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Larissa Iapichino, la figlia d’arte che odiava l’atletica: “Poi ho capito che è il mio posto nel mondo”

Larissa Iapichino si è raccontata ad un passo dalle sue prime Olimpiadi. Dalla ginnastica artistica ai difficili esordi nell’atletica con gli occhi di tutti puntati addosso: “Volevo fare tutt’altro”. Poi l’amore a prima vista con il salto in lungo: “Mi è esploso il cuore, una emozione unica”.
A cura di Alessio Pediglieri
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La stagione è incentrata su Parigi 2024, l'anno olimpico, quello che rappresenta per Larissa Iapichino una prima assoluta: nel 2020 a Tokyo non c'era, a causa di un infortunio ma adesso nessuno le può togliere il regalo e il sogno più grande, quello a cinque cerchi dove sfiderà le migliori nel salto in lungo, la specialità che l'ha proiettata "in un'altra dimensione".

E' campionessa Europea Under 20 e Under 23, ma è anche vicecampionessa Europea indoor, primatista italiana assoluta indoor, sul podio nel ranking mondiale. Grazie all'atletica, una strada che non avrebbe voluto intraprendere: "Due sportivi in casa erano già troppi", ricorda "volevo costruirmi una cosa tutta mia". Ma alla fine, il destino l'ha condotta laddove mamma e papà c'erano già stati: Larissa Iapichino riesce a catturare l’attenzione del mondo dell’atletica leggera da giovanissima, all’età di 17 anni, quando saltando 6,64 è entrata nelle migliori dieci prestazioni italiane di sempre nel salto in lungo, quarta al mondo all-time U18.

Eppure da bambina sognava altro, lei figlia d'arte che non desiderava certo ripercorrere le gesta dei propri genitori: "Quando da piccola mi veniva chiesto cosa volessi fare non rispondevo mai l’atleta. Desideravo crearmi la mia strada e fare qualcosa di totalmente diverso". Talmente diverso da iniziare con altri sport, come la ginnastica artistica: "Mi piaceva davvero molto anche se non ero molto brava, però mi ha insegnato tanto".

Un amore non corrisposto e accantonato ben presto: "Quando ho visto un meeting internazionale di atletica ho deciso di smettere con la ginnastica", una scelta coraggiosa anche se non subito positiva per la giovanissima Larissa cui si puntavano da subito i riflettori: "Quando iniziai a fare atletica mi sentivo spesso dire ‘diventerai brava come i tuoi genitori'… Proprio non lo potevo sentire, volevo solo dimostrare che avrei fatto tutt’altro". E invece: "Dopo il primo allenamento mi sono resa conto di una cosa: che era quello il mio posto nel mondo".

Nel salto in alto, la specialità di mamma, Fiona May non una atleta qualsiasi ma due volte campionessa mondiale e due volte argento olimpica: "Mio papà era molto contento, mi ha sempre tranquillizzato. Mamma invece aveva paura delle pressioni che avrei dovuto subire poi eventualmente ma mi ha sempre consigliato per gestire lo stress di costruirmi una mia strada". Pressioni che la giovane Larissa impara a gestire, affrontando con il piglio di chi non vuole mollare anche i momenti più bui: "Infortuni, critiche, mancate partecipazioni. Mi sentivo arrabbiata ma mi è servito sbattere la testa, per sapermi rialzare e crescere in un percorso fatto di tante batoste e gioie. Ma è bello così".

Una crescita che l'ha vista trionfare e sorridere al mondo: "Alla prima medaglia internazionale mi è proprio esploso il cuore, emozione unica" ricorda ancora Larissa Iapichino a "Zeta", la serie originale Red Bull, "il record del mondo indoor under 20 mi ha proiettato su un’altra dimensione". Ed ora le Olimpiadi di Parigi, i suoi primi Giochi dove proverà a saltare ancora una volta più lontano di tutti.

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