L’avversario è una montagna, lui solo un ragazzino: il match di sumo ha un finale a sorpresa
Kanato Kousei è il ragazzo di 16 anni che nel combattimento di un torneo di Sumo ha affrontato e battuto un lottatore, Hikaru Amamidake, la cui stazza era di quasi 3 volte superiore alla sua.
Perché nel Sumo possono sfidarsi lottatori di stazza così diversa
La domanda sorge spontanea: com'è possibile che, nonostante l'evidente disparità di peso e possanza, ci siano abbinamenti del genere in tabellone? La risposta è semplice: poiché il sumo professionistico non adotta le classi di peso (a differenza di altre discipline di contatto come la boxe o le arti marziali miste), non è così inconsueto vedere un lottatore enorme competere con uno che ha una corporatura notevolmente più piccola.
Il 16enne Kanato Kousei contro la montagna Hikaru Amamidake
Quanto accaduto durante il Gran Torneo di Fukuoka (in Giappone) è la riprova che non basta o non serve solo avere un fisico ‘bestiale' per essere certi di avere la vittoria in pugno. La discrepanza di peso tra il giovane Kousei (68 kg per 160 cm d'altezza) e il più esperto (39 anni) Amamidake (168 kg per 2 metri circa) è apparsa talmente evidente da lasciare credere che il ragazzo fosse spacciato, che sarebbe stato sopraffatto alla prima presa, che l'esito di quel duello fosse scontato. E invece quel copione che sembrava già scritto (solo per chi non conosce la disciplina e si lascia ingannare da ciò che vede) è stato ribaltato.
Agilità e astuzia le armi vincenti per il ragazzino
Una volta entrato nel dohyo, la circonferenza entro la quale c'è l'area destinata al combattimento. Kousei ha dato il meglio di sé e sfruttato l'unica arma a sua disposizione: utilizzare velocità dei movimenti, rapidità di pensiero e agilità di esecuzione, buona tecnica individuale per misurarsi contro un avversario di dimensioni spropositate rispetto alle sue (ben 100 kg in più). Non ha aspettato l'avversario, gli è andato incontro e s'è giocato da subito le opportunità a disposizione per vincere.
Astuzia e personalità hanno fatto il resto, aiutando il 16enne a prevalere contro quella montagna di muscoli che s'è trovato davanti e di cui non ha avuto alcun timore: concluso il rituale d'ingresso e di saluto, non s'è perso d'animo e ha adottato una tattica che s'è rivelata efficace. Ha iniziato a muoversi con destrezza trasformando la presa in uno strumento fatale per l'avversario: lo ha fatto girare in tondo lasciando che cadesse nella sua trappola, fino a portarlo al di là dei margini della zona riservata al confronto.