La favola di Tamberi, oro a Tokyo con quel gesso custodito 5 anni: “Per me significa tutto”
Sulla pista del National Stadium di Tokyo ad un tratto è spuntato un gesso. Proprio nei momenti decisivi della finale del salto in alto, con Gianmarco Tamberi e il qatariota Barshim a giocarsi la medaglia d'oro che si sarebbero spartiti qualche istante più tardi. Quel gesso è il simbolo del trionfo di Gimbo. Un monumento alla resilienza, al sudore, al sacrificio di un'atleta che cinque anni fa si infortunava ad un mese dai Giochi Olimpici di Rio e oggi trionfa nella sua gara. Il lieto fine di una favola cominciata da un evento nefasto, per questo ancora più speciale da assaporare.
Tamberi abbraccia l'amico rivale Barshim, con cui si è diviso la medaglia d'oro, poi comincia a saltare incredulo sulla pista del National Stadium, prima di crollare a terra commosso e incredulo. A pochi passi da lui c'è quel gesso, che poi abbraccia e porta in trionfo. "Per me significa tutto – racconterà qualche istante più tardi ai microfoni Rai – Per me significa tutto. Mi ricorda il giorno in cui ho deciso di provarci".
Un giorno di luglio 2016. Mancano poche settimane alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, Tamberi è in forma, proprio come oggi, e sta superando se stesso. Salta a 2.39, poi tenta di superare i 2.41 ma si fa male nel tentativo. La diagnosi è impietosa: lesione al legamento della caviglia sinistra e stop forzato di quattro mesi. Addio ai Giochi, quelli a cui sarebbe arrivato tra i favoriti nella sua disciplina.
"Ho passato una settimana nel letto a piangere – ha ricordato pochi minuti dopo aver vinto l'oro a Tokyo -. Per giorni ho pensato di aver perso tutto quello per cui avevo lavorato, tutti i miei sogni". Da quello stesso letto di ospedale, in qualche modo, Gimbo trova la forza interiore per ripartire e costruire la sua rivincita. "Ero in ospedale il giorno in cui ho deciso di provarci – ricorda –. Ho scritto Tokyo 2020 sul gesso e già sapevo che vincere sarebbe stato qualcosa di incredibile".
E così è stato. Tamberi ha conservato gelosamente il gesso dell'infortunio per cinque anni, la più forte delle motivazioni per ripartire nel viaggio verso il suo sogno olimpico. E sono arrivati insieme a destinazione, lì dove hanno trovato un nuovo compagno di viaggio. La medaglia d'oro.