La guerra di Usyk: “Non so quando tornerò sul ring, il mio Paese e il mio onore sono più importanti”
"Non voglio uccidere ma potrei non avere scelta". Oleksandr Usyk guarda fisso nell'obiettivo e scandisce le parole. È chiuso in un seminterrato a Kiev, può prendere al massimo una boccata d'aria. Là fuori le bombe e gli attacchi missilistici hanno scatenato l'inferno, il suono sordo e angosciante delle sirene accompagna le giornate. I russi avanzano e sono alle porte della Capitale, annunciano il loro arrivo scaraventando razzi sulla città. Il campione del mondo e oro olimpico a Londra 2012 dei pesi massimi è tornato in patria, fa parte della schiera dei pugili (dai fratelli Klitschko a Lomachenko) che s'è arruolato nei battaglioni di resistenza ucraina contro l'invasore. La CNN lo ha raggiunto in videochiamata e ne ha raccolto la testimonianza attraverso un interprete.
A settembre scorso il boxeur 35enne batteva Anthony Joshua in un match senza esclusione di colpi, avrebbe dovuto combattere per concedere la rivincita all'avversario nei prossimi mesi ma la guerra ha sconvolto tutto. Non sa nemmeno quando potrà infilare ancora una volta i guantoni e salire sul quadrato. A maggio credeva che avrebbe "regolato i conti" una volta per tutte, ora l'unica certezza che ha sono i boati delle esplosioni e la consapevolezza che, prima o poi, suo malgrado, dovrà premere il grilletto.
"Non so davvero quando tornerò sul ring. Il mio paese e il mio onore sono più importanti per me di una cintura da campionato – ha aggiunto tra un disturbo e l'altro -. Se proveranno a uccidere me o la mia famiglia allora dovrò sparare. Non c'è paura, assolutamente nessuna paura ma solo sconcerto… mi chiedo come come possa accadere ancora tutto questo nel ventunesimo secolo".
Non è la prima volta che l'immagine di Usyk fa il giro dei social. Nei giorni era comparso in un'altra breve clip nella quale si rivolgeva al popolo russo e lo invitava a prendere posizione, a ribellarsi a Vladimir Putin e all'idea della guerra perché prevalessero colloqui di pace. "Se siamo fratelli, fermate questo conflitto", le parole che hanno acceso i riflettori su una generazione di pugili che ha indossato la casacca militare e imbracciato le armi. Lo ha fatto anche Vasiliy Lomachenko, l'ex campione del mondo dei pesi leggeri s'è unito a un battaglione a Odessa. A Kiev, invece, ci sono i fratelli Vitali e Wladimir Klitschko, entrambi ex campioni del mondo dei pesi massimi. Vitali, 50 anni, è sindaco della città dal 2014.