La cavallerizza Caroline March muore col suicidio assistito: “Non è l’esistenza che voglio”
Caroline March era una cavallerizza agonistica a quattro stelle prima che una lesione del midollo spinale le cambiasse la vita, costringendola su una sedia a rotelle. Una condizione che ha portato la donna alla decisione di togliersi la vita a 31 anni ricorrendo sabato scorso al suicidio assistito, scelta di cui ha spiegato i motivi in una lettera di fortissimo impatto emotivo, il cui contenuto può essere sintetizzato in questa frase: "Non è l'esistenza che voglio".
L'amazzone inglese perse i sensi dopo una grave caduta durante una gara nel Norfolk, nell'aprile 2022, in cui si fratturò due vertebre. Nei giorni successivi, la March postò su Instagram la sua condizione di paraplegia, che sperava temporanea: "Non ho ancora sensibilità alle gambe, ma ora riesco a sentire e usare gli addominali e ho notato delle contrazioni casuali alle gambe, il che mi è stato detto è davvero incoraggiante". Un ottimismo iniziale che traspariva anche da un altro post di qualche settimana dopo, in cui Caroline si mostrava in sedia a rotelle mentre tirava a canestro: "Sto facendo ottimi progressi, la fisioterapia sta andando bene".
Quattro mesi dopo il tono dei suoi messaggi era già diventato più cupo, di pari passo con la consapevolezza che molto probabilmente la sua condizione di paralisi sarebbe stata irreversibile: "Non mentirò, sono in difficoltà, sono davvero in difficoltà. Sono distrutta, questa non sono io. Andare a cavallo per sollevarmi, fare esercizi per schiarirmi le idee, andare a passeggio coi miei cagnolini: tutto questo mi è stato completamente tolto. Questo non è un grido d'aiuto, beh non credo che lo sia. Sto solo mettendo le mie carte in tavola. È estenuante essere forti, avere una faccia coraggiosa e dire che sono OK. Non lo sono, sono tutt'altro che OK. Sto davvero a pezzi, fisicamente, mentalmente ed emotivamente".
L'anno scorso la cavallerizza poi scrisse: "Com'è passato un anno dal giorno peggiore della mia vita? Vorrei poter dire che sta diventando più facile, ma non è così".
Stava anzi diventando maledettamente difficile per Caroline, che in una lunga lettera condivisa domenica scorsa sulla sua pagina Facebook – che annunciava la sua morte, poco più di un mese dopo il suo compleanno – ha raccontato della sua battaglia per riprendersi, ma di come non ce l'abbia fatta ad andare avanti, pur dedicandosi ad attività come la supervisione dell'allevamento di giovani cavalli ed anche la fotografia.
Caroline si è sottoposta ad estenuanti sedute di fisioterapia ed è volata negli Stati Uniti per un trattamento sperimentale, ma ha detto che il suo infortunio le ha impedito di fare "qualsiasi cosa" che una volta amava fare: "Tutto quello che mi ha definito non è fisicamente possibile farlo nel modo che mi piace". La March ha raccontato anche del suo desiderio di diventare madre non più realizzabile: "Tutto quello che ho sempre desiderato era una famiglia e avrei rinunciato a tutto in un attimo per averne una".
Ha aggiunto di non aver mai compreso l'ossessione della società per la longevità e il bisogno di vivere il più a lungo possibile, a discapito di altro: "Alan Watts, un noto filosofo, ha detto ‘Preferirei avere una vita breve piena di ciò che amo fare, piuttosto che una vita lunga trascorsa in modo miserabile'. Il suicidio assistito è sempre stato qualcosa in cui ho creduto e ho sempre detto che se mi fosse successo qualcosa e fossi stato costretta a trovarmi nella situazione difficile di non poter avere la qualità di vita che volevo, quella sarebbe stata la strada che avrei seguito".
"Non mentirò, non avrei mai immaginato che potesse realizzarsi, ma eccoci qui – ha continuato Caroline – Nessuno può veramente capire quello che devo passare. Ci sono molti nuovi trattamenti per la lesione del midollo spinale e gli sviluppi sono entusiasmanti. Per il bene di chiunque altro, spero che continui così, quindi il mio futuro previsto non è lo stesso per tutti. Presto una schiena rotta potrà essere trattata come un braccio rotto. Personalmente ritengo, a torto o a ragione, che non si possa trovare una cura per una lesione midollare. Il mio massimo rispetto per chiunque non solo si sia costruito una vita dopo un infortunio, ma ha anche prosperato. Mi tolgo il cappello davanti a voi, siete davvero una fonte di ispirazione, ma non sono io. Non è un'esistenza che voglio. Ho sentito così tanto amore da così tante persone negli ultimi anni, vorrei solo che l'amore potesse aggiustare la mia condizione o addirittura renderla sopportabile, ma non può".