Khelif risponde all’IBA per l’esclusione ai Mondiali di Boxe: “Combatterò nei tribunali come sul ring”
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La pugile algerina Imane Khelif ha denunciato le nuove accuse della Federazione Internazionale di Pugilato (IBA) che, con un comunicato ufficiale, l'ha esclusa dai prossimi Mondiali di Boxe. Accuse che la lottatrice ha definito "false, infondate e offensive". Continua senza sosta il botta e risposta tra le istituzioni massime del pugilato internazionale e la campionessa olimpica a Parigi 2024 nella categoria femminile, pronta anche ad adire a vie legali "per difendere i miei diritti e che i principi della concorrenza leale vengano rispettati".
L'ultimo colpo l'ha sferrato Imane Khelif, ma sicuramente non sarà l'ultimo round che vede la pugile algerina al centro delle discussioni e polemiche che la stanno accompagnando dalle ultime olimpiadi estive di Parigi 2024. Se dietro le quinte del torrido faccia a faccia si celano possibili lotte di potere che coinvolgono CIO, IBA e – non ultimo – il Governo americano con le dichiarazioni del presidente Donald Trump, di fatto resta viva la questione se Khelif possegga oppure no i "requisiti di ammissibilità" per poter gareggiare nelle competizioni femminili. La stessa che le ha permesso la regolare ammissione olimpica dove ha conquistato la medaglia d'oro.
L'IBA, scrive Khelif attraverso i suoi profili social dopo l'ultima nota di esclusione ai Mondiali, ha "ancora una volta mosso accuse infondate, false e offensive. Il mio team sta esaminando attentamente la situazione e adotterà tutte le misure legali necessarie per garantire che i miei diritti e i principi della concorrenza leale vengano rispettati. Resto dove sono e non vado da nessuna parte. Combatterò sul ring, combatterò nei tribunali e combatterò nel tribunale dell'opinione pubblica finché la verità non sarà innegabile". Parole dunque di fuoco, che preannunciano anche una battaglia legale per difendere i propri diritti, oltraggiati dalla scelta IBA.
L'IBA, presieduta dal russo Umar Kremlev, ha affermato di essere rimasta ferma ai propri principi, rafforzata ancor più dal decreto firmato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel tentativo di impedire la partecipazione di atleti transgender allo sport femminile. Né Imane Khelif né Lin Yu-ting sono donne transgender, ma secondo la stessa IBA, tutto ciò "dimostra che l'organizzazione sta proteggendo giustamente le pugili donne dalla concorrenza sleale". L'IBA afferma di aver escluso le due atlete, che hanno sempre gareggiato come donne perché si ritiene che portino cromosomi XY, una prova di mascolinità, per cui bandirle. Khelif, così come Yu-ting, hanno sì una produzione maggiore di ormoni maschili ma sono donne. E proprio per questo ottennero il via libera alla partecipazione olimpica.