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Nausicaa Dell’Orto e il football americano, un’amore a prima vista: “Così Taylor Swift cambia la NFL”

Nausicaa Dell’Orto a Fanpage.it ha raccontato il suo amore per il football americano, la difficoltà nello scardinare la mentalità di dare una connotazione maschile o femminile agli sport in Italia e l’impatto di Taylor Swift sulla NFL.
A cura di Vito Lamorte
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“Il football è un gioco incredibile. A volte è così incredibile, che è inverosimile". Chissà se Nausicaa Dell'Orto avrà iniziato a seguire il football americano anche grazie alle parole di uno degli allenatori più importanti e innovativi nella storia della NFL come Tom Landry ma di sicuro è stata una precorritrice del football americano femminile in Italia. 

Una passione nata quasi dal nulla e portata avanti prima al parco insieme ad altre ragazze che avevano la stessa voglia di mettersi in gioco fino a toccare con mano il ‘sogno americano': è stata capitana della Nazionale Italiana femminile di football americano ed campionessa d’Italia in carica con le Mad Cats di Milano ma nel corso degli anni è diventata un punto di riferimento per il movimento italiano dentro e fuori dai nostri confini.

Il sogno è quello di andare alle Olimpiadi con la maglia azzurra ma prima ci sono tante altre cose da fare, a partire dal prossimo SuperBowl che si giocherà a Las Vegas. Nausicaa lavora nel campo della comunicazione come producer di contenuti NFL per DAZN e si è guadagnata la nominations per due Sport Emmy Awards per i documentari sportivi con NFL Films.

Nausicaa Dell'Orto, Ambassador del secondo centro Gold's Gym inaugurato a Milano lo scorso 23 novembre, a Fanpage.it ha raccontato il suo amore per il football americano, la difficoltà nello scardinare la mentalità di dare una connotazione maschile o femminile agli sport in Italia, la nascita della lega femminile italiana e l'impatto di Taylor Swift sulla NFL.

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Lei è la precorritrice del football americano femminile in Italia: da dove nasce questa passione?
“In Italia c’è un squadra di football americano maschile a Milano dagli anni ’80 ed erano sponsorizzati da Armani. Io ho conosciuto questo mondo un po’ per caso, perché prima facevo ginnastica artistica ma dopo un po’ ho smesso e sono entrata in una squadra di cheerleading. Il weekend invece di allenarci andavamo alla partita maschile. Dopo poche partite mi sono innamorata di questo sport e man mano è cresciuta sempre più. Con le altre ragazze abbiamo iniziato a pensare di fare una squadra tutta nostra. Siamo andate dal presidente e gli abbiamo chiesto di fare una squadra femminile ma ci rispose: ‘Cosa dovete fare, non sapete neanche giocare a calcio figuriamoci a football’. Noi abbiamo trovato la soluzione per farlo grazie al padre di una nostra amica e abbiamo iniziato ad allenarci a Parco Sempione con le sue attrezzature vecchie. Pian piano è diventata una vera e propria realtà. Nello stesso periodo stavano facendo una squadra anche a Bologna e abbiamo organizzato una partita a luglio 2011. C’è stata fin da subito una buona affluenza e poi il presidente ha cambiato idea. A quel punto anche la federazione ha iniziato a credere un po’ di più in questo movimento e ora è molto diffuso in tutta Italia, visto che ci sono quasi 100 squadre di football americano femminile. Abbiamo aperto una porta anche per le generazioni future".

“Non potete giocare, lasciate perdere!”. Perché c’è ancora questa mentalità da parte di alcuni dirigenti sportivi nel nostro paese nel dare una forte connotazione maschile o femminile agli sport?
“La cosa positiva, che ho molto apprezzato, è il fatto che abbia cambiato idea. Adesso ha giovanili piene di ragazze che giocano e ne va fiero. A volte, per le persone un po’ più old school, è difficile cambiare idea. Molte di queste differenze nascono perché anche i maschi pensano ‘le donne non possono competere con noi’ ma noi abbiamo il nostro campionato. Ci sono delle differenze nelle leghe e il gioco è adattato alle caratteristiche maschili e femminili. Anche a noi piace giocare, placcare, e non è uno scontro fra sessi. Questo sta cambiando molto, fortunatamente: da noi fino ad una determinata età giocano tutti insieme perché così i ragazzi imparano che anche le ragazze sono competitive e amano il gioco come loro. Poi inizia lo sviluppo e c’è una naturale divisione ma così imparano ad avere più rispetto. Si insegna anche da piccoli a pensare in un certo modo. Noi lavoriamo anche nelle scuole con il flag football e c’è bisogno di insegnare il rispetto fin dai primi passi che muovono. Bisogna dare credito alle donne nello sport in generale, ma questo dovrebbe essere un discorso che vale anche in altri ambiti della società. In questo periodo si parla molto di violenza sulle donne, in tutti i sensi, ma c’è bisogno di un cambio di passo attraverso il rispetto perché se le donne vengono svalutate è ovvio che poi accadono certe cose. Io invito sempre a venire al campo per capire e conoscerci: quelli che vengono poi si accorgono che è molto diverso da quello che uno immagina”.

