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La sfida totale di Alessio Foconi: “La scherma può attirare il grande pubblico, vi spiego io come”

Davanti ai successi agli ultimi Europei 2023 ma anche sulla scia delle vittorie che da sempre fanno della scherma uno degli sport più titolati e vincenti in Italia, Alessio Foconi ha proposto attraverso Fanpage la sua soluzione perché si possa diventare più popolari, attirando sponsor, investitori e pubblico: “Creare empatia, è la chiave di tutto”
A cura di Alessio Pediglieri
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Classe '89, oltre 30 medaglie in 15 anni di attività, la prima con l'argento individuale ai Campionati italiani giovani nel 2008, l'ultima negli Assoluti di La Spezia dello scorso giugno 2023, con l'oro individuale. In mezzo, Europei, Mondiali, Universiadi e Olimpiadi. E' Alessio Foconi, un atleta che ha segnato un'epoca della scherma e del fioretto italiano e che ai microfoni di Fanpage ha confermato di non volersi di certo fermare qui: "Dietro abbiamo tanti bravi giovanissimi che sgomitano, non possiamo rilassarci, vorrebbe dire che ci passerebbero davanti e la voglia di vincere c'è ancora".

Una voglia di vincere che va di pari passo con i successi che la scherma italiana miete da sempre nel panorama internazionale, confermandosi tra le discipline più titolate in assoluto e che cozza con una cronica mancanza di visibilità, di crescita, di sviluppo. "Fa parte del gioco,  spesso sponsor e investitori latitano", sottolinea Foconi che però presenta la soluzione vincente: "Trasformare anche la scherma in un evento come si fa per altri sport. Non partendo dalle regole, a volte complesse, ma dall'atleta, dal lavoro e dai sacrifici che facciamo tutti i giorni tutto il giorno. Creando empatia con il pubblico, che poi in modo naturale seguirà i singoli e la disciplina". Come Alessio fa già da tempo sui propri profili social, riuscendo a coinvolgere appassionati e semplici curiosi.

Un approccio che mostra già il cammino che vuole intraprendere "da grande", quello di mental coach. "Non ti nego che ci sto pensando da tempo e mi affascina, ancor più che diventare un maestro di scherma".

Alessio Foconi festeggia la vittoria della medaglia d'oro nella finale di fioretto individuale di scherma maschile agli Europei del 2015 a Baku, in Azerbaijan
Alessio Foconi festeggia la vittoria della medaglia d'oro nella finale di fioretto individuale di scherma maschile agli Europei del 2015 a Baku, in Azerbaijan

Alessio iniziamo dagli ultimi Assoluti di La Spezia dove ha conquistato il tuo terzo titolo italiano.
Quando sono entrato in gara avevo un po' di problemi fisici e quindi sono arrivato stanco e fiacco ma sono rimasto contento alla fine, perché sono riuscito a gestire la situazione nel modo migliore. Dopo i gironi pensavo di dovermi anche ritirare perché avevo crampi e il fisico non reggeva, poi è scattata la molla mentale: la voglia di vincere ce l'avevo sin dall'inizio, così come la consapevolezza. Quando ti presenti in pedana e vai a fare le gare l'obiettivo è sempre lo stesso, prendersi il risultato migliore. Così ho riorganizzato le forze ed è andato tutto bene durante la giornata, tra un assalto e l'altro non ho pensato più a nulla: ho portato a casa il titolo italiano, ero molto stanco ma enormemente felice del risultato raggiunto.

Tu hai vinto moltissimo, sia a livello individuale sia a squadre. Ma tra le due, qual è l'emozione più grande?
La verità è che la scherma resta alla fine uno sport individuale e il gusto di vincere in pedana da solo è per noi la cosa più bella. A chiunque lo chiederai la risposta sincera è questa. Però, c'è da dire che alcune vittorie non si dimenticano: come per me quando con l'Aeronautica Militare nel 2010 vincemmo il nostro primo titolo italiano. Fu qualcosa di epocale dopo un dominio decennale da parte di Carabinieri e Polizia. Fu il nostro primo titolo in assoluto e fu una gioia immensa perché soprattutto inaspettata: è stato uno dei titoli più belli a squadre che mi ricorderò per sempre.

