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L’allenatore di Broili minimizza: “I tatuaggi nazisti sono roba di gioventù, lui è un esempio”

L’allenatore del pugile triestino Michele Broili, che ha esibito tatuaggi inneggianti al nazismo nell’incontro perso sabato sera contro l’italo-marocchino Nourdine, difende il proprio atleta, sul capo del quale ora pende la minaccia di pesanti sanzioni: “Michele è un esempio di grande dedizione verso lo sport, i tatuaggi sono stati fatti in gioventù”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Ha sollevato un polverone – e potrebbe avere conseguenze disciplinari pesanti sia per il pugile che per la sua scuderia – l'esibizione sul ring di Michele Broili con abbondante esposizione sul proprio corpo di tatuaggi inneggianti al nazismo: simboli di tutti i tipi, dal ‘totenkopf' al numero 88 che rappresenta Heil Hitler. Di fronte a tale censurabile spettacolo, è passato in secondo piano l'esito del match di pugilato, che peraltro ha visto il 28enne triestino battuto ai punti dall'italo-marocchino Hassan Nourdine.

Non si è fatta attendere la dura presa di posizione della Federazione Pugilistica Italiana, che ha censurato quanto accaduto e minacciato sanzioni: "La Federazione condanna e stigmatizza con forza e perentoriamente il comportamento del proprio tesserato e si dissocia da ogni riferimento che i tatuaggi offensivi dallo stesso portati evochino. Per tali ragioni la Fpi si riserva di sottoporre agli Organi di Giustizia Federali tale comportamento affinché vengano adottate le opportune misure sanzionatorie".

Parole dure cui ha risposto, minimizzando il tutto e difendendo a spada tratta il pugile, Denis Conte, l'allenatore di Broili: "In palestra ci occupiamo di sport e non di politica. Non c’è un regolamento che obbliga a non avere dei tatuaggi e comunque per regolamento tra i professionisti non si può indossare una canottiera. I tatuaggi di Michele sono noti da tempo. A quando risalgono? Bisognerebbe chiederlo a Michele, credo comunque che siano stati fatti almeno una decina di anni fa, in gioventù. Non so se Michele si identifichi ancora in quei concetti. Ripeto, noi facciamo sport, non politica. È apologia del fascismo? Staremo a vedere…".

Sulle pagine del Piccolo, Conte fa un ritratto del proprio pugile opposto ai simboli che il ragazzo propugna col proprio corpo, simboli di morte e totalitarismo: "Michele è il prototipo dell’atleta con sveglia alle 4 del mattino e tre allenamenti quotidiani. È un esempio di grande dedizione verso lo sport per tutti i nostri 40 giovani atleti. La minaccia di sanzioni della Fpi? Secondo il Coni e la Fpi gli atleti non possono essere discriminati per il loro credo politico. Detto questo tutti sapevano dei tatuaggi del nostro atleta. Se lui è consapevole di quello che ha tatuato sul suo corpo? Non so rispondere. Dovreste chiederlo a lui…". Impossibile farlo, visto che fino a questo momento Broili ha evitato qualsiasi commento.

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