Il lungo salto tra Fiona May e Larissa Iapichino, passato e futuro dell’atletica italiana
Non bisogna essere per forza di cosa nostalgici, anche se in un presente in cui si è chiusi in casa o ci si muove pochissimo per colpa di un virus che ti può infettare e uccidere, difficile non pensare con malinconia a ieri. Ma se proprio si vuole essere nostalgici con cognizione di causa, allora si può deliberatamente farsi del male e pensare all’atletica leggera italiana degli anni ’80 e inizio anni ’90, in cui c’erano l’ultimo Mennea, Sara Simeoni, Salvatore Antibo, Alessandro Lambruschini, Gennaro Di Napoli, Stefano Mei, Francesco Panetta, Alessandro Andrei, i marciatori e le marciatrici. Insomma eravamo una delle prime 10 potenze mondiali in questo sport, mentre solo ora per fortuna si vedono dei piccoli bagliori all’orizzonte dopo anni di magra storica e dolorosa.
In realtà già a fine anni ’90 stavamo calando e anche in maniera drastica rispetto al decennio precedente e ci tenevano a galla solo brevi exploit, come quello di Fabrizio Mori nei 400 ostacoli. Poi, all’improvviso, grazie al matrimonio con il nostro astista Gianni Iapichino, arriva una stella meravigliosa, che ci accompagnerà e ci farà esultare per tanti altri anni sulle piste di tutto il mondo, Fiona May.
Fiona May, che oggi compie i suoi splendidi 51 anni, è stata una fantastica e flessuosa atleta che già quando indossava i colori della Gran Bretagna sapeva vincere. Nel 1987 vince gli Europei Juniores e nel 1988 i Mondiali nella stessa categoria. Ma con i grandi non sfonda subito e inizia ad avere dei problemi con la Federazione. Ai Mondiali del 1993 è addirittura quattordicesima e sembra essere entrata in un brutto tunnel.
Poi decide di cambiare tutto: vita e Paese, iniziando a rappresentare l’Italia già agli Europei del 1994, quando esordisce in maglia azzurra vincendo il bronzo nel salto in lungo, la sua specialità principe anche se eccelleva anche nel salto triplo. Da quel momento in poi per lei e per noi che la seguiamo sempre con maggiore trepidazione inizierà una cavalcata indimenticabile. Nei successivi appuntamenti, questi sono i risultati: Mondiali 1995 a Gotebrog, oro; Olimpiadi di Atlanta 1996, argento; Mondiali di Atene 1997, bronzo; Europei di Budapest 1998, argento; Mondiali di Siviglia 1999, argento; Olimpiadi di Sydney 2000, argento, Mondiali di Edmonton 2001, oro. Un sgroppata di medaglie che ha accompagnato tutta l’atletica leggera italiana nel nuovo millennio e non ha saputo purtroppo mettere i semi giusti per continuare a seguirla.
Le vittorie più belle sono di sicuro il primo mondiale, quello del 1995 in Svezia. In finale con lei ci sono atlete che sono dei veri e propri monumenti nei rispettivi paesi: Heike Drechsler, per due volte oro olimpico, Jackie Joyner-Kersee, altri tre ori olimpici per lei fra salto in lungo ed Eptathlon, Niurka Montalvo, oro Mondiale a Siviglia nel 1999. Le batte tutte con un ultimo salto da 6,98. Poi c’è la corsa sfrenata verso lo staff tecnico e il pianto con una bandiera italiana fra le mani.
L’altra grande vittoria è quella che nessuno più si aspettava, di nuovo mondiale a Edmonton sei anni dopo. In Canada deve superare una nidiata completamente nuova di atlete, in cui ci sono Niki Xanthou, la greca campionessa europea indoor nel 2002, Lyudmila Galkina, campionessa mondiale nel 1997 e l’altra russa Tatyana Kotova. Mancano Heike Drechsler, la tedesca che l’ha battuta l’anno precedente ai Giochi Olimpici di Sydney per 3 maledetti centimetri e la nigeriana Chioma Ajunwa, che l’ha battuta nell’Olimpiade precedente, quella di Atlanta 1996. Ma mentre la Drechsler è una campionessa, la nigeriana è solo una meteora, con uno stile assurdo che piazza un 7,12 al primo salto a cui nessuno sa dare una spiegazione.
Non aver vinto un oro olimpico resterà purtroppo il suo grande cruccio, ma oggi Fiona May è a tutti gli effetti nell’olimpo dello sport italiano e quei due argenti non brillano meno che un primo posto nella gara più importante di tutte.
Questo articolo che dovrebbe e potrebbe finire qui però deve avere un corollario. Gianni Iapichino e Fiona May hanno tanto dato allo sport italiano in passato, ma dalla loro unione potrebbe essere nata anche la stella del futuro. La primogenita, Larissa, nata nel 2002, il 16 luglio 2020 a Savona salta 6,80 a soli due giorni dal compimento del suo diciottesimo compleanno. È la quinta misura stagionale, la seconda misura di un’atleta italiana in assoluto dopo Fiona May.
Insomma, Larissa è il futuro della nostra atletica e potrebbe continuare a farci attaccare alla televisione, sognare ed esultare, proprio come mamma Fiona.