La SABR di Federer e i colpi segreti più incredibili del tennis
SABR. Sneaky Attack by Roger, l’attacco furtivo di Roger. O, in alternativa, Sneaky Attack Behind Return. È il colpo che ha scandito l’estate tennistica, che ha diviso campioni e tifosi. È la risposta in controbalzo di Roger Federer, che si porta con i piedi vicinissimi al rettangolo di servizio e prende subito la rete. Un’innovazione nata a Cincinnati, e messa in pratica contro Kevin Anderson, Andy Murray e Novak Djokovic. Contro il numero 1 del mondo, nella finale vinta in Ohio, l’ha tentata undici volte e in sette occasioni ha fatto il punto. L'ha riprovata anche allo Us Open, ma non gli è bastato per centrare il suo diciottesimo Slam. “Federer ha qualità pazzesche a 34 anni” ha commentato Brad Gilbert, storico coach di Andre Agassi. Un colpo così, che richiede una coordinazione occhio-piede e occhio mano straordinaria, oltre alla capacità di contrastare l’angolo di rimbalzo, più acuto sul servizio che su un dritto o un rovescio da fondo, testimonia che la ricerca della perfezione dello svizzero non è ancora finita. “Se hai passione per quello che fai, trovi sempre le ragioni per provare a farlo meglio” diceva. E ogni occasione diventa valida per dimostrarlo. La SABR nasce durante un allenamento con il francese Benoit Paire. "Lui non stava bene, io avevo il jet-lag, allora abbiamo provato a giocare qualche game. Ho provato e ho tirato un paio di vincenti. Abbiamo sorriso tutti, ci ho riprovato nell'allenamento successivo, ha funzionato”. È Severin Luthi, amico, capitano elvetico di Coppa Davis, che viaggia con lui insieme al coach Stefan Edberg, a convincerlo: “Perché non provi a utilizzarla in partita?" gli dice. Gli avversari la accettano, i tifosi la aspettano, ma non a tutti questa innovazione piace. Ai campioni delle generazioni passate, su tutti Boris Becker e John McEnroe, proprio non va giù: se ci fossero stati loro dall’altra parte della rete, forse alla prima occasione gli avrebbero tirato una pallata. Di sicuro, la SABR non è l’unico colpo un po’ fuori dall’ordinario nella storia del tennis.
Tweener – Il più affascinante è senza dubbio il tweener, il pallonetto giocato spalle alla rete facendo passare la racchetta sotto le gambe. Inizialmente è un colpo raro, si dice inventato dal campione argentino Guillermo Vilas, tanto che in Sudamerica ancora chiamano questo colpo “Gran Willy”. L’idea gli viene dalla pubblicità del whisky Old Smuggler, che mostra il campione di polo Carlos Harriott mentre tira con il bastone fra le zampe del cavallo. Così la applica al tennis, prima in un’esibizione del 1974 al club Obras Sanitarias di Buenos Aires contro il francese Wanar N'Godrella, poi in un match ufficiale, l’anno successivo, contro lo spagnolo Manolo Orantes sulla terra grigia americana di Indianapolis. Per anni, poi, l’Europa conoscerà il tweener come “colpo Noah”. Oggi le nuove racchette l’hanno reso un po’ più democratico e accessibile, ma è sempre Roger Federer ad aver portato la magia di questo gioco di prestigio ai livelli più alti.
Veronica – La veronica è uno dei passi, dei movimenti più affascinanti della corrida: il torero aspetta il toro e quando lo vede arrivare ruota il mantello dall’alto verso il basso. Il drappo rosso assume così una posizione che ricorda il velo con cui Veronica deterse il sangue e il sudore di Gesù. Un’analogia filologicamente non del tutto corretta porta nella storia Adriano Panatta. È lui il primo a giocare con successo la volée dorsale di rovescio, tentativo estremo di non essere scavalcati dal pallonetto. La rotazione della racchetta, contrariamente al mantello del toreador, viaggia dal basso verso l’alto, ma il nome è rimasto e il fascino della magia che faceva impazzire il Foro Italico anche. Il segreto? “Tutti sanno che giocherò quel colpo” diceva Panatta, “tutti sanno dove andrà, ma nessuno ci arriverà”.
Il servizio al salto – La battuta dei fratelli Brian e Dann Battistone ha dell’incredibile. È un gioco di prestigio che più inusuale non si può. Già vederli entrare in campo con una racchetta dai due manici dovrebbe suggerire una certa propensione alla singolarità. Il movimento è rapidissimo. Parte con la pallina nella mano destra e la racchetta nella sinistra. Il lancio è molto alto, accompagnato da un salto vigoroso, una preparazione più simile a un servizio di pallavolo. Ma non finisce qui. Perché si passa la racchetta dalla sinistra alla destra, con cui schiaccia. Vedere per credere.
Due dritti – Non sono così inusuali, invece, i casi di tennisti, come Fabrice Santoro o Monica Seles, che giocano entrambi i fondamentali, dritto e rovescio, a due mani. Molto più particolare, invece, il caso della russa Evgenia Koulikovskaya, ambidestra. Il suo primo maestro a Mosca non le insegna il rovescio. Tira due dritti, con la destra e con la sinistra, a seconda delle situazioni. Un’usanza di cui c’è già traccia negli anni dei pionieri come Giorgio De Stefani, numero d’Italia nel 1933.