La storia di Zabala alle Paralimpiadi con un tumore maligno, non si arrende: “Ho ancora un desiderio”
Ci sono storie che quando le racconti ti mettono il cuore in subbuglio. Una di queste è quella di Loida Zabala Ollero, 37enne atleta spagnola che alle Paralimpiadi di Parigi c'è andata nonostante un tumore maligno e incurabile ai polmoni. A dicembre scorso le hanno rimosso altre masse che s'erano sviluppate nel corpo devastato dalle metastasi, nonostante tutto non ha voluto rinunciare a competere nella gara del sollevamento pesi.
Ma non ditele che i Giochi di Parigi sono l'ultimo desiderio, vi risponderà spingendo lo sguardo oltre, spostando un po' più in là l'idea di doversi arrendere alla vita che con lei è stata davvero spietata: a 11 anni s'è ritrovata in sedia a rotelle a causa della mielite trasversa, a novembre scorso le hanno diagnosticato una delle forme più aggressive di neoplasia. Lei, però, dice: "Vorrei mantenere il titolo di campionessa europea, che è tra due anni – le parole riportate da Mundo Deportivo -. Ho tempo per recuperare la forma che avevo l'anno scorso. E poi vorrei sopravvivere fino a Los Angeles 2028".
Il risultato ottenuto (9° posto) è solo un dettaglio statistico
Il risultato ottenuto è stata la cosa meno importante, solo un dettaglio statistico rispetto alla vera sfida con se stessa: essere in pedana ai Giochi recuperando nel più breve tempo possibile una condizione fisica accettabile per essere lì. Ha chiuso al nono posto sollevando fino a 75 kg dopo aver effettuato tre tentativi validi. "È stato molto complicato perché ho dovuto attendere fino all'ultimo che arrivasse il via libera dei medici per gareggiare – ha ammesso in lacrime dopo la gara -. A gennaio pesavo 61 chili e dovevo calare fino a 50. Ho passato molto tempo in sauna con controllo medico, con il misuratore di pressione. Non riuscire a prendere parte alle prove dopo tutta questa fatica fatta sarebbe stato devastante".
L'atleta spagnola confessa ancora un desiderio: "Los Angeles 2028"
Gli obiettivi sportivi sono tutto ciò a cui s'è aggrappata finora e continueranno a esserlo. Non sa quanto tempo le potrà mai restare ancora e se la sua situazione clinica le permetterà di portare avanti con passione la sua disciplina. Ma una cosa è certa, non intende mollare e pensa a quando dovrà difendere il titolo continentale tra due anni oppure alla prossima edizione delle Olimpiadi in America. "Vorrei sopravvivere fino allora". Intanto si gode questo momento che per lei è stata come vincere una medaglia. "Mi sembra incredibile di essere riuscita ad arrivare fino a qui e a gareggiare. Non c'è niente di più potente dei sogni".