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Il rugby francese sotto shock: “Utilizzo massiccio di droga e coca-party, tutti lo sanno”

Un’inchiesta ha raccolto testimonianze anonime degli stessi giocatori che hanno confermato la pratica: un “terzo tempo” che sta inquinando il rugby d’Oltralpe.
A cura di Alessio Pediglieri
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Lo scandalo è servito e in Francia il mondo della palla ovale sta entrando in un tunnel dal quale difficilmente potrà uscire in tempi brevi. Perché il problema sollevato da una inchiesta dei giornalisti de L'Equipe è di quelli che fanno tremare l'intero sistema, non solo i giocatori e i tesserati: l'utilizzo quasi scientifico di cocaina. Ovviamente, nulla a vedere con il campo e con i controlli antidoping perché i consumatori di droga sanno perfettamente quando e quanta sostanza assumere senza incorrere in squalifiche o altro. Eppure, il problema esiste e le testimonianze raccolte sono più che allarmanti.

L'inchiesta portata alla luce è devastante per l'intero panorama del rugby francese, un vero e proprio "flagello" che ha coinvolto sia i giocatori professionisti sia i più giovani e i dilettanti. Ma di cosa si tratta nello specifico? All'interno del panorama del rugby transalpino, purtroppo, si evince dalle varie testimonianze (rigorosamente anonime) che questo consumo è diventato da diverso tempo una pratica oramai considerata una "prassi" e in una quantità "che non era conosciuto in passato", si legge all'interno dell'inchiesta de L'Equipe.

Tutto è nato andando a contattare gli stessi rugbisti che, a fronte della garanzia dell'anonimato, hanno rivelato le pratiche e confermato la diffusione della cocaina all'interno del sistema della palla ovale francese. Che adesso è finito in una spirale di polemiche e che presumibilmente verrà sottoposto a indagine federale anche perché loro stessi hanno concordato sul fatto che nell'ambiente non sia un segreto il consumo di droga. Ma come sarebbe possibile non incorrere nei controlli antidoping? La risposta arriva dagli stessi giocatori che conoscono benissimo il regolamento e le procedure delle verifiche e spiegano come poterle aggirare: la Federazione francese di rugby  effettua i controlli antidoping dopo le partite, ma non durante la settimana, quando l'utilizzo di cocaina viene effettuato.

"La cocaina è diventata un luogo comune" ha rivelato un giocatore anonimo. "Quando ho iniziato, alcune persone fumavano semplici canne di cannabis. Ma adesso la pratica è stata sostituita dalla cocaina".  Uno dei giocatori intervistati ha anche osservato: "Agisce come un antinfiammatorio" mentre un altro ha raccontato come "in alcune parti della Francia, dopo una partita, si prepara una festa di cocaina".

Sull'argomento è stato contattato anche Christian Bagate, responsabile della lotta al doping nella FFR che ha spiegato come non sia facile cogliere in fragranza chi fa uso di sostanze stupefacenti: "La cocaina rimane nelle urine solo fino a 48 ore. Se i giocatori la prendono all'inizio della settimana non ci sono più tracce di droga nei giorni delle partite. Sappiamo perfettamente che la maggior parte ne fa uso durante la settimana, ma purtroppo non abbiamo avuto casi di controllo positivo per la cocaina in competizione". Dunque, sotto indagine è finito il classico "terzo tempo", il momento aggregativo all'insegna del fair play che ha reso tanto celebre il rugby come disciplina dall'assoluta e irraggiungibile sportività. Dove purtroppo, evidentemente si è andati oltre il consentito dal buon senso e dai regolamenti.

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