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Le immagini dei tifosi all’America’s Cup ci ricordano come eravamo prima del Covid

Le immagini dei tifosi neozelandesi liberi in una vita normale, senza paura né mascherine, arrivano nella notte italiana, a corredo della storica vittoria di Luna Rossa contro Team New Zealand. “Prendetevi cura l’uno dell’altro e godetevi il week-end”, le parole del premier neozelandese sembrano cose dall’altro mondo per noi italiani che, in piena terza ondata di Covid, dopo oltre 100 mila morti in un anno, attendiamo la panacea dei vaccini e abbiamo imparato a convivere con gli effetti più deleteri del lockdown. Un giorno o l’altro, sarà così anche per noi e torneremo a vivere, finalmente.
A cura di Maurizio De Santis
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Assembrati. Senza obbligo di avere la mascherina sul viso anche all'aperto. Seduti gli uni accanto agli altri. Sorridenti. E soprattutto liberi di stare insieme e godersi una bella giornata di sole, accalcati sulla banchina. Tutte le attività, a cominciare dai bar fino alla ristorazione, sono aperte e lavorano normalmente. Il Covid non esiste (mio Dio… sarà vero oppure è un'allucinazione da sonno?) ad Auckland, affacciata nel Golfo di Hauraki, in quel lembo di terra accarezzato dalle correnti del Pacifico e da venti tanto docili quanto mutevoli. Lì la pandemia ha fatto solo capolino, sono stati appena duemila i casi da quando il coronavirus s'è diffuso sfruttando le malsane abitudini dell'uomo, così poco attento all'ambiente in cui vive: è comparsa, è stata contenuta con misure molto severe poi spazzata via.

L'ansia dei contagi, la paura di prendere perfino una boccata d'aria, il razionamento delle esigenze e fare la spesa a orari scaglionati, la necessità di isolarsi e stare a distanza, l'impossibilità di fare anche solo una passeggiata o scambiarsi il più semplice gesto d'affetto come un abbraccio sono sensazioni sconosciute nella Baia. Tanta euforia ha addirittura ritardato di una decina di minuti l'inizio della seconda giornata di gare dell'America's Cup perché il campo di regata era invaso da imbarcazioni che avevano sconfinato al di là del perimetro tracciato per assistere allo spettacolo in prima fila, direttamente dal mare.

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Le immagini dei tifosi neozelandesi arrivano nella notte italiana, a corredo della storica vittoria di Luna Rossa contro Team New Zealand. Pareggio (2-2) alla fine della seconda giornata di regate (quattro in totale quelle disputate finora) e lotta per la conquista della prestigiosa ‘brocca' ancora aperta. Mai nessun equipaggio italiano aveva osato tanto (strappare 2 punti in finale) nella sfida contro il defender: non ce l'aveva fatta il Moro di Venezia (1992), fu costretta ad arrendersi allo strapotere avversario la stessa Luna Rossa (2000).

Per noi, che in Italia siamo in piena terza ondata, attendiamo la panacea dei vaccini e abbiamo imparato a convivere con gli effetti del lockdown (soprattutto quelli più deleteri), sono cose dell'altro mondo. È come fare un salto indietro di un anno, a prima dell'8 marzo quando nemmeno immaginavamo come sarebbero cambiate le nostre vite e che potessimo contare oltre 100 mila morti in 12 mesi. Per loro, invece, a giudicare dalle notizie che arrivano dai media locali la prudenza del Governo è stata ritenuta anche "eccessiva" (dico, eccessiva) rispetto alla situazione contingente. Perché ha atteso tanto a derubricare il livello di allerta da 2 a 1 (il minimo che indica una condizione di pericolo molto basso e rischio quasi nullo senza restrizioni)? È una delle critiche rivolte al primo ministro Jacinda Ardern.

In realtà una motivazione c'era ed era molto valida. A fine febbraio, a causa di un caso di Covid manifestatosi per una variante sconosciuta, il Governo aveva disposto una settimana di chiusura totale rafforzando le misure di contenimento in quella parte del Paese. "Prendetevi cura l'uno dell'altro e godetevi il week-end", le parole del premier neozelandese. Godetevi il week-end… questo sconosciuto da quest'altra parte del mondo. Un giorno o l'altro, sarà così anche per noi.

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