La tragedia dell’Afghanistan irrompe nello sport, niente Paralimpiadi: “Atleti impossibilitati”
La tragedia del popolo afghano che da giorni sta entrando nei nostri occhi di spettatori lontani ed impotenti non poteva non toccare anche il mondo dello sport, che riflette fedelmente quanto accade nel tessuto sociale e politico di un Paese. Nel caso dell'Afghanistan siamo purtroppo al punto in cui non esiste più alcun tessuto, ma un territorio dilaniato dal quale arrivano storie strazianti dopo la conquista ormai completa da parte dei Talebani.
Già c'è una conseguenza immediata sul piano sportivo: poche ore fa, infatti, Craig Spence – portavoce del Comitato Internazionale Paralimpico – ha annunciato che i due atleti afghani che dovevano partecipare alle prossime Paralimpiadi in programma a Tokyo dal 24 agosto saranno impossibilitati a farlo: "Purtroppo il Comitato dell’Afghanistan non parteciperà più ai Giochi paralimpici di Tokyo. A causa della grave situazione in corso nel Paese, tutti gli aeroporti sono chiusi e non c'è modo per loro di partire. Ci auguriamo che la squadra e i suoi dirigenti rimangano al sicuro e stiano bene durante questo momento difficile".
Nessuna parola è arrivata da Spence sulla questione se al Comitato Internazionale Paralimpico fosse stato chiesto di provare ad assistere i membri della squadra afghana o se stesse facendo sforzi per farlo. Gli atleti in partenza per Tokyo avrebbero dovuto essere due: Hossain Rasouli e Zakia Khudadadi, quest'ultima la prima donna in assoluto a rappresentare l'Afghanistan alle Paralimpiadi.
Solo una settimana fa, i due atleti erano stati oggetto di un servizio dedicato – dal quale sono tratte le due foto sopra – sul sito ufficiale del Comitato Internazionale Paralimpico ed il capodelegazione afghano Arian Sadiqi aveva affermato che i Giochi avevano offerto la possibilità di "trasferire il messaggio di convivenza per l'umanità". Tutto spazzato via in pochi giorni dalla barbarie della guerra.