Il miracolo non è riuscito. Centinaia di migliaia di tifosi di Valentino Rossi in tutto il mondo hanno sperato fino all’ultimo che il loro campione, il motociclista 36enne marchigiano di Tavullia – già nove volte campione del mondo – riuscisse a compiere l’impresa a Valencia nell’ultima gara di questo campionato del mondo.
Un’impresa che, fosse riuscita, sarebbe stata un vero miracolo: partire dall’ultima posizione in griglia di partenza, la numero 26, sorpassare tutti fino ad arrivare almeno alla sesta posizione (con cui avrebbe vinto se il suo rivale, Jorge Lorenzo, fosse arrivato terzo). Non è andata così. Siamo delusi, noi tifosi di Valentino, noi italiani, noi appassionati di moto da tutto il mondo. Delusi soprattutto perché è un mondiale vinto in una maniera sporca, con Marc Marquez che ha favorito la vittoria di Lorenzo.
Una tristezza che si è riversata sulla seguitissima pagina Facebook “La Bibbia di Valentino Rossi”, dove in migliaia si sono ritrovati. “C’è tantissima rabbia e delusione”, spiega Michele Spinazzola, che ha 20 anni e ha creato la pagina-community per i valentinisti. “Il sogno va in fumo a causa di una condotta di gara palesemente atta a danneggiare Valentino”, aggiunge.
Già, perché Valentino dopo aver condotto un campionato incredibile a 36 anni non ha potuto giocarsi il mondiale alla pari. È dovuto partire dall’ultima casella, dal 26esimo posto, perché la direzione di gara gli aveva assegnato due settimane prima una penalità di 3 punti per avere spinto fuori pista il pilota Marc Marquez (che era poi caduto senza potere concludere la gara).
La vicenda è stata complessa. Valentino ha effettuato quella manovra scorretta nella gara di Malesia perché Marquez – il campione spagnolo di 22 anni che tutti vedono come suo successore – aveva ostacolato Valentino favorendo la vittoria di Lorenzo. Questa è la teoria di Rossi, a cui però darebbero ragione i numeri dei tempi e con cui in parte concorda la stessa direzione di gara che a Rossi ha assegnato la penalità.
Era iniziato tutto in Malesia: Valentino Rossi aveva stupito i giornalisti di tutto il mondo accusando Marc Marquez di aiutare Jorge Lorenzo – facendolo passare davanti in gara e poi rallentando di proposito per fare da “tappo” a Valentino impedendogli di raggiungerlo. Marquez aveva negato tutto. Rideva durante la conferenza stampa. E poi, la domenica dopo, ripeteva esattamente quella condotta nel circuito di Sepang. “14 sorpassi nei primi giri tra due piloti non si sono mai visti nella storia del motomondiale”, commenta l’autore della pagina-community su Valentino Rossi. Insomma, Marquez ha fatto le ultime gare del campionato, pare, correndo per far perdere Valentino. Come anche in quest'ultima gara, dietro Lorenzo senza mai sorpassarlo, e addirittura fermando il proprio compagno di squadra Dani Pedrosa quando ha provato ad andare a prendere Lorenzo. Una vergogna, semplicemente una vergogna.
Comunque siano andate veramente le cose, per quanto antisportiva la condotta di Marquez non è stata tecnicamente scorretta: anche nelle moto non si può fare il processo alle intenzioni. Mentre la penalità per Valentino è stata praticamente obbligata. Anche dopo che era stato appurato che il fantomatico “calcio” – quello che sembrava Rossi avesse tirato a Marquez durante la manovra che gli è costata la sanzione – non esisteva, come hanno provato le riprese dall’elicottero (ma i giornali spagnoli, simpatetici con Marquez, hanno continuato per settimane a parlare di “calcio” di Rossi contro Marquez).
