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Opinioni

“La trattativa? Tre navette per lasciare lo stadio”

Parla un capoultrà del Napoli: “Nessun compromesso con la polizia. Abbiamo detto alla Digos che volevamo andare via dallo stadio e raggiungere l’ospedale. Loro ci hanno dato l’ok e procurato tre navette per arrivare al parcheggio”.
A cura di Carlo Tarallo
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L’unica “trattativa” tra ultrà del Napoli e la polizia, sabato sera all’Olimpico, sarebbe stata quella per ottenere tre navette per lasciare lo stadio e raggiungere l’ospedale dove era ricoverato Ciro Esposito. Lo spiega a fanpage.it uno dei protagonisti. Uno di quelli che hanno lasciato lo stadio al 20’ del primo tempo. Che integra il racconto al Mattino di Genny ‘a Carogna aggiungendo tutti i particolari, sotto la garanzia dell’anonimato.

Che è successo  sabato sera?
“Subito dopo l’agguato ci siamo riuniti sotto la curva nord. Dopo un pò i poliziotti ci hanno caricati senza alcun motivo. Girava la notizia che Ciro fosse morto e abbiamo deciso di non seguire la partita per rispetto del ragazzo. Molti di noi però erano già in curva, quindi siamo entrati nello stadio solo per comunicare agli altri la decisione e far sapere alla squadra e ai tifosi avversari che noi non avremmo preso parte alla partita. E’ stato Hamsik di sua spontanea volontà a venire sotto la curva per capire la situazione”.

Che ha detto Genny ad Hamsik?
“Genny ha detto solo che il ragazzo stava in fin di vita e che noi non ce la sentivamo di stare allo stadio. Ha detto: Marek noi andiamo tutti all’ospedale a vedere la situazione. I poliziotti c'erano per sicurezza ma non c’è stato nessun compromesso. Le parole di Genny sono state queste, precise: noi ce ne andiamo,  non ce la sentiamo, la situazione è grave ed è giusto che tutti lo sappiano. Intanto avevamo saputo che Ciro era ancora vivo da un nostro amico che aveva già raggiunto l’ospedale”.

Eppure, le riprese televisive mostrano un dialogo tra voi e le forze dell’ordine…
“Abbiamo spiegato alla Digos che non avevamo nessuna intenzione di fare tarantelle. Volevamo disertare per rispetto del ragazzo e andare all’ospedale. Abbiamo chiesto tre navette per portarci al parcheggio, e la Digos ha dato l’ok. Dopo venti minuti dall’inizio della partita le navette sono arrivate e noi siamo andati via. Siamo arrivati al parcheggio, da li ci siamo messi nelle auto e siamo andati all’ospedale (Villa San Pietro, ndr)”.

Senza scorta?
“Senza scorta, eravamo più o meno 300, di tutti i gruppi organizzati. Arrivati all’ospedale, sono saliti Genny e altri due per avere notizie dai medici. Ci hanno detto che la situazione non era buona, Ciro era in coma farmacologico. Dopo un pò e stato trasferito al Gemelli e noi siamo tornati tutti a casa”.

Intanto, la curva restava in silenzio…
“Genny ha chiesto alla curva di non cantare, poi non so come è andata. Nelle foto si vede benissimo: dice fate quello che vi pare, noi ce ne andiamo. Ora parlano tutti di lui e non di quello che è successo, del fatto che un ragazzo è stato ridotto in fin di vita a colpi di pistola. Un fatto assurdo, una cosa mai vista”.

E il lancio di fumogeni?
“È stata una reazione di rabbia, girava voce che Ciro fosse morto e nessuno voleva giocare. Posso aggiungere una cosa?”.

Prego.
“Alcuni ultras del Genoa e soprattutto della Lazio si sono diretti subito al Gemelli per solidarietà e quelli della Lazio in particolare hanno procurato un alloggio alla famiglia di Ciro per questi giorni”.

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