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La figlia di Johnathan Thurston e una bambola di colore: una foto che fa la storia

Thurston è il capitano aborigeno della squadra campione di Rugby League in Australia. Dopo la finale, ha abbracciato sua figlia, la piccola Frankie, con la sua bambola di colore. Un’immagine destinata a diventare un simbolo delle lotte contro le discriminazioni.
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Può diventare una delle immagini più forti nella storia dello sport. È la foto simbolo della finale dell’ Australia’s National Rugby League: la figlia di Johnathan Thurston, co-capitano dei North Queensland Cowboys che ha segnato la meta decisiva, stringe al petto una bambola che raffigura le fattezze di una bambina di colore. Perché la foto è così straordinaria? Perché Thurston è un aborigeno, e per la prima volta nella storia della lega è aborigeno anche il capitano dell’altra finalista, i Brisbane Broncos, battuti 17-16: Justin Hodges. E lo sport australiano, soprattutto il football, è attraversato da discriminazioni razziali verso gli aborigeni. Per questo, mentre il governo continua a respingere i profughi di etnia rohyngya e aumentano le discussioni sullo status degli aborigeni, che solo nel 1962 hanno ottenuto il diritto di voto, per iniziativa del governo di Robert Menzies, questa immagine colpisce così tanto.

La questione aborigena – E' solo dagli anni ’30, con l’Aborigines Act, che iniziano i primi timidi passi per il riconoscimento delle popolazioni indigene. In gran parte confinate ancora oggi nelle riserve, nel 1937 per effetto dell’Assimilation Policy, la politica dell’assimilazione, ogni aborigeno di sangue misto è stato costretto a trasferirsi in città per essere educato e diventare un membro produttivo della società. Trent’anni dopo, nel 1967, viene presentato il referendum che ancora adesso rimane la consultazione di maggiore successo nella storia australiana, che riconosce i pieni diritti del popolo aborigeno. Fino al 2009, anno di approvazione dell’Aboriginal Land Rights Amendment Act, sono stati approvati 26 norme per garantire maggiore equità nei diritti territoriali degli indigeni. E nel 2008, per la prima volta nella storia, il primo ministro Kevin Rudd ha chiesto “scusa per le leggi e le politiche di successivi parlamenti e governi, che hanno inflitto profondo dolore, sofferenze e perdite a questi nostri fratelli australiani. Chiediamo scusa in modo speciale per la sottrazione di bambini aborigeni dalle loro famiglie, dalle loro comunità e le loro terre. Per il dolore, le sofferenze e le ferite di queste generazioni rubate, per i loro discendenti e per le famiglie lasciate indietro, chiediamo scusa. Alle madri e ai padri, fratelli e sorelle, per la distruzione di famiglie e di comunità chiediamo scusa. E per le sofferenze e le umiliazioni così inflitte su un popolo orgoglioso e una cultura orgogliosa chiediamo scusa. (…) Noi oggi compiamo il primo passo nel riconoscere il passato e nel rivendicare un futuro che abbracci tutti gli australiani. (…) Un futuro in cui tutti gli australiani, di qualsiasi origine, siano partner veramente alla pari, con pari opportunità e con un pari ruolo nel dare forma al prossimo capitolo nella storia di questo grande paese, l'Australia”

Che significa differenza – Ma perché l’immagine della bambola di colore stretta dalla figlia di Thurston ha colpito così tanto l’immaginario? “Negli ultimi dieci anni” ha scritto sul sito della BBC Melanie Prewett, autrice del premiato libro per bambini Two Mates, “ è cresciuto lo spazio di rappresentazione degli aborigeni e dei bambini. È nato il canale National Indigenous Television channel, sono aumentati i personaggi nei film e negli show televisivi, anche per bambini. C’è una giovane generazione che sta aumentando la sua consapevolezza della sua appartenenza etnica e culturale e la sta diffondendo più di prima”. Quando ha visto per la prima volta l’immagine della figlia di Thurston e della sua bambola, aggiunge, “non ho subito pensato che fosse così importante. Ma tutti ne parlano. E credo che questo dipenda dal modo in cui sei cresciuto, da quello che per te significa la differenza”.

