Il nuoto artistico di Micol e Selene, che ha la sindrome di Down: “In acqua non ci sono differenze”

Selene e Micol gareggiano insieme nei campionati di nuoto artistico inclusivo grazie al lavoro del progetto Filippide, un programma nazionale di avvio all’attività sportiva per persone autistiche e con malattie rare attivo da oltre 20 anni.
A cura di Simona Berterame
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Micol Bovo e Selene Mirra sono appena tornate dalla Francia con tre medaglie al collo. Entrambe hanno partecipato al Campionato Mondiale di Nuoto Artistico Inclusivo che si è svolto i primi di agosto a Châlons-en-Champagne, in Francia. "Il nostro è un doppio misto – spiega Micol – perché io sono un'atleta normodotata mentre Selene ha la sindrome di Down, ma in acqua credetemi non c'è nessuna differenza". Le due ragazze hanno gareggiato insieme per la seconda volta e insieme a loro sono volati in Francia per gareggiare anche un'altra coppia composta da Giorgio Minisini (campione di nuoto sincronizzato) e Arianna Sacripante. Tutti e quattro hanno conquistato delle medaglie ma il messaggio che c'è dietro a queste gare è ancora più profondo. "L'acqua è un po' il mio regno – racconta Selene sorridendo – mi sento proprio a casa mia quando nuoto". 

I fondi a rischio

Ma il progetto Filippide, che permette a Selene e a tanti altri ragazzi con disabilità di fare sport e partecipare a delle gare, è in bilico. A lanciare l'allarme sono gli stessi responsabili che denunciano: "Il bando con il Comune di Roma è in scadenza a fine settembre ma quello nuovo non è ancora pronto".  Il Progetto Filippide nasce nel 2002 sotto l'amministrazione Veltroni e diventa un programma nazionale di avvio all'attività sportiva per persone autistiche e con malattie rare. "Il Progetto Filippide ha sino ad oggi svolto la sua attività senza interruzioni – spiegano in un post alcuni sostenitori dell'iniziativa – ma i costi presentati e giustificati per ogni atleta autistico inserito sono stati addirittura ridotti in valori assoluti rispetto a quelli del 2005″.

Il problema infatti, manco a dirlo, sarebbero proprio i soldi. In 20 anni i costi sono cambiati e servirebbero oltre 80 mila euro l'anno. "Ma la proposta del Comune è di 30mila euro e una proroga fino a marzo 2025 e per noi non è assolutamente sostenibile" spiega il presidente del progetto Filippide Nicola Pintus. Martedì 10 settembre è stato organizzato un presidio in Campidoglio da parte dei genitori dei tanti ragazzi disabili che praticano sport grazie al Progetto Filippide. Una mamma ha anche scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma la risposta del Comune di Roma, arrivata attraverso le parole dell'assessora alle Politiche sociali Barbara Funari, è propositiva: "Faremo di tutto per mantenere questo progetto".

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