È stata la capitana della Nazionale Italiana di football americano: cosa ha significato per lei?
“Da noi si cambia ogni anno, e per me è molto corretto. Nessuno ha il posto caldo. Per me è stato un onore grandissimo e ogni volta che lo sono stato mi ha fatto enorme piacere. Essere un punto di riferimento è bello e senti più responsabilità“.

Avete vinto il titolo femminile lo sorso anno: che emozioni avete provato per questa prima volta?
“Con le MadCats abbiamo vinto il titolo italiano ed è stato un momento molto bello. Noi eravamo in un’altra realtà ed è stata una bella soddisfazione. Una bellissima esperienza“.

Avendo lavorato anche nella comunicazione può spiegare a chi non conosce il SuperBowl cosa lo rende così speciale e perché riesce a fermare gli USA?
“Io ho avuto la fortuna di viverne cinque dal vivo e di raccontarli ed è stato bellissimo. Io credo che sia l’apoteosi della spettacolarizzazione dello sport, perché qualsiasi cosa è spettacolo e per tutti. Uomini, donne, per tutti. La NFL ha un grande attenzione ad ogni aspetto e nulla viene lasciato al caso. È un evento negli eventi, perché ci sono tante manifestazioni per tutti. È bellissimo da vedere e vivere. Sono tutti felici di essere lì, dai grandi ai piccoli lo vivono come una festa. Un concentrato di America in poche ore“.

La storia d'amore tra Taylor Swift e Travis Kelce sta davvero avvicinando un nuovo pubblico alla NFL?
“Innanzitutto confermo che la storia d’amore è vera, a dispetto di quello che si è detto. Poi c’è stato questo avvicinamento da parte dei fan di Taylor Swift, che sono tantissimi e ha fatto una vera e propria rivoluzione in America. Prima queste persone non seguivano il football, adesso sì. Ci sono delle aree degli USA in cui il football è popolare ma non così tanto, mentre ora anche in quelle parti di pubblico lì sta prendendo piede. Prima una fetta di pubblico femminile era meno avvezzo a seguire, il fatto che è entrata Taylor Swift ha cambiato le cose anche nelle domande più basic sul gioco. Le fan si sono iniziate a fare delle domande proprio sulle regole e i fratelli Kelce nel loro podcast hanno inserito un momento che si chiama ‘non ci sono domande stupide’. Così hanno iniziato a rispondere alle domande di chi sapeva meno. Da lì, anche un sacco di pagine di pop culture, si sono concentrate nello spiegare alle Swifties cos’è il football e come si gioca. Io sono contentissima di questa cosa, ma la pop culture che si unisce allo sport dà sempre risultati positivi. Perché includi e non escludi. A livello più popolare da noi può essere un esempio Beckham e Victoria, come abbiamo visto anche dal documentario. Secondo me ha fatto solo che bene".

Lo scorso anno hanno vinto i Chiefs di Mahomes: a chi tocca quest’anno?
“Innanzitutto chi ci arriva. Gli Eagles, che sono la mia squadra del cuore, stanno giocando molto bene e hanno chance. I Chiefs come l’anno scorso. In questo momento ci possono arrivare anche i Ravens, i Lions, i Dolphins e 49ers. A me piacerebbe vedere un match-up come l’anno scorso perché gli Eagles sarebbero molto arrabbiati ma non mi dispiacerebbe vedere al SuperBowl anche i 49ers per la storia di Brock Purdy, che è stato selezionato per ultimo ed è uno dei top della NFL“.

Ci sono giocatori o personaggi sportivi da cui ha tratto ispirazione in questo suo ‘American Dream’?
“Ci sono delle icone come Tom Brady, che quando l’ho conosciuto si è presentato con una umiltà incredibile, oppure Travis Kelce, che gioca nella mia stessa posizione. Lui mi ha dato dei consigli. Joe Montana è una persona fantastica e Ray Lewis è un punto di riferimento. Sono stata fortunata perché ho avuto l’opportunità di conoscere atleti che ho apprezzato fin da quando ho iniziato a giocare".

Nausicaa Dell’Orto e il futuro.
“Sicuramente il SuperBowl a livello lavorativo, andrò a Las Vegas. Poi ci sono i Mondiali di Flag Football in Finlandia ad agosto, sport che è diventato disciplina olimpica e l’obiettivo è Los Angeles 2028 per le Olimpiadi".

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