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Festival di Sanremo 2021

La storia di Alex Schwazer: le vittorie, la squalifica per doping, il sogno Tokyo 2020

Alex Schwazer, 36 anni, è il marciatore alto-atesino che ha raccontato la propria storia sul palco del Festival di Sanremo 2021. Nella sua carriera c’è un prima fatto di successi, culminati con la vittoria dell’oro alle Olimpiadi di Pechino 2008, e un dopo oscuro per una brutta storia di doping. Nel 2012 ammise di aver fatto uso di sostanze proibite, nel 2016 venne trovato di nuovo positivo ma ingaggiò una battaglia legale per dimostrare la propria innocenza. L’ha vinta e sogna di partecipare a Tokyo 2020 ma i vertici della Federazione non gli fanno sconti.
A cura di Maurizio De Santis
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Tonfi e trionfi di Alex Schwazer. Il marciatore azzurro, 36 anni, è uno degli ospiti del mondo dello sport nella scaletta del Festival di Sanremo 2021. Sale questa sera sul palco del Teatro Ariston nella seconda serata della kermesse canora e lo fa per raccontare la propria storia.

Nel corredo accessorio dell'uomo e dell'atleta c'è di tutto: le vittorie, gli obiettivi raggiunti e i sogni che ha ancora nel cassetto (uno su tutti, partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020), quel brutto pasticcio del doping e del sospetto che non lo ha mai abbandonato da quando nel 2012, alla vigilia dell'appuntamento a Cinque Cerchi di Londra, ammise di aver fatto uso di sostanze proibite. Nemmeno adesso che, assolto dalla accusa di aver barato ancora una volta, gli inquirenti hanno dimostrato che le provette delle sue urine furono corrotte, compromesse, manipolate sconfessando la tesi secondo cui nel 2016 s'è dopato di nuovo.

Schwazer resta squalificato fino al 2024 per una colpa che non e per un reato che non ha commesso. Non potrà prendere parte all'edizione dei Giochi nel Sol Levante. La Federazione internazionale ha tenuto il punto rispetto alle risoluzione in Tribunale a Bolzano della sua vicenda archiviata "per non aver commesso il fatto". I vertici della World Athletics, l'ex Iaaf, non credono alla conclusioni dei giudici derubricando a "teorie inverosimili" le motivazioni incluse nella sentenza e ritenendo quella del TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) l'unica decisione "vincolante". La Wada (l'agenzia antidoping) si spinge oltre e bolla come "sconsiderate e infondate" le deduzioni recepite dagli inquirenti e divenute asse portante della tesi – comprovata dal lavoro d'indagine – che nei suoi confronti e del tecnico, Sandro Donati, fu ordita una trappola. Qualcuno tramò alle loro spalle, bloccandone la partecipazione a Rio 2016.

Nella carriera del podista alto-atesino c'è un prima e un dopo. È come se alla sequenza videoclip mancasse un pezzo di pellicola. Nel 2005 conquista il bronzo ai Mondiali di Helsinki nella 50 km di marcia. Due anni dopo (2007) ottiene la stessa medaglia ai Mondiali di Osaka. È a Pechino 2008 che esplode, infilando al collo la medaglia d'oro vinta fissando anche il nuovo record olimpico (3h37'09") sulla stessa distanza. Sale sul gradino più alto del podio anche nel 2010 e fa suo l'oro nella 20 km di marcia agli Europei di Barcellona.

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Il settimo posto (2011) ai Mondiali di Osaka chiude il palmares internazionale che subirà una cesura traumatica quando nel 2012 viene trovato positivo all’eritropoietina. Non nasconderà le proprie colpe e, in lacrime, ammetterà di aver fatto ricorso a quell'espediente per restare "competitivo come gli altri". Tre anni e 6 mesi di squalifica lo cancellano dalla platea sportiva. Vi fa ritorno nel 2015, allenato dall'amico e tecnico Sandro Donati e sotto la supervisione di uno staff di medici specializzati. Il rientro (29 aprile 2016) in gara avviene ufficialmente l'8 maggio 2016: nella 50 km di marcia vince (3h39'00") ai campionati del mondo organizzati nella Capitale. L'incubo sembra finito, all'orizzonte ci sono i Giochi di Rio 2016 ma a giugno arriverà la notizia del nuovo caso di positività riscontrato dopo un controllo a sorpresa effettuato dalla Iaaf a inizio anno (1° gennaio 2016). Nelle sue urine venne trovata una quantità eccessiva di steroidi e anabolizzanti, successivamente confermata dalle contro-analisi di luglio.

Schwazer nega tutto. Si dice innocente ma la sua versione dei fatti (l'ipotesi dell'alterazione delle provette che sarà dimostrata cinque anni più tardi) è ritenuta credibile. Il 10 agosto, poco prima della 20 km di marcia olimpica, il TAS di Losanna gli infligge una squalifica di 8 anni. L'alto-atesino non si lascia schiacciare da quella che il suo avvocato definirà "un'accusa infamante" e inizierà la battaglia legale che culmina con la sentenza di archiviazione del procedimento penale emessa del Gip del Tribunale di Bolzano. Non si era dopato, qualcuno aveva alterato i suoi campioni di urina.

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