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Olimpiadi Tokyo 2020

La storia incredibile degli atleti del Sud Sudan alle Olimpiadi: bloccati in Giappone da 2 anni

Una bella storia di sport, integrazione e accoglienza: per i membri della delegazione del Sudan del Sud i Giochi di Tokyo sono iniziati due anni fa, nel 2019, e a causa della pandemia sono stati costretti a restare in Giappone dove si erano recati in anticipo per allenarsi. La comunità di Maebashi si è presa cura di loro e non li ha abbandonati.
A cura di Maurizio De Santis
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L'Olimpiade più lunga di sempre. Per i cinque membri della delegazione del Sudan del Sud i Giochi di Tokyo sono iniziati due anni fa, nel 2019, e a causa della pandemia sono stati costretti a restare in Giappone dove si erano recati in anticipo per allenarsi. Erano partiti vero il Sol Levante con le migliori intenzioni, così da sfruttare strutture e periodo di ambientamento per arrivare preparati a un'edizione storica per il Paese africano, devastato dalla guerra e da una situazione socio-politica difficile. La condizione di emergenza sanitaria internazionale per il Covid li ha bloccati dall'altra parte del mondo trasformando in un incubo il sogno olimpico e il programma di scambio culturale che ne aveva agevolato il viaggio.

La comunità di Maebashi si è presa cura di loro e non li ha abbandonati. Nella città a nord di Tokyo, nota per la purezza delle sue acque, gli atleti del Sud Sudan hanno trovato ospitalità, amicizia, fratellanza. Una seconda casa e un'altra famiglia, un'accoglienza possibile grazie al grande cuore degli abitanti che hanno deciso di autotassarsi così da pagare il loro soggiorno, garantendo vitto e alloggio attraverso un programma d'integrazione (nella foto, tratta da Kyodo news) che ha permesso agli atleti africani anche di studiare la lingua, oltre all'opportunità di usufruire delle strutture per svolgere gli allenamenti quotidiani.

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Tanto affetto ha prodotto ottimi risultati. Durante una gara svoltasi ad aprile scorso a Tokyo, il 22enne Abraham Guem (che s'era unito agli studenti dell'Università Ikuei per allenarsi) è riuscito già in una piccola impresa: ha riscritto il suo record nazionale in un tempo di 3 minuti e 42″99 nella gara dei 1500 metri. "Prima che venissimo qui, la vita era molto dura – ha ammesso Guem a Kyodo news -. Il campo di allenamento a Juba era distante circa 17 chilometri da casa mia e recarmi lì era difficoltoso. A volte mangiavo una volta al giorno o due. L'allenamento con gli studenti, invece, mi ha aiutato molto. Nelle lunghe distanze, tenere il passo da soli in allenamento non è semplice. Ma quando corri in gruppo, è molto facile".

Una bella storia di sport e integrazione che avrà un seguito anche oltre le Olimpiadi: la città di Maebashi ha anche deciso di accogliere un atleta del Sudan del Sud ogni sei mesi in occasione dei Giochi di Parigi in programma nel 2024 così da non spezzare quel legame che il caso, la buona volontà e il cuore della comunità nipponica hanno tramutato in un racconto da favola.

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