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La velocista è lentissima e scompare dall’inquadratura, esplode lo scandalo: non è un’atleta

Le scarsissime prestazioni di un’atleta nei 100 metri femminili ai Giochi mondiali universitari hanno sollevato uno scandalo che prima è esploso sui social e poi è deflagrato in Somalia, la nazione di appartenenza dell’atleta. Ben presto è emersa la verità.
A cura di Paolo Fiorenza
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Le scarsissime prestazioni di un'atleta nei 100 metri femminili ai Giochi mondiali universitari che si stanno svolgendo a Chengdu, in Cina, hanno sollevato uno scandalo che prima è esploso sui social e poi è deflagrato in Somalia, la nazione di appartenenza dell'atleta. Che tutto sarebbe tranne che un'atleta. Le perplessità sull'intera vicenda sono sorte già quando le telecamere hanno inquadrato la ‘velocista' ai blocchi di partenza della sua batteria. Difficile pensare che in un Paese con milioni di abitanti quella ragazza sovrappeso fosse la miglior rappresentante possibile da mandare su un palcoscenico così importante per farla gareggiare in mondovisione.

Le perplessità sono diventate certezza (che qualcosa non tornava) quando Nasra Ali Abukar – questo il nome della 20enne concorrente somala – è partita dai blocchi ed è apparso immediatamente chiaro che non solo fisicamente non era un'atleta, ma non aveva neanche la minima cognizione di una qualsivoglia tecnica di corsa. Il filmato della gara si è fatto imbarazzante quando dopo qualche decina di metri la somala è addirittura sparita dall'inquadratura, seminata dalle altre concorrenti. La Abukar è arrivata dopo un'eternità: tale nei 100 metri può essere considerato il distacco accusato al traguardo rispetto alle altre ragazze, circa 10 secondi (la vincitrice ha corso in 11.40).

Il tempo finale di 21.81 secondi è semplicemente il peggiore – e non di poco – nella storia della competizione. Anche i gesti compiuti dalla somala dopo aver tagliato il traguardo non sono sembrati consoni allo scenario di alto livello in cui era impegnata. Insomma, è apparso a tutti che Nasra era davvero impreparata – a dire poco – per correre quei 100 metri. Il video della corsa è diventato virale in maniera impetuosa, arrivando a quasi 40 milioni di visualizzazioni e facendo chiedere a tutti perché un'atleta palesemente non all'altezza e senza precedenti di gare sia stata scelta dal Ministero della Gioventù e dello Sport in Somalia per rappresentare il suo Paese.

Per contestualizzare la velocità (si fa per dire) della Abukar, il tempo più lento registrato alle Olimpiadi del 2020 nei 100 metri femminili è stato di 15.26, più di 6 secondi più veloce della somala. World Athletics, la federazione internazionale di atletica leggera, assegna punti in base alle prestazioni, con un massimo di 1.400 punti per le donne se finiscono i 100 metri in 10.12 o meno. Finire i 100 metri in 21.68 secondi, ancora più veloce del tempo della Abukar, assegna solo un punto.

Lo scandalo è arrivato velocemente in Somalia e in molti hanno chiesto le dimissioni di chi ha selezionato la ragazza, in primis il ministro della Gioventù e dello Sport, con chiamata di corresponsabilità anche per il Governo, vista le conseguenze a livello internazionale per l'immagine del Paese africano. Secondo quanto denunciato, Nasra Ali Abukar sarebbe la nipote della presidente somala dell'atletica leggera: dunque la sua inclusione nella squadra ai Giochi mondiali universitari sarebbe dovuta a evidente nepotismo.

La vicenda ha avuto una tale risonanza in tutto il mondo che insabbiarla sarebbe stato davvero impossibile: la Somali Athletics Federation ha dichiarato che ci sarà un'indagine sulla selezione della Abukar per i Giochi mondiali universitari ed anche a livello politico la slavina è diventata valanga. Nel tentativo di reprimere l’indignazione generale, il ministro della Gioventù e dello Sport Mohamed Barre si è impegnato a individuare i responsabili di ciò che ha definito "un imbarazzo" per il Paese. "Quello che è successo non è appropriato per la comunità somala. Mi dispiace. Ci scusiamo con il popolo somalo", ha dichiarato il ministro.

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