La rabbia di Tortu: “Volevano rubarmi la medaglia d’oro”. Ma è nascosta in un posto segreto
Filippo Tortu era stato previdente. Ancora una volta è riuscito a piazzare lo strappo decisivo: a Tokyo aveva corso in maniera spettacolare l'ultima frazione della staffetta 4X100, conquistando l'oro olimpico con Jacobs, Patta e Desalu; rientrato in Italia, ha messo gelosamente sotto chiave, nascosto in un posto sicuro e segreto, quel premio che rappresenta molto a livello umano prima ancora che sportivo. Il sogno di salire sul gradino più alto del podio ai Giochi, ascoltare le note dell'inno nazionale, mostrare con fierezza al mondo intero quel metallo prezioso sono il coronamento di una vita di sacrifici che qualcun altro ha provato a strappargli.
Ignoti si sono introdotti nel suo appartamento a caccia proprio di quel trofeo ma hanno fatto un buco nell'acqua. Il colpo non è riuscito perché, così come il velocista azzurro era stato più lesto di gambe rispetto all'avversario inglese ("oh no… l'Italia", disse il cronista britannico), allo stesso modo lo è stato di pensiero. Ne aveva uno insistente che gli ronzava in testa. Una vocina gli suggeriva di tenere altrove la medaglia, che casa sua non era proprio il luogo migliore.
"Ho disegnato una mappa del tesoro", disse ironicamente in un passaggio dell'intervista del Corriere della Sera dove spiegava perché aveva deciso di custodire l'oro in un luogo blindato. E ha fatto bene a seguire il suo istinto, come ammesso in un messaggio condiviso su Instagram nel quale ha raccontato cosa gli è accaduto. "Oggi, nel tardo pomeriggio – le parole del campione olimpico – qualcuno è entrato in casa mia, probabilmente per rubarmi la medaglia di Tokyo. Fortunatamente non hanno trovato quello che cercavano perché l'avevo fatta mettere in banca tempo fa, dove rimarrà visto quanto successo… Non ho parole".
Senza parole e con tanta rabbia. La reazione di Tortu è comprensibile quanto l'amarezza e la profonda delusione provate in questo momento. Quella medaglia ha un valore inestimabile. Se i ladri fossero riusciti a trafugarla, gli avrebbero portato via molto più di un oggetto prezioso. E non c'entra il peso economico, passa in secondo piano rispetto ad altro. Gli avrebbero tagliato le sequenze più belle della carriera, violato le emozioni più forti, messo il cuore e l'animo a soqquadro, calpestato i ricordi di quegli attimi in cui gli era sembrato di volare. E una volta salito in cima al podio, perfino di toccare il cielo con un dito.