Il fratello di Filippo Tortu indagato: presunto mandante del tentativo di spionaggio su Marcell Jacobs
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Da alcuni giorni il mondo dello sport e dell'atletica in particolare è sottosopra per la sconvolgente notizia di una presunta spy-story che coinvolgerebbe due tra i velocisti più famosi e vincenti d'Italia: Filippo Tortu e Marcell Jacobs. Se il primo, che si è dichiarato totalmente estraneo ai fatti, è stato triato in ballo quale fratello di Giacomo – oggi indagato dalla procura di Milano come presunto mandante delle richieste di spionaggio – l'oro olimpico sui 100 metri a Tokyo rappresenterebbe la parte lesa: nei suoi confronti si è cercato di carpire con la frode, gli esiti degli esami del sangue, oltre a richieste di intercettazioni telefoniche e informazioni su conversazioni private in chat.
Una vicenda torbida che ha allarmato il mondo dell'atletica colpita da vicino dalle notizie rivelate da Il Fatto Quotidiano che ha reso pubblico il tentativo da parte del fratello di Filippo Tortu, Giacomo, di aver assoldato degli investigatori per cercare di carpire informazioni su Jacobs nel tentativo di scoprire eventuale utilizzo di doping nel periodo immediatamente successivo a quello delle Olimpiadi di Tokyo: una procedura che sarebbe durata circa un anno e che, anche se non sembra aver portato ad alcun risultato utile, è stata posta sotto indagine nell'ambito dell'inchiesta della Dda e della Procura nazionale antimafia sulla centrale milanese di dossieraggi illeciti.
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L'ex poliziotto Carmine Gallo, amministratore delegato di Equalize – la società contattata per redigere il dossier su Jacobs – in uno degli interrogatori resi con il pm della Dda Francesco De Tommasi e i carabinieri del nucleo investigativo di Varese, avrebbe rivelato il nome di Giacomo Tortu. Quest'ultimo si sarebbe adoperato illegalmente per cercare di conoscere gli esiti degli esami del sangue di Marcell Jacobs e non solo: avrebbe richiesto anche il contenuto di alcune telefonate dell'oro olimpico sui 100 metri e di alcune chat private intercorse tra Jacobs e il suo staff. Il tutto per capire se vi fosse traccia di utilizzo di sostanze dopanti.
A seguito di quanto emerso, la Fidal – Federazione italiana atletica leggera – presieduta da Stefano Mei ha aperto immediatamente una inchiesta interna per fare chiarezza su una situazione che la vede sua malgrado coinvolta. I due velocisti non hanno voluto commentare né rilasciare dichiarazioni alla stampa sull'argomento se non attraverso due comunicati ufficiali, con Jacobs che ha anticipato come abbia dato "mandato al suo avvocato di valutare i profili legali, come possibile parte lesa"