La paura più grande di Jacobs, era al 35° piano: “Mi sentivo male, avevo le vertigini”
Marcell Jacobs è nato a El Paso da un militare americano e una mamma bresciana che per gran parte della sua vita è stata tutta la sua famiglia, visto che il padre lo ha abbandonato da piccolo, salvo poi riallacciare i rapporti col due volte campione olimpico solo recentemente e su iniziativa del velocista azzurro. Il 27enne di Desenzano si sente italianissimo e lo dice a chiare lettere: "In Italia sto benissimo, sennò sarei andato a vivere negli Stati Uniti. Mi piacciono, ci sono andato in vacanza, mi piacerebbe tornarci per visitare posti che non ho visto. Ci sono nato, la famiglia di mio papà è tutta là. C'è sangue americano, che scorre nel mio corpo. Però io sono cresciuto solo in Italia, quindi non ho mai avuto il dubbio se scegliere tra una nazione e l'altra. L'Italia è quella che avrei scelto sin dall'inizio, e solo con quella sarei rimasto. Negli Stati Uniti non so se andrei mai ad abitare".
Quegli Stati Uniti che gli fanno dire con una punta di amarezza: "Se fossi cittadino americano certe accuse non mi sarebbero mai arrivate, assolutamente no". Jacobs spiega come stanno accusando il colpo avversari che non possono concepire che l'uomo più veloce del pianeta sia un italiano, contro ogni pronostico della vigilia dei Giochi di Tokyo: "Non è vero che non mi conoscevano, lo stesso Fred Kerley (secondo sui 100, ndr), che ha dichiarato di non sapere chi fossi, a maggio aveva visto un video di una mia partenza che gli avevo mandato – siamo amici sui social – e sapete cosa mi ha scritto? ‘Se parti così fai 9"80'. Esattamente il tempo che ho fatto nella finale di Tokyo. De Grasse (terzo, ndr) l'avevo battuto a Montecarlo, e agli Europei indoor nei 60 ho stabilito il miglior tempo mondiale dell'anno. Sono tutte bugie, sapevano bene chi fossi. Stanno solo rosicando, gli dà fastidio che non abbia vinto un loro atleta".
A vederlo così scultoreo, nessuno penserebbe che Jacobs possa avere qualche debolezza ed invece anche un superman ha delle paure nascoste, pronte a saltare fuori e metterlo in difficoltà. Nell'intervista a Repubblica, al velocista azzurro viene chiesto di quando è stato ospite nel Burj Khalifa di Dubai, il grattacielo più alto del mondo. Non tutti sono in grado di salire in cima… "E io mi sono guardato bene dal farlo. Ho avuto paura solo a stare nella stanza al 35° piano. Mi sentivo male, avevo le vertigini. L'altezza non fa per me, come il volo. Gli aerei li devo prendere, ma che posso fare? Cerco di non guardare fuori dal finestrino. Altre paure? I ragni non li posso nemmeno vedere…".
Prossimo al matrimonio con la sua Nicole e con due bambini meravigliosi, Lamont Marcell Jacobs Jr è un uomo realizzato e in pace con se stesso e con il mondo: "Cosa cambierei nel mio passato? Credo che rifarei tutto, visto che mi ha portato a coronare il mio sogno. Tutto quel che mi è successo me lo sono portato dietro fino a vincere la medaglia d'oro. Quel che sto vivendo è esattamente quel che immaginavo. In passato non è stato facile, ma ho sempre creduto di farcela. I pensieri sono molto più forti dei fatti: se vuoi cambiare il tuo futuro devi cambiare i tuoi pensieri adesso. Io ho vissuto più delusioni che felicità, poi ho raggiunto la felicità più grande".