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Le confessioni degli allenatori che vessavano le ginnaste: “Umiliate fino a farsi pipì addosso”

Dopo le denunce di diverse ex ginnaste, per la prima volta due allenatori hanno deciso di uscire allo scoperto ammettendo abusi e vessazioni.
A cura di Marco Beltrami
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Il lato oscuro di quello che dovrebbe essere solamente sport, è venuto fuori grazie alle denunce pubbliche dell'ex farfalle della ginnastica italiana. Racconti da brivido, di vessazioni e umiliazioni, quelle di tante ragazze che dopo anni difficili e conseguenze purtroppo pesanti hanno deciso di parlare pubblicamente delle loro esperienze con Federginnastica. Un terremoto su cui è intervenuta anche la procura, intenzionata ad andare fino in fondo, anche grazie al sostegno dei vertici federali. Per la prima volta, il muro di silenzio, è stato rotto anche da chi era dall'altra parte della barricata, ovvero un'allenatrice, che ha ammesso gli abusi sulle sue atlete.

Tutto è andato in scena in occasione di un incontro romano organizzato dall'associazione di volontariato Change The Game, coordinata da Daniela Simonetti, e intenta a proteggere atleti e atlete da ogni tipo di abusi e violenze. Per capire quanto il problema sia diffuso, basti pensare che sono state presentate circa 197 denunce di presunti abusi nella ginnastica ritmica italiana. In questo scenario Irene Castelli, ex atleta di ginnastica artistica alle Olimpiadi del 2000 e allenatrice, ha deciso di fare pubblicamente mea culpa.

La 39enne ha voluto raccontare la sua esperienza, ammettendo di aver "sistematicamente aggredito" le sue allieve, all'inizio della sua carriera da coach. Una situazione a suo dire, che era legata a quanto accaduto nella fase finale della sua avventura agonistica: "Ho sbagliato sapendo di sbagliare – riporta il Corriere della Sera – Ho sbagliato perché alla fine della mia carriera di atleta avevo l’autostima sotto i piedi ed ero traumatizzata nel corpo e nella mente".

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E i traumi come svelati dalla stessa Castelli erano legati proprio ad essere stata in prima persona vittima di situazioni che con lo sport non avevano nulla a che fare e che richiamano alla memoria, i racconti terribili di atlete come quelli delle ex farfalle: "Mandata in pedana sotto antidolorifici anche quando stavo male, per non sottrarre tempo agli allenamenti dovevo scegliere se pranzare o andare dal fisioterapista. Le Olimpiadi non sono state un traguardo, ma un incubo".

Un incubo come quello vissuto anche dalle atlete seguite da un altro tecnico, che nello stesso incontro ha seguito il suo esempio pur restando anonimo. Solo oggi il coach si è reso conto di quanto male abbia fatto anche il suo silenzio dell'epoca: "Una mia atleta promettente ma esuberante veniva umiliata davanti a tutti dal capo allenatore che la costringeva a decine di trazioni punitive alla fune. Un giorno lei, per la vergogna e lo sfinimento, si fece la pipì addosso: lui si trattenne dal darle uno schiaffo dicendo che le faceva schifo".

Castelli, che ora si sente una persona diversa anche grazie al percorso effettuato con una psicologa ha voluto lanciare un appello proprio a tutti gli allenatori, affinché nessuno possa rivivere questi incubi: "Cercate aiuto all’esterno, accettatelo perché il rischio di provocare traumi e dolore nelle vostre bambine è forte". Per ora però al netto del grande scalpore provocato dalle denunce non sono arrivati provvedimenti restrittivi da parte di Federginnastica, che si è affidata ad esperti per andare in fondo. E il legale Pancanti nel frattempo ha annunciato: "Sul fronte penale sono accertati fatti trasversali a livello nazionale su cui stanno lavorando molte procure".

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