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La storia inaspettata dell’Italia di pallamano, un miracolo sportivo ancora tutto da scrivere

Dopo le prove sorprendenti dell’Italia di pallamano ai Mondiali, ci aspetta un futuro ricco di sfide con talenti dal grande avvenire, come Ebner e Prantner.
A cura di Jvan Sica
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Con la sconfitta per 33-25 subita dalla Svizzera nell’ultima partita del girone si chiude un Mondiale di pallamano maschile a dir poco sorprendente per l’Italia guidata da Riccardo Trillini. Finalmente, in uno degli sport di squadra in cui abbiamo sempre espresso pochissimo, la Nazionale ha mostrato le luci di un cammino che nessuno si attendeva così chiare già in questo momento.

Erano ben 28 anni che mancavamo al torneo mondiale dopo la nostra unica presenza, un’eternità. Era il 1997 e si giocava in Giappone. Capitammo in un girone molto difficile con Francia, Svezia, Norvegia, Corea del Sud e Argentina, portando a casa sconfitte molto onorevoli contro Francia e Svezia, un pareggio di grande qualità con la Norvegia, una sconfitta decisiva per la nostra estromissione dal torneo contro la Corea del Sud e una vittoria contro l’Argentina.

La nostra selezione si era comportata bene e pensavamo di avere del materiale interessante per gli anni a venire. Avevamo prima di tutto un grande allenatore, Lino Červar, bravo nel portarci per la prima e unica volta anche agli Europei dell’anno successivo (che addirittura abbiamo ospitato). Tutto sembrava apparecchiato per la crescita costante di un movimento che abbiamo sempre considerato più che minore e invece ci siamo subito impantanati in risultati mediocri e con un campionato nelle mani delle solite tre realtà, Fasano, Conversano e Bolzano.

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Nel 2017 arriva in Nazionale Riccardo Trillini (nella foto sopra), a cui viene affidato il compito di Direttore Tecnico delle squadre azzurre e allenatore della Nazionale maschile. Trillini inizia un lavoro difficile e certosino, puntando sul futuro addirittura a lungo termine (cosa quasi folle per l’Italia). Ora che questo futuro è diventato già un presente, ci ritroviamo una Nazionale italiana di pallamano degna dei grandi palcoscenici mondiali. Vincere partite ai Mondiali e giocarsela con grande spirito contro corazzate come Danimarca e Germania è stato un enorme risultato, ma è stato il percorso per arrivare in Danimarca a indirizzare l’intero gruppo.

L’avventura parte nel novembre del 2023 a Serdivan, in Turchia. E parte malissimo, ricalcando semplicemente quello che abbiamo visto fino a quel momento nella nostra pallamano. Perdiamo contro la Turchia e lo facciamo davvero male, per 37-28. Il ritorno è a Chieti e pensare di recuperare 9 gol ad una squadra di ottimo livello come la Turchia è un miracolo. Lo facciamo, con una prova monstre di Marco Mengon e Alessio Moretti, vincendo per 37-27. Un gol solo di differenza che ci fa fare un enorme passo avanti. Il passo in avanti vuol dire Belgio, squadra di buon livello che battiamo sia fuori casa che a Pescara grazie questa volta a una grande prova di Thomas Bortoli.

Arriva poi l’ultimo atto prima dei Mondiali, l’ultimo step in cui affrontare una delle Nazionali di maggior valore in ambito europeo. A noi ci capita il Montenegro, squadra che in questi anni ci ha sempre battuto, presente all’ultimo Mondiale nel 2023 e con una lunga tradizione alle spalle. Ci danno tutti per spacciati ma un altro mezzo miracolo lo rifacciamo. Vinciamo a Conversano in una vera e propria bolgia al Pala San Giacomo. Al ritorno di Podgorica dobbiamo difendere 6 gol di differenza ma non è semplice. Tutti immaginano una partita in cui dovremo difendere strenuamente ma Trillini ribalta il tavolo. Aggredisce il Montenegro e nessuno ha paura di osare nel Morača Sports Center della capitale montenegrina. Andiamo ai Mondiali dopo 28 anni, sembra a tutti il risultato della vita, ma non per Trillini e i suoi.

