La storia di ordinario razzismo di Rebecca Pavan: “Mi hanno chiesto il biglietto perché ho la pelle nera”
Rebecca Pavan è in compagnia della madre Cristina, sono di ritorno dal centro commerciale Nave de Vero di Marghera (Venezia). Sono ferme alla fermata del bus, attendono che arrivi il veicolo della linea 85 che presta servizio per un'azienda privata. Salgono a bordo del mezzo l'una di seguito all'altra, sua mamma la precede. La donna passa davanti all'autista e al controllore, va a sedersi.
Poi accade qualcosa di strano e davvero spiacevole. Lei no, la giovane sportiva veronese 21enne che fa parte della Nazionale italiana di atletica viene fermata dall'uomo che effettua le verifica dei biglietti di viaggio. Le chiede se ha il ticket, di esibirlo e timbrarlo oppure di mostrare l'abbonamento. Intima solo a lei di rendere il titolo prima di accomodarsi in pullman.
Perché? La saltatrice azzurra (nella specialità dell'alto) è stata adottata ed è italiana a tutti gli effetti ma il suo torto – lo dirà nel racconto fatto all'edizione veneta del Corriere della Sera – è avere la pelle nera a differenza di sua madre. "Non l’ha chiesto a mia madre, ma solo a me, che ero dopo di lei – ha ammesso Pavan -. È giusto chiedere che il biglietto sia validato ma a farmi stare male sono stati lo sguardo schifato e il tono scocciato di una persona che, vedendo una ragazza nera salire in autobus, è partita con l’idea che volessi fare la furba e non pagare".
Non è stata la prima volta che si è trovata di fronte a una situazione del genere. Nella maggior parte dei casi la sua reazione è una sola: sceglie "di ignorarli". Ma sua madre no, quando si accorge cosa è successo, quando capisce che l'atteggiamento del funzionario a bordo del bus va oltre l'ambito lavorativo si alza dal posto che aveva occupato e protesta.
Amareggiata, delusa, stizzita risale il breve corridoio fino al posto di guida e chiede spiegazioni. La risposta che le viene data è tanto biasimevole quanto disarmante. "Lei la conosco, la signorina invece non l’avevo mai vista quindi le ho chiesto il biglietto, tutto qui…", è stata la replica del controllore che ha alimentato la rabbia della donna. "Mi aveva mai vista prima? Questa è una bugia perché io qui non ci salgo mai… E poi cosa vuol dire? Solo perché è nera?".
Su Facebook la signora aveva descritto tutto in un post a corredo di quella giornata: "Come rovinare una bella mattina… Al ritorno dal Centro Commerciale la Neve de Vero, alle ore 11,40 siamo salite sull'85, il controllore ha chiesto il biglietto solo a Rebecca… ci siamo sedute… dopo due secondi mi sono alzata e ho chiesto spiegazioni!!! Il simpatico controllore, mi ha detto che Rebecca avrebbe potuto non avere il biglietto, non l aveva mai vista in autobus, mentre aveva visto me!!! Una bugia assurda, al che gli ho detto che la richiesta fatta a nostra figlia, si chiama razzismo e che tutto ciò è uno schifo, fatto solo perché lei non è bianca!!! Non finirà qui".
La vicenda ha sollevato clamore ed è arrivata fino ai vertici dell'azienda che nella posizione ufficiale ha espresso cautela in attesa di verificare i fatti attraverso un'indagine interna e poi prendere le decisioni più opportune. "Se saranno accertate le responsabilità del nostro dipendente – fanno sapere da Arriva Italia – agiremo di conseguenza sul fronte disciplinare. Ovviamente condanniamo qualsiasi forma di razzismo e discriminazione e la nostra massima solidarietà va comunque alla ragazza e a sua madre, ma ci teniamo a precisare che questo tipo di verifiche avvengono per qualsiasi reclamo o contestazione sollevata da un nostro utente".
Sconsolata, Rebecca Pavan ha pubblicato un post su Instagram eloquente: "Non essere razzista, avere la pelle nera non è un crimine". E ha commentato l'episodio con l'animo di chi in cuor suo sa che non sarà l'ultimo. "Sono cose che capitano da quando sono piccola – ha aggiunto la saltatrice – ma fanno sempre male ed è inaccettabile da chiunque e ancora di più da un funzionario dei trasporti pubblici, nel 2022. È un atteggiamento ingiustificabile".