La scusa della finta velocista somala è ridicola: “Spero di gareggiare ancora l’anno prossimo”
Nasra Abukar Ali non ha vinto nessuna medaglia ai recenti Giochi mondiali universitari in Cina, né probabilmente ne vincerà in carriera – se di carriera si può parlare per questa 20enne somala che probabilmente non aveva mai corso prima in vita sua su una pista di atletica – ma la faccia di bronzo che ostenta dopo lo scandalo consumatosi in mondovisione è da podio olimpico.
Pur di fronte alle immagini impietose che mostrano come non sia neanche in grado di sistemare piedi e mani ai blocchi di partenza dei 100 metri "più lenti della storia" (come sono stati definiti sui social) – infatti guarda come fanno le atlete ai suoi lati – e pur consapevole che tutti hanno visto la sua incapacità assoluta di correre, dopo essersi presentata sovrappeso e senza un briciolo di atletismo, la finta atleta africana si è lasciata andare ad una autodifesa tanto appassionata quanto ridicola.
In un'intervista, la ‘velocista' somala ha tirato fuori una scusa davvero penosa per la sua prestazione altrettanto penosa, cercando di scagionare anche la presidente della Federazione somala di atletica leggera, Khadijo Aden Dahir, sospesa dal Ministero della Gioventù e dello Sport del Paese africano dopo che è stato appurato che Nasra è una sua parente ed è stata scelta per i Giochi per mero nepotismo, senza avere alcun titolo e addirittura arrivando a inventare l'esistenza di una fantomatica Associazione sportiva universitaria somala che l'avrebbe selezionata.
"Mentre stavo correndo la gara, ho avuto uno stiramento muscolare ma per evitare di essere criticata ho continuato a correre", ha detto la ragazza – adducendo dunque la colpa dell'improponibile tempo superiore ai 21 secondi ad un fantomatico infortunio, che peraltro dalle immagini non si vede assolutamente – aggiungendo di essere "delusa di essere l'ultima".
"Sono stata selezionata attraverso un processo competitivo da un'associazione sportiva universitaria. Stanno incolpando la presidente per niente, stavano cercando dei modi per sporcare la sua immagine e rimuoverla dall'ufficio, lei non c'entra niente – ha aggiunto la ragazza, prima dell'affermazione più incredibile di tutte, ovvero la volontà di riproporsi in pista per rappresentare la Somalia – Sono felice di aver portato la bandiera del mio Paese e spero di partecipare ad altre competizioni l'anno prossimo… ma se i somali ti scoraggiano, da dove prendi il morale?".