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Leonardo Fioravanti: “Giravo il mondo con il surf già a 12 anni, ma la mia vita non è una vacanza”

Leonardo Fioravanti, campione di surf, si è raccontato a Fanpage.it ripercorrendo i momenti più significativi e i più duri della sua carriera giunta al suo apice, con le Olimpiadi di Parigi alle porte: “Voglio tornare con una cosa sola”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Nel 2017 diventa il primo italiano in assoluto a qualificarsi nella World Surf League. Da quel momento, Leonardo Fioravanti non si è più fermato. Ma il suo amore per il surf nasce molto prima, quando già all'età di sei anni ha iniziato a vincere in giro per il mondo. Leonardo "l'italiano", oggi a 26 anni è una presenza che tutti conoscono nel circuito mondiale, dove vuole restare ancora a lungo: "Mi sento nel momento migliore della mia carriera e voglio approfittarne al meglio".

Parteciperà anche a Parigi alle prossime Olimpiadi, dove il surf è stato inserito dal 2020 a Tokyo, a rappresentanza del nostro Paese per la seconda volta consecutiva: "Un orgoglio" confida nell'intervista esclusiva rilasciata a Fanpage "e sarò felice solo in un caso… ritornare con una cosa sola e già sapete che cos'è".

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Leonardo subito una domanda facile facile: "una vita in vacanza" parafrasando una famosa canzone, è proprio questa la vita di un surfista?
E' una bella vita, sicuramente e forse voi la vedete proprio come una "vita in vacanza", però di sicuro per me non è così. Sono consapevole ovviamente di ritrovarmi in luoghi straordinari, ma ci sono per gareggiare e vincere, magari potessi fare il turista, trascorrere le giornate a visitare i posti, andare al ristorante tutte le sere… Spesso mi capita di andare in zone stupende ma alla fine vedo solamente il posto della gara e basta.

Giri il mondo, conosci culture, lingue, Paesi diversi… sei un privilegiato dello sport…
La premessa principale è che amo ciò che faccio e non lo cambierei per nessuna cosa al mondo. Ma non è che io non faccia nulla tutto il giorno, vado a surfare e torno a casa… La mia giornata da professionista ha una routine di tantissime ore di allenamento che ti obbligano a rinunciare alle vita cosiddetta "normale", con la compagnia che ti porti dietro da quando sei piccolo, avere una casa di riferimento. Ma non mi manca nulla eh…

Cosa significa farlo da professionista? come si fa a essere al top, al 100% ogni volta che la situazione lo richiede?
Io sono una persona molto competitiva e quindi farlo da professionista significa che tutti i giorni mi sveglio con tantissima ambizione, alla ricerca della migliore versione di me stesso. Ovviamente non si riesce a essere sempre al 100% della propria condizione, il segreto è provare a farsi trovare pronto al momento giusto per dare il meglio.

Una tua giornata di allenamento tipo?
Sveglia prestissimo, con una buona colazione con uova e avena prima di affrontare una prima session in acqua, di almeno due ore. Poi si ritorna a casa, mangio e riposo, poi ancora lavoro nel pomeriggio. Un'altra session di surf certa e se riesco anche una seduta in palestra che di solito non manca 3-4 volte a settimana.

Sei arrivato al surf da giovanissimo, ma quando Leonardo ha capito che il surf sarebbe stata la sua vita? c'è stato un momento particolare di "non ritorno"? Quale?
E' accaduto talmente veloce che per me è difficile individuare il vero momento in cui è scoccata la scintilla. Io a 12 anni viaggiavo già in giro per il mondo, grazie a diversi sponsor che mi aiutavano già a viaggiare e a sostenere le spese: ero un professionista già a quell'età, che sembra assurdo, e quindi non c'è mai stata una opzione differente. Era da quando avevo 10 anni che sapevo di preciso cosa avrei voluto fare: e l'ho fatto.

Tecnica, abilità, follia, professionalità, divertimento, sacrifici. Dovessi fare una classifica, qual è l'aspetto e la prerogativa che un surfista deve avere?
Tutto ciò che hai elencato fa parte del mio mondo, dell'essere un surfista a questi livelli al 100 per cento. Difficile quale aspetto evidenziare e quale no: è un mix, in cui il sacrificio è essenziale ma anche il talento e le tue abilità che ti servono fin da piccolo. Oltre alla tecnica, che puoi affinare con l'esperienza. Se dovessi dirti cosa non deve mancare? Il divertimento: sembra banale, ma se non ti diverti non puoi pensare di fare questo nella vita. Ciò che continuo a ripetermi è infatti soprattutto questo: divertiti. Poi i risultati arrivano da sé.

