Giuseppe Gibilisco: “Avevo 43 euro sul conto, ho preso in mano la pistola d’ordinanza per ammazzarmi”
Giuseppe Gibilisco è un nome scolpito nella storia dell'atletica leggera e dello sport non solo italiani, ma anche mondiali. Il 45enne siciliano è tuttora detentore del record nazionale di salto con l'asta, un 5,90 realizzato in occasione del trionfo ai Mondiali di atletica del 2003 a Parigi, dove vinse la medaglia d'oro. L'anno dopo Gibilisco vinse il bronzo alle Olimpiadi di Atene. Parliamo insomma di un atleta d'eccellenza assoluta, la cui carriera tuttavia subì un brusco stop nel 2007, quando – allora 28enne – fu condannato a due anni di squalifica per doping, sentenza poi cancellata l'anno dopo dal TAS di Losanna, cui l'astista aveva fatto appello in ultima istanza. Ma intanto il gruppo sportivo della Guardia di Finanza, di cui faceva parte, aveva concluso il rapporto con lui. Fu un momento difficilissimo per Giuseppe, che fu molto vicino a farla finita: "Mi erano rimasti 43 euro sul conto, ho anche pensato di ammazzarmi e ho preso in mano la pistola d'ordinanza".
La nuova vita di Giuseppe Gibilisco: assessore allo sport a Siracusa
Oggi Gibilisco ha ricostruito completamente la sua vita: è assessore allo sport e al tempo libero nella sua città natale, Siracusa, ed è pieno di progetti: "A gennaio partiranno i lavori per il nuovo palazzetto che permetterà a velocisti e saltatori di allenarsi anche in inverno. A due chilometri poi c'è il campo sportivo, per atletica e rugby, che è già pronto. Il mio sogno è creare un polo del salto con l'asta e allenare i ragazzini. Stiamo costruendo qualcosa che possa fare da punto di riferimento per l'attività di base. Il percorso per formare uomini e, perché no, anche qualche campione. Il mio erede, magari".
L'astista siciliano ha ancora dentro tanto dolore, quando ripensa alla vicenda doping e all'abisso personale che ne seguì: "Ero solo contro tutti, accusato di doping. Anzi, presunto doping – racconta alla Gazzetta dello Sport – Ne sono uscito con un'archiviazione "perché il fatto non sussiste" in sede penale e con un'assoluzione piena del TAS in sede sportiva. Chi mi accusava? Il tribunale antidoping del CONI che è riuscito a rovinarmi la carriera proprio quando ero all'apice. Ora fortunatamente le cose sono cambiate, c'è più rispetto per gli atleti. E forse ha contribuito anche il mio caso, come quello di Pantani. Un gigante, una vittima. Spesso vado a piangerlo sulla sua tomba. Alla fine mi sento un miracolato, anzi un sopravvissuto".
La tentazione di farla finita: "Ho preso in mano la pistola d'ordinanza per ammazzarmi"
È quando gli si chiede il senso di queste ultime parole, che Gibilisco rivela quanto sia andato vicino a togliersi la vita: "Nel senso che, a un certo punto, ho anche pensato di ammazzarmi e, da finanziere, ho preso in mano la pistola d'ordinanza. Mi ha salvato un amico giornalista, l'unico che mi è stato vicino in quei momenti. Non mi vergogno a dire che il mio conto in banca era arrivato a 43 euro. Per difendermi ho venduto anche la macchina che mi ero comprato dopo il bronzo olimpico. C'era il nero che mi accompagnava in alcune giornate. Poteva esserci anche sole pieno, ma io in quei momenti vedevo proprio tutto nero intorno a me. E non è un modo di dire, era tutto scuro. Ora basta, non mi faccia più andare avanti perché questo è un capitolo chiuso e mi fa male tornarci sopra".