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L’alpinista Harila accusata di aver lasciato morire sherpa sul K2: tutto per raggiungere un record

L’alpinista norvegese Kristin Harila è finita sotto accusa per aver scavalcato, insieme al suo team, uno sherpa morente sulla via per raggiungere la vetta del K2 e raggiungere il suo record: ha conquistato le cime di tutte le 14 montagne del mondo di 8.000 metri nel minore tempo finora registrato (tre mesi e un giorno).
A cura di Vito Lamorte
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La scalatrice norvegese Kristin Harila, famosa per detenere il primato femminile della scalata di Everest e Lhotse in 11 ore e 59 minuti e per essere stata nominata ‘Avventuriera Europea dell’Anno’ nel 2022, è al centro di una polemica durissima dopo che il 27 luglio ha infranto il record per aver conquistato le cime di tutte le 14 montagne del mondo di 8.000 metri nel minore tempo finora registrato: solo tre mesi e un giorno.

Quest'impresa si è conclusa con la scalata del K2 ma il suo record è al centro di una feroce discussione.

L'alpinista, secondo alcuni testimoni, è stata accusata di aver scavalcato insieme al suo team uno sherpa morente sulla via per raggiungere la vetta.

Nei giorni scorsi è emerso un video in cui si vedono gli scalatori che scavalcano Muhammad Hassan, 27 anni proveniente dal Pakistan e padre di tre figli. Due uomini, che stavano scalando il K2 lo stesso giorno, da allora hanno criticato il gruppo e hanno affermato che il signor Hassan è stato trattato come un "essere umano di seconda classe".

Hassan sarebbe partito per questa spedizione per racimolare dei soldi per pagare le terapie necessarie alla madre malata di diabete: non indossava accessori adeguati, né aveva le bombole d'ossigeno. La sua mansione consisteva nel manutenere le funi.

Una vicenda a dir poco intricata.

Il cameraman tedesco Philip Flaemig era sul K2 in quel momento e ha registrato dei filmati con i droni, ma ha deciso di non continuare la salita perché le condizioni erano troppo pericolose. Ha detto che quando ha rivisto il filmato al campo base, ha visto dozzine di persone camminare sopra il signor Hassan: "Era ancora vivo. C'era solo una persona che provava a rianimarlo e io ho detto: ‘Perché? Perché non l'hanno portato giù?'Dalla mia esperienza di alpinista – e lo faccio da 35 anni – nessuno può dirmi che quest'uomo non avrebbe potuto essere aiutato. Ci sono sempre più esempi di persone a 8.000 m che aiutano le persone a scendere. Non c'è una spiegazione ragionevole per questo tipo di comportamento".

L'alpinista austriaco Wilhelm Steindl, anche lui sulla montagna quel giorno, è tornato indietro a causa delle condizioni meteo e ha dichiarato al quotidiano austriaco Standard: "Sarebbe impensabile nelle Alpi. È stato trattato come un essere umano di seconda classe. Se fosse stato un occidentale, sarebbe stato soccorso immediatamente. Nessuno si è sentito responsabile per lui. Quello che è successo lì è una vergogna. Un essere umano vivente è stato lasciato mentire in modo che potessero essere stabiliti i record".

Steindl è andato a conoscere la famiglia di Hassan e ha creato una pagina GoFundMe sperando di raccogliere fino a 100.000 euro per dargli una mano.

Harila nel corso di un'intervista alla CNN ha respinto le accuse e si è soffermata sul fatto che lei e il suo team hanno fatto tutto il possibile per salvare Mohammad Hassan e ha negato di essere nel filmato dell'incidente in circolazione: "Non l'abbiamo visto cadere. Lo abbiamo visto appeso alla corda e abbiamo cercato di salvarlo per molte ore". 

Il K2, per chi non lo sapesse, è ampiamente considerato come una delle vette più difficili dell'alpinismo: i dati del 2018 mostrano che oltre un quinto dei tentativi di scalarlo finisce con la morte. Gli esperti dicono che il K2, la seconda montagna più alta del mondo, è ancora più pericoloso dell'Everest perché ad un certo punto si appiattisce ed è soggetta a valanghe e cadute di massi.

Il versante sud del K2.
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