavano sventolando una bandiera – ha raccontato Hughes – Roumaysa Boualam è nella categoria 50 kg ed è la migliore amica di Khelif. Ha parlato con passione di Khelif come una bambina alla nascita, registrata come una bambina, cresciuta come una bambina e cresciuta come una donna, di come abbia assolutamente il diritto di fare boxe a Parigi e di come sia un'eroina e una campionessa".

"Dal mio punto di vista, nei miei 28 anni di carriera giornalistica, sia a Sky che in precedenza alla BBC, ho assistito a cose strane, ma non sono mai stato a una conferenza stampa come questa", ha concluso il veterano della stampa inglese. E non era certo un complimento per chi l'ha organizzata e poi condotta. Insomma, se l'IBA e il suo boss Kremlev pensavano di piazzare un colpo per la loro causa in questa battaglia – che come si è capito è prima politico-ideologica e poi sportiva – l'obiettivo non è stato esattamente raggiunto.

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