1954, lo studio di Clark – È anche molto più di questo. Perché l’immagine racconta un senso di inclusione nella formazione dell’identità, comunica l’idea di molteplicità nell’unità. Ed è tanto più forte perché richiama gli esperimenti dello psicologo Kenneth Clark che nel 1954 portarono alla storica sentenza Brown, il primo passo verso la desegregazione. Con quella decisione, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dichiarato prima volta l'incostituzionalita della divisione tra scuole per bianchi e scuole per neri, degli istituti scolastici “separati ma uguali”. Di cosa ha parlato il dottor Clark? Di bambole, naturalmente. Di bambole bianche per bambini neri. Lo studio di Clark e sua moglie, che mirava a comprendere gli effetti psicologici della segregazione sui bambini di colore, attrasse l'attenzione di Robert Carter, avvocato del Fondo di Difesa Legale della National Association for the Advancement of Colored People, l'Associazione Nazionale per l'Avanzamento delle Persone di Colore (NAACP). Ed è Thurgood Marshall, principale avvocato del NAACP, che nel 1967 sarà il primo giudice nero della Corte, a sostenere le ragioni della difesa nel procedimento. Nel test, i coniugi mostrano quattro bambole dello stesso tipo, ma di etnie diverse, a bambini di colore tra i tre e i sette anni e fanno loro domande per determinarne la percezione razziale e le loro preferenze. Quasi tutti i bambini riconoscono immediatamente la razza delle bambole. La maggior parte di loro, però, attribuisce caratteristiche positive alle bambole bianche. Pregiudizio, segregazione, discriminazione, concludono i Clark, creano un senso di inferiorità nei bambini di colore.

La sentenza Brown – È una sentenza storica, quella scritta dal presidente Earl Warren, proprio lo stesso Warren che guiderà la Commissione d’inchiesta sull’omicidio Kennedy, il più convinto sostenitore della teoria del “proiettile magico” e del ritratto di Lee Harvey Oswald come killer isolato. L'educazione pubblica, scrive Warren, è diventata “probabilmente la più importante delle funzioni dello stato”. E “se lo stato ha deciso di offrirla, deve garantirla a tutti in condizioni di parità”. Il principio degli istituti “separati ma uguali” non corrisponde a queste condizioni di parità. “La politica di separazione delle razze denota generalmente l'inferiorità dei neri. Questa sensazione d'inferiorità colpisce la motivazione dei bambini ad apprendere” e toglie ai bambini di colore la possibilità di avere “alcuni dei vantaggi che otterrebbero in un sistema scolare razzialmente integrato”. “I sistemi d'istruzione separati” conclude la sentenza, “sono nella loro stessa essenza ineguali”.

Camera Ashe – C’è un altro momento altrettanto forte in cui nella storia dello sport il mondo si è fermato a discutere di bambole per bambini. È il 1992 e Camera, la figlia di Arthur Ashe, sta giocando con una bambola bianca, un regalo di Stan Smith, grande amico del primo campione nero di Wimbledon, e di sua moglie. Ashe è malato di Aids, morirà dopo pochi mesi, e ha organizzato un’esibizione prima dello Us Open per raccogliere fondi in favore della sua associazione per la lotta contro “la peste del 2000”. Ashe, un simbolo delle battaglie contro le discriminazioni, pensa a quel che il pubblico potrebbe dire vedendo sua figlia giocare con una bambola bianca e gliela fa togliere. “Il razzismo crea uno stato mentale per cui lo stare sulla difensiva e l'ipocrisia diventano le nostre risposte quasi istintive, mentre l'innocenza e la generosità sono aperture ai problemi” scriverà nel suo libro di memorie, Days of Grace. Ecco perché l’immagine di Frankie Thurston e della sua bambola è così importante. Perché l’innocenza può diventare una risposta istintiva, la migliore risposta possibile alle divisioni e alle barriere.

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