Surf e Italia, un connubio difficile, anche per questioni evidentemente logistiche. Ma è così complicato praticarlo da noi?
Il problema non è tanto farlo in Italia quanto la continuità per poterlo praticare: nel Mediterraneo ci sono onde bellissime, ma non ci sono sempre per potersi allenare con costanza. Quando c'è l'occasione, gli spot per surfare sono pieni e sicuramente il surf sta crescendo, anche grazie alle Olimpiadi che ne hanno amplificato visibilità e attenzioni.

E' come sembra un movimento di nicchia o negli anni si è sviluppato qualcosa che sta crescendo?
E' un movimento che sta crescendo tantissimo, ci sono moltissimi italiani che oramai surfano in giro per il mondo.

Ti senti l'antesignano, il punto di riferimento – ma anche una mosca bianca – come italiano arrivato al top del mondo del surf mondiale?
Sono fiero di essere il punto di riferimento del surf italiano a livello mondiale.

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E ti è mai pesato, hai mai sentito questa responsabilità?
No, non mi è mai pesato. Ho sempre capito e saputo che se non ci fossi riuscito io a farlo a questi livelli non ci sarebbe stato nessun altro italiano, ma per me è una rande motivazione. So che posso ispirare le nuove generazioni: mostrare ai ragazzi che è possibile arrivare a questi livelli e cerco di aiutare in qualsiasi modo anche attraverso la Federazione italiana. Io sono sempre a disposizione, qualsiasi cosa possa fare per me è fondamentale perché sogno il futuro del surf italiano con nuovi talenti che mi raggiungono.

I primi tempi: quando ti sei affacciato ad alti livelli, ti è mai capitato qualcuno sorpreso che tu fossi un italiano?
Io surfavo, e vincevo, già a 6 anni all'estero, ad esempio in Francia e tutto mi sembrava semplicemente assurdo.

Un episodio, un aneddoto particolare a riguardo?
Mi ricordo benissimo una gara, in Australia, avevo solo 12 anni ed ero dall'altra parte del mondo senza i miei genitori e solo con un altro surfista del posto. E ho vinto la gara Under 12: mi ricordo tanta gente che mi guardava in modo stranissimo. Ero un piccolo italiano che aveva battuto tutti i pari età locali, il cui livello era ed è altissimo: Leonardo Fioravanti, spuntato quasi dal nulla che vinceva e tutti restavano esterrefatti.

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E ora, dopo anni, il circuito si è abitato ad avere Leonardo "l'italiano" a top level?
Questo è il settimo anno nel circuito mondiale, quindi il nome di Leonardo Fioravanti l'hanno sentito tantissime volte e oramai non sono più un qualcuno uscito dal nulla. Anzi, oramai faccio parte stabilmente del mondo del surf a livello internazionale.

Il momento più bello in assoluto?
Quando ho vinto due anni fa in Portogallo, insieme in tutta alla mia famiglia che era presente al completo in spiaggia. Vincere è sempre bello ma quando lo puoi condividere con i tuoi affetti si trasforma davvero in un momento speciale. Io viaggio spesso con le persone a me più vicine, come Sofia, la mia fidanzata con cui mi sposerò il prossimo anno.

E il momento più difficile?
E' e sarà per sempre il grave infortunio alla schiena quando avevo 17 anni. Ho subito due operazioni per inserire placche e poi toglierle, ho fatto tantissima fisioterapia. Però è stato un momento molto importante per la mia carriera: è stato il mio primo vero stop e mi ha dato un'altra prospettiva, un'altra visione del surf. Ho realizzato che per restare a certi livelli si deve faticare, compiere sacrifici, non sarebbe mai stato semplice. Quell'esperienza mi ha fatto conoscere molto di me stesso e reso molto più forte

Quanto guadagna un surfista a certi livelli?
Se lo pratichi ad altissimi livelli, i soldi non mancano. Non parliamo della top10 del tennis o dei guadagni dei migliori dieci golfisti al mondo, però uno stipendio molto buono ce l'hai. Ovviamente è tutto proporzionale anche ai costi altissimi per muoversi e viaggiare: i voli, gli affitti, gli spostamenti e tutto ciò che ne consegue. E poi le spese per tutto il tuo staff, dagli affetti, ai fisioterapisti, il coach… La Federazione ci dà una mano e anche gli sponsor che mi permettono tutto ciò, dalla Red Bull a tantissimi altri brand italiani e non.