Alessio Foconi insieme a Francesca Palumbo: i due ori agli Assoluti 2023 nel fioretto individuale targati Aeronautica Militare
Alessio Foconi insieme a Francesca Palumbo: i due ori agli Assoluti 2023 nel fioretto individuale targati Aeronautica Militare

Purtroppo agli Europei c'è stato un derby fratricida tra te e Filippo Macchi, com'è andata?
Una sfida strana, io ho provato ad impostare l'assalto sulla scia degli Assoluti dove ho vinto proprio contro lui il titolo tricolore. Ho peccato forse di poca intensità perché pensavo di aver fatto assalti differenti dal solito e invece lui è stato molto più attento: si è ricordato del mio modo di tirare e non riuscivo a neutralizzarlo come desideravo, perché ha saputo cambiare il suo modo di fare scherma. Poi che dire: è stato bravissimo perché ha preso il largo e non sono riuscito a rimontare, mettendo la stoccata vincente con me che lo ha spinto a prendersi il titolo continentale. Posso solamente fargli i migliori complimenti

Trovarsi a certi livelli e imbattersi in un derby azzurro, dà fastidio?
Quando si tira contro un avversario italiano è completamente diverso rispetto agli stranieri, perché ci alleniamo tutto l'anno insieme e ci conosciamo benissimo. Ma non solo: c'è questa regola che non si può avere in fondo pedana la presenza dei maestri della Nazionale perché si creerebbero situazioni difficili da gestire. E così si tira senza possibilità di aiuto perché mancano quei consigli che fanno sempre comodo anche se poi in pedana ce la si deve cavare da soli. Tra di noi siamo amici ma in pedana diventiamo avversari e la rosicata è forse più forte quando perdi,  perché magari in allenamento vinci bene ma in gara cedi. Mi è successo con Macchi agli Europei e forse la delusione è un po' maggiore per un insieme di cose, con delle situazioni un po' strane. Ma fa parte del gioco, poi lui è riuscito a vincere il titolo: solo infiniti complimenti.

Tanti derby significano però anche un movimento importante: come vedi la scherma italiana di oggi?
Stiamo vivendo, in particolare nel fioretto, un momento molto molto forte anche perché dietro di noi ci sono i più piccolini che stanno scalpitando- I più giovani sgomitano per raggiungere i più grandi ed è molto stimolante: non ti puoi adagiare sugli allori perché se no, poi, c'è il rischio che ti superino. I giovani in questo ci stimolano molto perché ti metti sempre in discussione e cerchi di tenerli un po' dietro e ti spingono a dover fare ogni giorno di più perché hai sempre voglia di vincere. Se non ci fosse nulla dopo di noi, sarebbe difficile per noi grandi avere intensità e vittorie. Anche perché  fanno una scherma diversa, che non si conosce, per molti versi inedita. E tutto questo ti aiuta anche a tenere vivo il modo di adattarti in base a chi hai di fronte, evolverti in pedana.

Eppure, non c'è alcuna visibilità oggi per la scherma. Come to lo spieghi?
Questo è un po' un problema della scherma e degli altri sport che non hanno visibilità corretta e che si meritano. Purtroppo la scherma è uno sport complesso perché le regole sono molto difficili e la gente spesso non capisce cosa stia accadendo in pedana. In questo senso è difficile coinvolgere le persone verso questa disciplina in particolare.

Quale la possibile soluzione?
Secondo me andrebbe fatto un lavoro maggiore attorno all'atleta. Mi spiego: per instaurare un rapporto di empatia col pubblico, all'inizio devi far conoscere l'atleta e far capire cosa c'è dietro, cosa facciamo, il lavoro, la fatica e la passione. La stessa che anima i big del calcio, del tennis e degli altri sport. Io vedo spesso in altre discipline molti dietro le quinte, racconti che evadono dalla semplice cronaca di una gara. Nella scherma sembra che il pubblico non si renda conto che dietro c'è un altro mondo, identico a ciò che accade negli sport più seguiti. Ci si può appassionare al lavoro che un atleta fa e da lì poi si crea quel feeling che spinge il pubblico ad appassionarsi alla scherma e alle sue regole. Il segreto è creare empatia con il pubblico.

