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La tragedia di Aramburu, ucciso per aver fatto da paciere: “Chiama la polizia, sto per morire”

Le indagini sull’assassinio dell’ex stella del rugby Aramburu sono ad un punto di svolta. Individuato l’uomo che ha esploso i colpi di pistola fatali per l’argentino.
A cura di Marco Beltrami
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In Francia si continua ad indagare sulla tragica morte di Federico Martin Aramburu, grande gloria del rugby argentino che ha vissuto gran parte della sua carriera in terra transalpina. Il 42enne che dopo aver abbandonato la palla ovale aveva intrapreso una carriera imprenditoriale, è stato ucciso nello scorso week-end. Fatali i colpi di arma da fuoco dopo un rissa avvenuta in un locale notturno per l'ex rugbista che in questi giorni è stato ricordato a più riprese sia dalle squadre in cui ha militato e sia dalle varie federazioni. Nelle ultime ore ci sono stati nuovi sviluppi che hanno portato gli inquirenti a restringere il campo nella caccia all'assassino, ancora a piede libero.

Tutto è accaduto il 19 marzo, nelle prime ore della mattina, quando Federico Martin Aramburu, dirigente di un'organizzazione di viaggi e turismo da e verso il Sudamerica, e il suo socio Shaun Hegarty hanno cenato con alcuni clienti a Parigi nel 6° arrondissement. Un momento conviviale che avrebbe preceduto l'accompagnamento di questi appassionati alla sfida di rugby tra Francia e Inghilterra in programma il giorno successivo per il Sei Nazioni. Il gruppo si è poi spostato in un bar per chiudere la serata bevendo qualcosa.

Qui, stando alla ricostruzione di RMC Sport grazie a fonti dirette, si è verificato un alterco con un gruppo di tre persone che ha aggredito una persona di nazionalità straniera. Il motivo? La semplice richiesta di una sigaretta non gradita, a cui hanno fatto seguito anche espressioni di stampo razzista. A quel punto si è scatenato il parapiglia, con Aramburu che è intervenuto, per sedare gli animi. Dopo l'intervento del buttafuori, il tutto si è spostato sulla terrazza del locale dove la situazione è degenerata in rissa.

Quando gli animi si sono apparentemente raffreddati, ecco che Aramburu e Hegarty hanno deciso di rientrare nel loro hotel, fermandosi però prima in un'altra struttura per trovare del ghiaccio e rimediare alle conseguenze dei colpi ricevuti. All'uscita però i due sono stati sorpresi da un'auto guidata da una donna, con all'interno altre due persone. Un uomo è uscito dalla vettura e ha iniziato a sparare in direzione di Aramburu, colpendolo più volte. Quest'ultimo è crollato al suolo e ha chiesto al suo socio di chiamare i soccorsi, con queste parole che sono state anche le ultime: "Chiamate la polizia, sto per morire".

Grazie ai molti testimoni e alle telecamere presenti nella zona, è stato possibile ricostruire l'accaduto individuando anche i possibili responsabili fuggiti via in auto subito dopo la sparatoria. Se la giovane donna alla guida è stata rintracciata e già posta sotto custodia cautelare per complicità in omicidio, è chiaro anche l'identikit dell'uomo accusato di aver sparato: si tratta di un 27enne già leader del Groupe Union Défense (GUD), Loïk Le Priol, un sindacato di estrema destra già noto alla polizia e alla magistratura. L'uomo è stato coinvolto in passato in atti di tortura nei confronti dell'ex leader del GUD costatagli diversi giorni di custodia cautelare.

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