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Gli ori e gli amori, la Ferrari e le donne: i 50 anni di Tomba la Bomba

E’ il terzo migliore di sempre in Coppa del Mondo. Per lui si fermò il Festival di Sanremo. Compie 50 anni Alberto Tomba, icona pop per gli ori olimpici e la lunga love story con Martina Colombari.
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Ha portato lo sci al Festival di Sanremo. Ha vissuto per vincere, “adoro essere adorato” diceva. Per Tomba “la Bomba”, lo sci è questione di bianco o nero, o vinco o salto, tertium non datur. E all'inizio “saltavo sempre: di giorno le porte degli slalom, di notte le finestre degli alberghi”. In 50 anni di vita da copertina, ha scritto Cesare Fiumi, Tomba si è preso “un posto nell’immaginario collettivo, tra successi olimpici e amorosi, tra le medaglie d’oro e la Colombari. Tomba in fondo è stato un eroe pop” con un triangolo da vitellone: “Ferrari, discoteca e gnocca”.

Meglio mammone che incosciente – "Sono una persona semplice, senza tragedie esistenziali, senza traumi sentimentali. Non sarò mai uno che fa cultura. A un libro di Umberto Eco preferisco un disco di Michael Jackson" ammetteva. Icona che tolse pagine di giornali al calcio, campione che da bambino disegnava benissimo, dopo la sua prima vittoria, un parallelo alla Montagnetta di San Siro, la Gazzetta dello Sport non volle mettere il suo cognome nel titolo. Quel nome che diventerà simbolo dei sabati e delle domeniche di tutt'Italia, un nome scritto quattro volte in coppa del Mondo di specialità (quattro di slalom e quattro di gigante) e una generale, nel 1995. Un'impresa straordinaria per uno come Tomba che non gareggiava in discesa libera perché la mamma non voleva: “meglio mammone che incosciente” diceva. “Bisogna sempre ubbidire alle mamme. In un sondaggio, tempo fa, mi hanno eletto “figlio ideale”: sono state loro le prime a volermi bene. Mentre c’era chi mi dava dello sbruffone, loro avevano capito subito che sono un campione naif, un candido abituato alla franchezza”. Vedere per credere l'esultanza dopo il gigante di Alta Badia del 1994 con il suo husky siberiano Yukon.

Bello carico – Così ha attraversato tre generazioni, ha affrontato l'ultimo Stenmark, Girardelli e Zurbriggen, Accola e Kjus, Aamodt e Hermann Maier. Rivali con un unico obiettivo. “Me lo hanno confessato un po’ di ex avversari ad un evento” ha rivelato al Corriere della Sera, “«non volevamo che ti ritirassi per poter vincere» mi hanno detto «ma batterti in gara»”. È l'unico che abbia vinto almeno una gara per undici anni di fila, l'unico che attirava attenzione, in pista e fuori, anche quando perdeva. Ha vissuto sempre con lo stesso comandamento, quel “bello carico” che si ripeteva al cancelletto di partenza e diventò lo slogan di tutti i suoi tifosi, soprattutto l'immancabile Robert Brunner, l'uomo che l'ha accolto e motivato dopo ogni traguardo.

La popolarità e i numeri dispari – È uomo di costanti, Tomba la bomba, che dei numeri primi ha sperimentato solo la popolarità, altro che solitudine. Aveva iniziato col calcio, sempre con l'uno sulle spalle, portiere o ala sinistra. Numeri che torneranno. A Calgary, alle Olimpiadi invernali del 1988, parte col pettorale numero 1 nel gigante che gli dà il primo oro. Ha l'11 invece, in slalom speciale. È terzo dopo la prima manche . Per la seconda, l'Italia si ferma. Anche Miguel Bosè, dal palco del teatro Ariston, interrompe la diretta della principale liturgia laica nazionale e lascia spazio alla diretta a cinque cerchi, chiusa con il secondo oro di Tomba la Bomba. “A 21 anni era un delirio, uno sogno avveratosi molto presto. Per questo mi sono goduto di più Albertville, lì mi aspettavano” ha dichiarato a Repubblica. Lì vincerà un terzo oro, in gigante per la delusione di Girardelli, e l'argento in speciale, bissato due anni dopo a Lillehammer.

Alberto e le donne – “Non sono un uomo da gossip, anche se ci sono finito spesso e non volontariamente” raccontava nel 2006. Ci è finito soprattutto per i cinque anni di fidanzamento con Martina Colombari. Eletta Miss Italia nel 1991, con lui all'hotel Washington di Milano “scoprii che cosa era fare l’amore. Fu più interessante provare e riprovare dopo” scrive nella sua autobiografia. «Quella con Martina è stata una storia che ha fatto epoca, siamo cresciuti insieme ed è rimasta una bella amicizia» ha raccontato Tomba, che poi incoronerà un'altra Miss Italia, ma solo nella cerimonia di Salsomaggiore: Anna Valle nel 1995. Allora, ha sottolineato, “era un delirio il solo avere la fisioterapista donna. Avevo tutti gli occhi addosso, discoteca, ore piccole, donne. Una volta puoi farlo, la seconda sei fottuto se esci dai locali alle tre e devi essere in piedi alle sei per allenarti". Campione all'antica, vuole costruire una coppia vera, unica. Mamma, però, dovrà aspettare ancora per un matrimonio e un “Tombino”. Giornali e paparazzi scavano nel privato dell'Alberto nazionale, indugiano su una storia con Deborah Compagnoni che però è solo, parola successiva di Tomba, un “mini-flirt”.

Alex l'Ariete – Il 4 ottobre 1998, Alberto Tomba ufficializza il suo definitivo ritiro dallo sci. Lascia da terzo migliore di sempre in Coppa del Mondo dopo Ingemark Stenmark e Hermann Maier. Diventerà due anni più in là Alex l'Ariete, film diventato cult per le esplosioni di comicità involontaria con Michelle Huntziker. “L’idea era: prendiamo un carabiniere tonto e una donna snob, li ammanettiamo e lui diventa il Bud Spencer della situazione in modo da evitare ogni forma di recitazione” spiegava lo sceneggiatore Dardano Sacchetti.

Bilancio – Cinema o televisione, però, non gli interessano. “Nasco atleta, l’esposizione mediatica è stata una conseguenza (a volte pesante da sopportare)” confessa. Ma non si annoia, scrive sul Corriere della Sera. “Viaggi, eventi, promozione dei valori sportivi, partecipazione a Mondiali ed Olimpiadi con ruoli diversi, insomma non m’annoio. E son 50… «So stare con gli amici, sono molto riconoscente alla vita che è stata generosa con me. Ho avuto fortuna, amori, successi»”.

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