In questo senso vedi dei progressi?
Ora sta migliorando tutto, piano piano. Prima era stato molto più trascurato. Stiamo lavorando in questo senso con i social, che vanno sfruttati perché sono un veicolo fondamentale nella società odierna e possono far conoscere il nostro lavoro, gli allenamenti, la vita quotidiana… Si potrebbero creare tante pillole di ciò che accade dietro alla partita e questo creerebbe molta empatia enfatizzando la situazione, scatenando la curiosità e l'interesse delle persone.

E' però una lotta impari: mentre parliamo, nel calcio ad esempio si stanno decidendo diritti TV per svariati milioni di euro…
In questi giorni sento discutere di diritti tv nel calcio a colpi di soldi, di movimenti di mercato milionari… va bene così: alla fine è un mondo non paragonabile col il nostro ma la domanda resta:  perché non imparare e lavorare di più su questo aspetto? Far affezionare il pubblico alla disciplina attraverso l'atleta e non le regole…. creando anche degli eventi, delle situazioni attorno ad un incontro. Le persone devono capire che si può vivere la scherma non solo per vedere la gara in pedana ma anche per poter trascorrere una giornata divertente: se la gente si diverte, poi da sola va a ricercare le regole e tutto viene da sé. Solo se si crea questo tipo di rapporto allora riusciamo a crescere e a far sì che il pubblico inizia a incuriosirsi ed appassionarsi.

Mancanza di sponsor, di investitori, di strutture e visibilità. E' proprio tutto da buttare?
In Italia abbiamo una grande fortuna che molti danno per scontata o non colgono: ed è quella di avere i gruppi sportivi che ci supportano in tutto. Sono loro i nostri primi sponsor e che ci hanno permesso di arrivare a questi livelli. Oltre loro non ci sono sponsor e investitori extra scherma veri e propri e così sono loro che ti permettono, soprattutto quando sei giovane, di affrontare le spese aiutandoti a svolgere la scherma a livello professionale.

Altrove è diverso?
Sì, è una situazione prettamente italiana, che altre nazioni non hanno e quindi un enorme punto di partenza. Certo, le sponsorizzazioni servono, restano fondamentali, magari attraverso la Federazione perché possa gestire meglio gli eventi o la stagione intera. Però sappiamo anche che la Federazione fa i conti con ciò che ha e purtroppo non è facile per uno sport come il nostro farsi strada tra gli investitori. Tutto ciò rallenta l'intero movimento, i grandi sponsor vogliono visibilità e il nostro sport deve crescere da questo punto di vista e deve fare di più, perché i margini ci sono tutti.

Tornando in pedana: cosa manca ad Alessio Foconi per sentirsi pienamente realizzato
Adesso ci sono i giochi a Cracovia a squadre e sono punti importanti per la qualificazione olimpica e devo dire che siamo davvero molto affiatati e siamo prontissimi: io non sono mai scaramantico e quindi sono convinto che si vada sempre per vincere [il fioretto maschile a squadre ha vinto l'oro, ndr]. Poi i Mondiali estivi che giochiamo in casa, a Milano: farli bene sarebbe straordinario davanti al proprio pubblico e anche in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024.

Ma sinceramente, c'è qualcosa che ti manca?
A me personalmente manca una cosa: vincere una Olimpiade, ma bisogna prima qualificarsi, bisogna guadagnarsi il posto e poi pensare di fare sempre bene. Non c'è mai nulla di scontato è giusto doversi mettere sempre in discussione. Ma non ti nego che la cosa che voglio di più è vincere l'oro olimpico individuale e poi a squadre. Tutto il mio lavoro è incentrato su questo obiettivo.

E da grande, cosa pensi di fare?
Il mondo della scherma mi piace molto ma oggi non saprei dirti se mi piacerebbe fare il maestro. Mi è già capitato con i più piccolini, durante i camp ma sinceramente non ho ancora capito se è una cosa che voglio realmente fare. C'è un'altra cosa che ho provato sulla mia pelle e invece mi incuriosisce molto di più: la figura del mental coach, perché ho visto direttamente su di me che dà a i suoi frutti. Sono anni che un mental coach mi segue e mi piacerebbe mettere a disposizione la mia esperienza ad altri sportivi, in futuro. Non ti nego che è una cosa su cui sto pensando molto e mi piacerebbe approfondire per praticarla a livello sportivo in generale, aperto al mondo agonistico e non solo soffermandomi sulla scherma.

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