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Paralimpiadi 2024

Jaryd Clifford perde la medaglia alle Paralimpiadi per una regola beffarda: è andato troppo veloce

Il 25enne podista australiano ipovedente è stato punito dai giudici di gara per aver lasciato la cordicella che lo tiene “legato” alla guida. “Sono distrutto… eravamo lì con l’obiettivo di vincere l’oro”.
A cura di Maurizio De Santis
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Jaryd Clifford ancora non riesce a darsi pace: ha conquistato la medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Parigi ma il terzo posto nella finale maschile T3 dei 5000 metri gli è stato cancellato e il trofeo tolto. Il suo risultato non poteva essere convalidato. Perché? Tutto nasce da una situazione paradossale per il corridore australiano ipovedente: è più veloce delle guide che lo accompagnano in gara e, per evitare gli facciano da zavorra, ha preso la decisione reputata migliore per sé ma non secondo i regolamenti: ovvero, privarsi del cavetto che lo tiene collegato al suo mentore.

È successo nell'ultimo tratto sulla pista dello Stade de France e gli è costato caro: per gli organizzatori essere giunto al traguardo "slegato" è stato ritenuto una violazione delle norme e per questo è stato squalificato. Clifford, unico podista che si avvaleva di una guida, era comprensibilmente distrutto mentre raccontava la sua vicenda ai media: ha sempre avuto delle riserve sulla guida al suo fianco, preoccupato per la capacità di tenere stesso ritmo e rapidità di passo. E quando ha trovato una soluzione s'è visto ricacciato all'indietro.

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In una video-intervista con il connazionale Dylan Alcott (ex tennista paralimpico) ha spiegato cosa è successo e perché ritiene quella situazione un limite per le sue prestazioni in pista. "Di recente hanno introdotto nuove regole in base alle quali la lunghezza della cordicella, quello tiene la guida unita a me, deve essere di 30 centimetri. Ma la maggior parte di questa lunghezza è occupata dagli anelli che portiamo al dito – ha ammesso Clifford -. Quindi siamo praticamente legati tramite le nostre mani". 

In buona sostanza, quando c'è da alimentare l'intensità della falcata oppure prodursi in uno scatto, avere al fianco una guida che non regge il ritmo è impedimento da superare in un solo modo. "Di recente abbiamo dovuto prendere la decisione che dovrò provare a correre da solo i cinque chilometri, semplicemente perché le mie guide sono…". E qui viene interrotto dall'interlocutore che gli serve la battuta come un assist: "Troppo lente! È perché sono troppo lente! Dillo pure". La replica divertita: "No, non posso dirlo! Sì, forse…". 

Clifford ha cercato anche di opporsi al provvedimento che ha subito ma ogni speranza di presentare ricorso è stata spenta sul nascere dall'intervento del Comitato Paralimpico Internazionale: gli è stato subito chiarito che non aveva motivi per contestare il verdetto né margini perché quell'impugnazione fosse presa in esame.

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"Ho pianto un po' a bordo pista – le ultime parole del 25enne podista australiano -. Se il dolore è una conseguenza di certi risultati, posso dire che anch'io ho avuto il mio momento di dolore. In pista ero un po' intontito, lo sono ancora un po'… Sono distrutto, a dire il vero, eravamo lì con l'obiettivo di vincere l'oro".

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