La mental coach di Jacobs e Donnarumma: “Vi spiego come alleno la mente degli atleti”
Nicoletta Romanazzi allena la mente delle persone, ovvero è una mental coach. Atleti, sportivi ma anche imprenditori o semplicemente persone che vogliono mettersi in gioco e avere un supporto per definire i propri obiettivi bussano alla sua porta per diventare suoi clienti. La Romanazzi lavora principalmente con gli sportivi tra cui il portiere Gianluigi Donnarumma, il campione olimpico Marcell Jacobs e la triatleta Alice Betto. Abbiamo incontrato Nicoletta pochi giorni prima della sua partenza per le Olimpiadi di Parigi.
Che cosa fa un mental coach?
Il mental coach lavora sulla persona affinché possa essere più centrata, più equilibrata avere una maggiore autostima. Aiuta le persone a raggiungere degli obiettivi o a superare dei limiti, delle difficoltà, dei problemi. Ovviamente il mental coach non lavora su disagi profondi o patologie, supporta il proprio cliente a far emergere tutto quello che è il proprio potenziale e ad utilizzarlo nel modo migliore per il raggiungimento di quegli obiettivi. Aiuta il cliente a gestire meglio le proprie emozioni, a cambiare uno stato d'animo laddove sia necessario, a entrare in quello stato della massima concentrazione, quello che viene chiamato lo stato flow o la trance agonistica. Possiamo allenare la nostra mente e quindi entrare in quello stato della massima concentrazione in cui tutto funziona, in cui riusciamo a tirar fuori il miglior risultato possibile, la nostra migliore performance.
Anche a gestire, magari l'eventuale delusione se qualcosa dovesse andare male.
Accettare i propri errori accettare i propri limiti è importantissimo. Questa è la cosa più importante in assoluto, perché ci sono atleti che rimangono incastrati magari hanno sbagliato qualcosa e rimangono lì per un sacco di tempo.
Non è solamente un servizio o comunque una professione rivolta ad atleti?
No, assolutamente no. Il mental coach lavora con ogni tipo di persona e tra le varie cose in realtà non è nemmeno così importante quello che facciano le persone la cosa interessante è che il mental coach lavora sulla persona affinché la persona possa essere più centrata, più equilibrata, avere una maggiore autostima e tutta una serie di cose che gli permetteranno di raggiungere i risultati che vogliono qualsiasi cosa facciano nella vita, qualsiasi tipo di risultato vogliono raggiungere
Questa professione aiuta un po’ l'uomo o la donna a sopravvivere all'atleta, ovvero a non rimanere quindi ingabbiato solo nei risultati che deve raggiungere?
L'atleta nel tempo può rischiare di perdere il contatto con il corpo e con il proprio piacere personale. Non riesce più a riposare e tutta la sua giornata è legata al sacrificio. In questo modo inizia anche a non godere dei risultati raggiunti perché è focalizzato già sull'obiettivo successivo. Ho visto tanti atleti perdere nel tempo il piacere di fare quello che facevano, hanno cominciato a farsi male. Quello che paga sempre è l'equilibrio tra lavoro e vita privata, in un atleta ma come in qualsiasi altra persona.
Come si prepara una mental coach alle Olimpiadi?
Beh, io non ho mai smesso. Sono 23 anni che faccio questo lavoro e non ho mai smesso di lavorare su me stessa quindi mi preparo esattamente come i miei atleti uguale mi alleno per una performance importante ovviamente il mio lavoro è molto dispendioso dal punto di vista energetico perché io ho bisogno di avere le antenne sollevate, di accorgermi di ogni più piccolo cambiamento. A questa Olimpiade avrò Alice Betto e Marcell Jacobs, entrambi li avevo già portati alle Olimpiadi di Tokyo a Tokyo non sono potuta andare perché c'era il covid quindi non sono riuscita a stare lì con loro. E invece questa volta finalmente riesco ad essere fisicamente lì con loro.
Ti posso infatti chiedere qualche strumento concreto per far capire che cosa si fa quando ci si affida a un mental coach?
ll mental coach è un allenatore quindi in realtà tende ad allenare l'atleta, io do i compiti a casa. Faccio un esempio, tante volte noi abbiamo un'autostima bassa. Uno degli esercizi che spesso do da fare è proprio fare una bella lista di tutti quelli che sono i nostri punti di forza fisici, tecnici, mentali ma anche emozionali. Sembra un esercizio banale, ma non lo è perché si fa tanta fatica a buttare giù i propri punti di forza. Prima di ogni performance io li faccio respirare perché il respiro è un grande attivatore, le cellule se sono più ossigenate funzionano meglio e anche il nostro cervello funziona meglio se è più ossigenato. Lavoriamo con l'ipnosi da performance, quindi di nuovo quello stato della massima concentrazione, portando l'attenzione dall'esterno all'interno. La nostra mente è un mirino perfetto e preciso, ci porta dove noi miriamo.