Iliass Aouani: “Lo sport a Ponte Lambro mi ha salvato. Vi dico a cosa penso nelle 2 ore di maratona”

Arrivato a due anni in Italia dal Marocco, Illias Aouani è cresciuto nel quartiere popolare milanese di Ponte Lambro: “Partire da una condizione svantaggiata – racconta l’atleta a Fanpage.it – mi ha forgiato nel non arrendermi, la resistenza nella corsa rispecchia la mia personalità perseverante”.
A cura di Chiara Daffini
8 CONDIVISIONI
Immagine

Il 29enne milanese Iliass Aouani ha vinto la medaglia d’oro ai Campionati Europei nella maratona di Lovanio, riuscendo a fare la differenza negli ultimi 195 metri. Un titolo che l'Italia non conquistava dal 2014 e che segna per Aouani un punto di svolta nella sua carriera agonistica. "Vincere con i colori azzurri per me rappresenta una gioia indescrivibile – racconta il campione a Fanpage.it mentre aspetta di prendere l'aereo che lo riporterà in Italia -. Salire sul podio, ascoltare l'inno di Mameli e cantarlo a squarciagola sono emozioni che mi porterò con me per sempre".

Iliass, che cosa significa quest'ultima vittoria per te?
"Questa vittoria per me rappresenta la rivincita di fronte a tantissime porte chiuse, tante delusioni, tanti obiettivi non centrati. E dietro questo risultato ci sono immensi sacrifici quotidiani, momenti di dubbi, di incertezze, momenti in cui era facilissimo addirittura mollare e invece essere riuscito a persistere fino a concretizzare questo sogno per me rappresenta un'emozione indescrivibile".

Cos'è che ti ha dato maggiormente la spinta per andare avanti e non mollare?
"Sicuramente realizzare per quale motivo sto facendo tutto questo. Per quale motivo ho iniziato questo viaggio? Perché quando non si hanno ben chiaro in mente i perché, i grandi perché per cui si fanno le cose non si riescono a trovare i come".

Il tuo perché qual è stato?
"Nell'ultimo anno, anche in seguito alla mancata convocazione alle Olimpiadi, mi son reso conto che questa era la mia vita e che avrei dovuto dedicare non il 99% ma il 100% di tutte le mie risorse per esprimere il massimo del mio potenziale".

Al di fuori dell'atletica, puoi raccontarci qualcosa di te?
"Sono nato in Marocco, sono l'unico di cinque figli nato lì, ma i miei si sono trasferiti quando avevo due anni, quindi di fatto sono sempre cresciuto in Italia, a Milano dove ho fatto tutte le mie scuole dalle elementari fino alle superiori, per poi trasferirmi in America per fare l'università e ho iniziato l'atletica in maniera totalmente casuale, avevo penso 15 anni ed è nata come semplice passione che col tempo ho portato ad essere la mia professione".

In che quartiere di Milano sei cresciuto?
"A Ponte Lambro, dove vivo tuttora le volte in cui torno in città per stare con i miei genitori. Ponte Lambro purtroppo ha avuto in passato una cattiva fama, ora chiaramente si presenta molto meglio rispetto alle condizioni in cui si trovava tempo fa. Quando ero ragazzino era un quartiere completamente degradato e lo sport per me ha rappresentato l'ancora di salvezza in mezzo a un mondo in cui era molto facile cedere alle tentazioni e perdersi per vie non tanto belle. Lo sport ha rappresentato praticamente l'isola in cui sono riuscito a forgiare me stesso, sia come atleta che come persona".

Ti sei forgiato in una disciplina impegnativa, a livello fisico e mentale. Come affronti corse così lunghe?
"Quando corro una maratona, che praticamente sono due ore di corsa, è come se venissi teletrasportato in un'altra dimensione in cui la percezione del tempo è completamente distorta. Corro due ore, ma ho l'impressione di correre per mezz'ora. Infatti la gente mi chiede a che cosa penso per tutto il tempo, letteralmente a niente: cerco solamente di essere concentrato sul qui e ora, perché una volta che inizi a pensare, poi entri in un circolo vizioso che può essere molto dannoso".

Perché proprio la corsa?
"Sono sempre stato una persona molto competitiva, che ama superare i propri limiti e confrontarsi con gli altri. Quindi, così casualmente, per gioco, mi sono presentato alla pista di San Donato [Mi] e da lì ho iniziato sperimentando un po’ tutte le discipline per poi rendermi conto di essere più portato per quelle di resistenza, che in qualche modo rappresentano anche la mia personalità perseverante".

C'è un segreto per arrivare lontano?
"Io non mi sono mai considerato una persona dal talento sopraffino, però penso che il mio più grande talento sia la capacità di persistere anche quando la mia è una posizione di partenza svantaggiosa rispetto agli altri. Provengo da una famiglia delle condizioni economiche non tanto abbienti, però con due genitori che mi hanno trasmesso tanti insegnamenti".

Qual è secondo te il più importante?
"Il sacrificio. L’atletica mi ha dato tanto, ma allo stesso tempo mi toglie tanto: dover stare lontano della mia famiglia, sacrificare la vita personale e sentimentale… Ma ho capito che se dedichi tutto te stesso a questo mondo, c'è la possibilità che tu venga ricompensato. Se invece dedichi il 99% c'è la certezza che tu sia uno dei tanti".

Torniamo alla medaglia da campione europeo di maratona. Che cos'hai provato mettendola al collo?
"Questa medaglia sicuramente rappresenta la gara migliore della mia vita, sarà la gara attraverso la quale consoliderò il mio nome nell'ambito internazionale e il fatto di essere riuscito a vincere con i colori azzurri per me rappresenta una gioia indescrivibile: salire sul podio, ascoltare l'inno di Mameli e cantarlo a squarciagola sono emozioni che mi porterò con me per sempre".

8 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views