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L’assurda verità sulle guardie del corpo di McGregor: “Non sono lì per proteggerlo”

Conor McGregor ha lasciato Roma ed ha fatto ritorno in Irlanda, lasciandosi alle spalle i misteri che ancora avvolgono la brutale aggressione a Francesco Facchinetti avvenuta due sabati fa in una saletta privata dell’hotel St. Regis. Il suo soggiorno italiano resterà nella memoria anche per le sue guardie del corpo: ma niente è come sembra…
A cura di Paolo Fiorenza
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Chi è davvero Conor McGregor? Uno degli sportivi più famosi ed amati al mondo, il ragazzo di Dublino che da apprendista idraulico si è fatto strada diventando una leggenda delle MMA, oppure un pericoloso bullo imbottito di droga ed alcol, come detto senza mezzi termini da Benji Mascolo dopo la brutale ed immotivata aggressione a Francesco Facchinetti? In attesa che l'indagine aperta dalle autorità italiane su quanto avvenuto all'hotel St. Regis faccia il suo corso, resta il mistero su quello che accadde quel sabato notte nella sala privata dell'albergo romano dove il 33enne lottatore irlandese aveva invitato il produttore, sua moglie ed altri amici – tra cui Benji e la compagna Bella Thorne – a fare festa con lui.

Le immagini della videosorveglianza interna del St. Regis non potranno fare chiarezza su coloro che erano presenti e se circolassero sostanze che abbiano contribuito a far "spegnere il cervello" di McGregor, per usare le parole di Facchinetti. Le telecamere, infatti, coprono l'intero edificio dell'hotel a cinque stelle, tranne appunto la sala in questione, visto che spesso accoglie riunioni a livello altissimo tra capi di Stato ed in quelle circostanze la privacy è un valore prioritario.

La scena raccontata dal DJ milanese è comunque di potenza plastica e non solo dà corpo alla sequenza degli avvenimenti, ma getta tutt'altra luce anche sulle gigantesche guardie del corpo che accompagnano sempre McGregor, come si è visto anche a Roma fin dal suo arrivo nella capitale. Prima di tutto colpisce il numero dei bodyguard, è un esercito: "Arrivati in hotel una decina di sue guardie del corpo ci hanno fatti accomodare in una specie di stanza riunioni in cui c’era cibo e molto da bere. Dopo mezz’ora è entrato lui, tra gli applausi", è il racconto di Facchinetti al Corriere della Sera.

Poi – dopo il terrificante pugno in faccia che scaraventa il produttore "dall'altra parte della stanza" – è impressionante la descrizione di quello che accade successivamente: "Quattro delle sue guardie del corpo lo tenevano letteralmente appeso al muro, fermo. Altrimenti avrebbe continuato a menarmi. Ha visto nero e voleva attaccare, come fosse un pitbull. Le sue mani sono come dei kalashnikov, sono armi: poteva andarmi molto peggio. Poi ho capito come mai aveva così tante guardie del corpo: non sono per proteggere lui dagli altri ma gli altri da lui". Sembra assurdo, ma a volte la verità davvero supera ogni fantasia: cosa sarebbe successo al malcapitato Facchinetti se non ci fossero state tutte quelle guardie del corpo di McGregor? La risposta fa venire i brividi.

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