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Olimpiadi Parigi 2024

Khelif esplode dopo aver battuto Hamori: “Combatto per la dignità delle donne. Grata al CIO per la verità”

La pugile algerina, finita al centro della tempesta mediatica per le allusioni sulla sua identità sessuale, ha parlato poco prima di salire sul bus per tornare al villaggio olimpico: “Orgogliosa di rappresentare l’Algeria e di farlo da donna”. Poi fa una dedica speciale.
A cura di Maurizio De Santis
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La pugile Imane Khelif è già certa di infilare al collo una medaglia alle Olimpiadi di Parigi. Per adesso ha il bronzo assicurato nella categoria 66 kg: il punteggio l'aiuta, non essendo prevista nel programma dei Giochi una finale per il terzo posto. Grazie alla vittoria contro l'ungherese Hamori assegnatale con decisione unanime, è approdata in semifinale dove incrocerà i guantoni con la thailandese Janjaem Suwannapheng. La tempesta mediatica che l'aveva travolta per le accuse e le allusioni subite per i sospetti sull'identità sessuale non ha influenzato l'algerina. La sua storia è divenuta (anche) terreno di scontro politico e lotta di potere.

Nemmeno le polemiche rinfocolate dal ritiro di Angela Carini (che s'è scusata con lei e, dopo aver raccontato le proprie sensazioni, le ha fatto anche gli auguri perché vinca a Parigi) hanno fiaccato la concentrazione dell'atleta che non è caduta nella trappola del nervosismo. Gliel'aveva tesa l'avversaria ungherese che alla vigilia aveva dichiarato: "Affronterò un uomo". Ma non è bastata.

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Dietro le lacrime di Khelif c'è questo e molto altro, a cominciare dall'orgoglio personale che è anche nazionale, considerato il sostegno ricevuto da un intero Paese in un momento molto difficile a livello sportivo ed emotivo. Ha ringraziato dio, fatto il saputo militare poi s'è lasciata andare a uno sfogo liberatorio: adrenalina e pressione (fortissima) le ha tenute strette nei pugni fino al verdetto degli arbitri, dopo ha potuto liberarle e liberarsi. "Combatto per la dignità di tutte le donne, ho fatto tanti sacrifici per essere qui – ha ammesso a caldo, subito dopo il combattimento come riportato anche dai media algerini -. E sono molto orgogliosa di regalare una gioia e una medaglia al mio Paese".

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Prima di salire a bordo del bus che l'avrebbe ricondotta al villaggio olimpico, Khelif è poi tornata sulla controversia che l'ha toccata direttamente. Gli occhiali neri a goccia che ha sul viso lasciano appena trapelare lo sguardo fiero della pugile. Si ferma per qualche attimo e attacca: "Sono grata al CIO che ha detto la verità. Sono molto orgogliosa di rappresentare l'Algeria e di farlo da donna. Alle Olimpiadi non ci sono incontri facili. Spero di essere pronta pronta per il prossimo incontro. Combatterò anche per il mio paese che amo così tanto. Posso già dire al popolo algerino che ho vinto una medaglia per l'Algeria e gli arabi".

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Khelif spende un'ultima frase per fare un dedica speciale: rende omaggio al boxeur algerino Moustfa Mousa, il primo a vincere una medaglia di boxe per il Paese (bronzo a Los Angeles nel 1984), morto ieri in un incidente stradale a Oran. "Questo mio successo è anche per lui". Parole che sono miele per il suo popolo e per la federazione algerina che nelle ultime ore ha reagito ed espresso biasimo in una nota ufficiale per il trattamento riservato all'atleta. La denuncia è per gli "attacchi malevoli contro la nostra illustre atleta, Imane Khelif, da parte di alcuni media stranieri. Sono tentativi di diffamazione fatti soprattutto in un momento fondamentale della sua carriera rappresentato dai Giochi".

Intervista raccolta da Giuseppe Pace e Simone Giancristofaro

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