Jorge Lorenzo ha meritato questo titolo, eppure rimane forse il campione più odiato di sempre. Che litiga con i giornalisti. Che insiste perché a Rossi venga inflitta una sanzione maggiore, nonostante la penalità regali a lui il mondiale. Uno che porta la Yamaha al punto di doverlo redarguire perché non si occupi della penalità di Rossi (tanto che in molti ormai vedono possibile un suo passaggio in Ducati). Uno di cui perfino il padre in un’intervista dice di tifare Rossi, e la cui ex ragazza pubblica su Instagram una foto osé per supportare il pilota italiano avversario.
E poi c’è Valentino. Quel ragazzino che abbiamo visto crescere vincendo ogni titolo: in 125, in 250, in 500 e poi in motogp, battendo record e avversari come un eroe dei fumetti. Uno che ha dominato la moto per quasi 15 anni e lo ha fatto con un gusto tale che è riuscito a far arrivare questo sport alla portata di tutti: dalla casalinga di Voghera all’intellettuale da salotto, dalla celebrità di Hollywood fino ai suoi amici storici di Tavullia.
Già, perché se oggi il Rossi pilota perde, ha sicuramente vinto l’uomo Valentino. Una persona che nonostante i tanti traguardi raggiunti ha gli stessi amici con cui è cresciuto, quelli con cui faceva le gare in ape-cross per andare a scuola. Uno che poteva ritirarsi in un’isola tropicale e invece si allena più che mai per battere rivali con 10 e 15 anni meno di lui. Uno che, nel momento in cui gli spagnoli dominavano, crea la “VR Academy” per far crescere i talenti nostrani, e in soli due anni i risultati sono sorprendenti: Niccolò Antonelli, Romano Fenati, Francesco Bagnaia, Nicolò Bulega, in moto3 gli italiani la fanno da padrone.
Valentino Rossi, uno che in questo momento così difficile ha l’affetto della fetta più grande del pubblico che lo ama: “In queste due settimane c'è stata un'ondata di solidarietà nei suoi confronti che non avevo mai visto prima”, spiega Michele Spinazzola della pagina Facebook. “E' bello avvertire tutto questo affetto. Secondo me la figura di Valentino si è rafforzata ulteriormente nel mondo: in futuro ricorderemo che all’età di 36 anni il pilota da battere era ancora lui”.
Già, perché il mondiale è perso. Ma la domanda rimane: senza la penalità a Rossi, Jorge Lorenzo avrebbe vinto il campionato? Senza Marquez a giocare sporco Lorenzo avrebbe vinto? No, quasi certamente avrebbe vinto Valentino Rossi. E questa domanda porta in sé tutta l’eredità di questo campionato e di questi piloti. Perché cosa ricorderemo di Marquez e di Lorenzo fra 10 o 20 anni? Cosa ricorderemo di tutti gli altri che si sono scagliati contro Valentino come avvoltoi durante le polemiche – uno spettacolo vergognoso – quando sapevano che senza giochetti sarebbe stato lui a vincere il mondiale a 36 anni?
Di Valentino invece ricorderemo, anche di oggi, la sua grande umanità. Il suo saper sbagliare, e la capacità di ammetterlo, le sue sconfitte – importanti come le vittorie più grandi, la sua incapacità di accettare un'ingiustizia a costo di giocarsi il mondiale numero dieci. Che poi, sono quelle cose che permettono a un atleta di passare quella linea invisibile fra l'essere uno sportivo e un campione, un fuoriclasse, uno amato dal pubblico. Uno che non dimenticheremo.
Perché se per saper vincere bisogna essere campioni, per saper perdere bisogna essere uomini. E questa sconfitta non fa che rendere più grande il mito di Valentino: perché vedere uno che vinceva tutto, perdere con così tanta dignità da farlo sembrare una vittoria è una cosa che emoziona. Che appassiona, che brucia i cuori, che è quello che lo sport dovrebbe fare. Per questo la gente ama Valentino Rossi: perché oltre al "manico" ha un grande cuore. Perché per ogni Rossi pilota che perde c’è un Valentino, umano, che vince. Senza trucchi.