Come si svolge una gara classica di surf, ad esempio le prove di coppa del mondo?
Per le tappe del mondiale e per la gara delle Olimpiadi il formato sarà uguale. Nel mondiale siamo in totale 36 surfisti e dopo metà stagione diventiamo 22. Sono prove fatte a round, un po' come il tennis, fino alla finale. Prima a tre, poi dal terzo round spesso diventa un uno contro uno, fino alla sfida finale. Si va in acqua per 30 minuti a volta e poi prendere quante onde vuoi, poi vengono valutate le due onde migliori. Ci sono 5 giudici in spiaggia che valutano le manovre che fai sull'onda, la potenza, la velocità.

Alle Olimpiadi, non cambierà dunque nulla?
Poco: il format è uguale cambia solamente il numero complessivo di partecipanti, saremo in 24.

Le Olimpiadi di Parigi: come ti stai preparando, che vibrazioni hai?
Mi sto preparando molto bene, ovviamente ci saranno altre tappe del mondiale che prenderanno tempo ma mi permetteranno di rimanere in forma. Se penso a Parigi ho emozioni e pensieri bellissimi: gareggiare rappresentando il tuo Paese alle Olimpiadi è un onore. Provo a non pensarci troppo perché non voglio caricarmi di ansie, continuo la mia vita a provare a migliorarmi: quando arriverà il momento so che sarò pronto.

Felice che il surf sia finalmente uno sport olimpico? Cosa significa parteciparvi e poter competere per un evento così grande?
Sì, un sogno che si avvera: ti si dà la possibilità per surfare per una medaglia olimpica. Da atleta sono certo che si andrà senza pensare troppo che si tratta dei Giochi: andrò lì come se fosse una classica gara e darò il meglio. E se vincessi una medaglia credo che capirei solamente in futuro cosa significhi nel complesso, l'importanza di quanto fatto, a distanza di anni.

Surferete dall'altra parte del mondo, a Tahiti, che sensazione sarà? Nella testa cambierà qualcosa sapendo di avere gli occhi del mondo puntati addosso?
E' dall'altra parte del globo, nella Polinesia francese, ma è un posto incredibile. L'onda delle Olimpiadi si chiama Teahupoo ed è una delle migliori al mondo: ho già gareggiato molto bene in quel posto e quindi ho molta fiducia che tutto possa andare molto bene. Ovviamente, ci sarà tutto il mondo che ci guarderà ma quando sei in acqua per vincere il resto conta poco: sei immerso in mezzo al nulla, non pensi a quanti ti stiano guardando in quell'istante.

L'obiettivo cui dentro di te punti?
Beh, Leonardo sarebbe felicissimo di ritornare dalle Olimpiadi con una sola cosa. Già sapete cos'è, né di più né di meno.  Una cosa sola.

Hai 26 anni, sei ancora giovanissimo: cosa ti aspetti dal prossimo futuro?
Non sono più il piccolo Leo che si affaccia al surf ma sento che a 26 anni sono proprio nel momento migliore della mia carriera. E ne voglio approfittare: voglio dare tutto, tirare fuori la migliore versione di me stesso da qui nei prossimi anni. Voglio vincere più tappe possibili del mondiale e partecipare a diverse Olimpiadi. Però, una cosa alla volta e sarò pronto per qualsiasi sfida.

E poi, quando la "festa" finirà?
Vedremo… non c'ho pensato molto al momento. Qualcosa faro da "grande" perché non sono uno che si adagia sugli allori a non fare nulla. Sicuramente resterò in questo ambiente, lavorare nel mondo del surf insieme alla mia famiglia e di certo aiuterò le nuove generazioni dei surfisti italiani: farò per sempre parte del progetto del nostro surf.

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