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La polemica post Europei corre più veloce di Jacobs: “Non si tratta così un campione olimpico”

A dirlo è Paolo Camossi, allenatore dell’oro di Tokyo e agli Europei di Monaco sui 100 metri, dopo il forfeit nella 4×100: “Dire che è stato fermato in via precauzionale è una nota stonata”
A cura di Alessio Pediglieri
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Marcell Jacobs il suo agli Europei di Monaco l'ha fatto, sfrecciando nei 100 metri come nessun altro e prendendosi medaglia d'oro e titolo continentale. Ma non sembra essere servito a lenire le polemiche attorno al campione olimpico che ha poi gettato la spugna in vista della staffetta 4×100, dove non ha corso per un problema muscolare che, di fatto, ha aperto un contenzioso tra la Direzione Tecnica Federale e il preparatore di Marcell, Paolo Camossi.

Il forfeit di Jacobs per la staffetta ha quasi fatto più rumore del suo 9″95 con cui, una settimana, fa ha messo in fila tutti i suoi avversari a Monaco prendendosi l'oro europeo dopo i trionfi a Tokyo e agli Assoluti d'Italia sui 100 metri e il primato indoor sui 60 metri a Berlino. Un filotto che doveva chiudere definitivamente le discussioni attorno alla sua tenuta fisica, da mesi precaria e primo reale avversario contro cui ha dovuto combattere dentro e fuori dalla pista, e che invece è stato quasi messo in secondo piano davanti alla sua assenza nella 4×100 azzurra, nemmeno approdata in finale per il ripescaggio della Turchia.

Una serie di polemiche per l'assenza del miglior velocista a disposizione, fermato da un sovraccarico funzionale con una parte di edema che non poteva permettergli di presentarsi regolarmente ai blocchi di partenza: "In questi casi" sottolinea alla Gazzetta Paolo Camossi, allenatore di Jacobs, "si prevedono uno o due giorni di riposo, non di gareggiare. Sentire dire adesso che Jacobs sia stato fermato in via cautelare, stride fortemente".

Ma con chi ce l'ha Camossi? L'indice è puntato con la Direzione Tecnica azzurra e, più direttamente, con Antonio La Torre, il responsabile, reo di aver chiesto a Jacobs di correre la staffetta senza pensare alle conseguenze sull'atleta: "Marcell è di per sé un generoso e non sa dire mai di no. Se gli viene detto che senza di lui non si arriva in finale e non si può vincere, scenderà sempre in pista".

Il punto, dunque, non è il dolore accusato durante il riscaldamento che ha portato all'abbandono all'ultimo istante, bensì il fatto che quel riscaldamento non ci sarebbe dovuto nemmeno essere. Un concetto che Camossi ribadisce forte e chiaro: "Dopo la risonanza al polpaccio sinistro effettuata giovedì, gli avevano prescritto tra le 24 e le 36 ore di riposo. Tutto questo significa semplicemente che sarebbe stato da utilizzare solamente per l'eventuale finale e affermare che sia stato fermato in via precauzionale è solamente una nota stonata". Invece, un tentativo estremo da parte del clan azzurro di farlo correre e tensioni a livelli di guardia tra l'entourage di Jacobs e la Federazione. A tal punto da aver fatto intervenire il presidente, Stefano Mei: "Ho chiesto un confronto con l'atleta e il suo tecnico per capire la situazione. Qualche errore è stato commesso e tornando indietro forse avremmo fatto scelte diverse ma non ci sono alterchi o liti in corso".

Poco male, perché Marcell Jacobs è sì un campione assoluto che è giusto vedere in pista non appena sia in grado di farlo, ma è pur vero che questa volta la ragione sta dalla parte di chi lo allena da sempre e ne conserva la reale condizione fisica: "Il mio obiettivo resta far correre Marcell il più veloce possibile – conferma Camossi – Sciolto, sorridente e davanti a tutti. Lui è felice di ciò che è riuscito a fare, il resto è stato unicamente un grande azzardo. Non si tratta così un campione olimpico, non è stato tutelato. Adesso proseguiremo con una nuova risonanza e valuteremo come e se proseguire questa stagione".

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