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Nel corso di questi anni la rosa dell’Italia ha acquisito uno standard di livello assolutamente mai raggiunto da nessuna nostra Nazionale. Il portiere, Domenico Ebner, autore di un Mondiale a tratti esaltante, gioca nel campionato più bello che c’è, la Bundesliga tedesca, nel Lipsia. Insieme a lui in Germania il nostro talento più giovane e speciale, l’ala Leo Prantner, che gioca nel Balingen-Weilstetten. Altri due “tedeschi” sono Simone Mengon nell’Eisenach e Mikael Helmersson nel Coburg. Questa l’unica nota poco lieta della spedizione.

Helmersson ha fatto vedere cose eccezionali nelle qualificazioni per gli Europei dello scorso anno ma prima di questo torneo ha subito un infortunio. Altro campionato di livello altissimo è poi quello francese e anche lì possiamo schierare Marco Mengon, gemello di Simone, nel Selestat e il pivot Andrea Parisini nel Pays d'Aix. Giocare in questi campionati vuol dire crescere in maniera esponenziale e questi giocatori lo hanno fatto anno per anno. Serve poi però mescolare il tutto e creare una squadra che sappia affrontare Nazionali di livello superiore.

Qui entra in gioco di nuovo Riccardo Trillini. Rispetto agli altri team abbiamo poca stazza fisica e nella pallamano conta moltissimo. Ci scontriamo con nazionali che hanno tutti giocatori tra l’1.90 e i 2 metri per 100 e più chili di peso. L’unico modo per affrontare queste corazzate è puntare su velocità, rapidità, ripartenze al limite dell’incoscienza e difesa e pressing senza sosta. Chi ha visto le partite della nostra Nazionale si sarà accorto che noi puntiamo fortissimo proprio su questi ingredienti.

Il motore ritmico della squadra è Giacomo “Jack” Savini, un ragazzo dal coraggio leonino e dalla mente sempre accesa. Con lui i fratelli Mengon riescono ad aggiungere altro tasso di incoscienza insieme anche a una qualità nel gioco che ne fanno i pilastri della squadra. Partendo da questo impianto, riusciamo a sfruttare in maniera non sempre puntale i pivot, Parisini nello specifico e soprattutto a dare palla pulita a Prantner sulla destra, dove il talento classe 2001 ha di nuovo fatto strabuzzare gli occhi del mondo dopo le prove in Bundesliga.

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I Mondiali ci hanno detto che la Nazionale di pallamano italiana può e deve stare su questi palcoscenici. Battere due ottime squadre come Tunisia e Algeria e vincere contro la Repubblica Ceca, altra squadra di granatieri, sono il segnale di una grande crescita.

Le sconfitte contro Danimarca, oro olimpico in carica e tricampione del mondo nelle ultime tre edizioni (in campo anche il miglior giocatore al mondo, Mathis Gidsel) e la Germania, argento a Parigi 2024, e quarta agli ultimi europei hanno mostrato che esiste un livello ancora più in alto, un gruppo di squadre che fanno parte di una categoria ancora superiore. Raggiungere quel livello non dovrebbe essere la meta di questa Nazionale, ancora acerba sotto tutti i punti di vista, soprattutto fisico, ma è possibile che questi ragazzi abbiano solo messo il seme di una pianta che darà frutti in futuro.

Gli appuntamenti non mancano. Dopo una sconfitta di misura contro la Spagna e una vittoria sempre per un gol contro la Serbia, le qualificazioni europee ci propongono a marzo un doppio confronto contro la Lettonia. Iniziare a essere sempre presenti ai tornei internazionali sarebbe uno standard di qualità che ci farà soltanto crescere.

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