La storia di Max Park, l’uomo dei record che nel cubo di Rubik ha trovato la risposta all’autismo
Ci ha messo poco più di 3 secondi Max Park per prendersi la meritata scena a livello internazionale. Questo ragazzo statunitense a 21 anni ha scritto il suo nome nella storia dei guinnes dei primati risolvendo con un tempo da record di 3.13 secondi il cubo di Rubik. Una gioia incontenibile che ha travolto anche i suoi fan e i suoi parenti scoppiati in lacrime in occasione dell'evento del Pride Long Beach 2023 in California. La storia di Max è davvero particolare infatti e dietro il costante confronto con il rompicapo più famoso del mondo c'è molto di più.
Cronometro alla mano Park è riuscito a fare meglio del precedente record appartenente al cinese Yusheng Du che nel 2018 aveva risolto il cubo di Rubik con il tempo di 3.47 secondi. Ha impresso così il suo nome in maniera ancor più importante nello speedcubing, ovvero la disciplina sportiva dove i concorrenti si affrontano nella risoluzione del cubo di Rubik e di altri tipi di rompicapo nel minor tempo possibile. Ci è riuscito grazie ad un'applicazione perfetta del metodo Fridrich, che è il più gettonato per trovare una soluzione del poliedro magico 3D in tempi brevi.
Per Max Park questo primato è la ciliegina sulla torta visto che nella sua carriera ha stabilito diversi record mondiali, al momento ne detiene 10 con all'attivo il successo in quasi 300 eventi. Basti pensare che questo formidabile ragazzo ha all'attivo i primati iridati di risoluzione singola e media per il cubo 4x4x4, il cubo 5x5x5, il cubo 6x6x6 e il cubo 7x7x7. Una serie di risultati che gli hanno permesso di prendersi la scena nel documentario Netflix del 2020 The Speed Cubers, insieme all’inseparabile amico Feliks Zemdegs, un vero e proprio fratello maggiore con il quale ha condiviso la stessa passione che Max ha battuto a suon di record.
L’inventore del cubo di Rubik, Ernő Rubik nel 1974 dichiarò: "Il Cubo mi dà speranza che le persone possano risolvere i loro problemi e sopravvivere". Ed effettivamente il rompicapo ha avuto questa funzione per un ragazzo che ha una storia personale molto particolare. Due anni dopo la sua nascita, avvenuta in California nel 2001 i genitori Schawn e Miki Park decisero di fare ricorso ad uno neuropsichiatra infantile, avendo riscontrato dei comportamenti strani da parte del piccolo.
Al bambino fu diagnosticata una forma di autismo da moderato a grave che avrebbe comportato negli anni a seguire un ricorso ad un'assistenza costante.A quel punto ai genitori di Max non restò che cercare dei metodi per sviluppare le sue capacità motorie e in questa situazione si resero conto dell'utilità dei rompicapi e in particolare del cubo di Rubik, usato sin da subito come una sorta di terapia.
Le competizioni poi gli hanno permesso di socializzare e sviluppare segnali sociali, come indicare, stare in fila e aspettare il suo turno. Grazie al cubo, il 21enne durante la sua crescita ha aumentato la sua capacità di concentrazione sviluppando appieno la sua passione. Nel documentario Netflix, suo padre spiega: "Avremmo sfruttato questa situazione di gioco per lo sviluppo sociale di Max".
E ora guidato dal suo motto "non pensare, risolvi solo", Park è entrato nel Guinness dei record dopo aver ottenuto il primo titolo mondiale all'età di 15 anni. Papà Park dopo il trionfo del figlio ha rivelato: "Molti fan di Max, dal documentario di Netflix, hanno tutti contattato ed erano molto felici per lui. Alcune persone hanno detto di aver persino pianto". Difficile restare indifferenti di fronte alla gioia di questo ragazzo americano.