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Olimpiadi Parigi 2024

Giulia Pisani racconta l’oro dell’Italvolley visto da Parigi: “Non è semplice spiegare quelle emozioni”

A Fanpage.it Giulia Pisani ha raccontato il trionfo dell’Italvolley alle Olimpiadi visto da Parigi, facendo un excursus sul torneo delle ragazze di Julio Velasco e analizzando diversi aspetti di una vittoria bellissima, le prestazioni di Paola Egonu e l’importanza di questa medaglia d’oro per l’intero movimento.
A cura di Vito Lamorte
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"La palla è fuori! È oro! È oro! Campionesse olimpiche, campionesse olimpiche! È oro". Queste parole di Giulia Pisani rimarranno per sempre nella storia dello sport italiano perché in quell'istante l'Italia per la prima volta vinceva una medaglia d'oro alle Olimpiadi nella pallavolo. Un momento che il nostro paese aspettava da tanto perché il miglior risultato erano state tre medaglie d’argento della nazionale maschile (nel 1996, nel 2004 e nel 2016).

La nazionale femminile di pallavolo ha stravinto il torneo olimpico di Parigi battendo in finale gli Stati Uniti in modo molto netto e dopo una partita dominata (25-18, 25-20, 25-17): le parole e la commozione dell'ex centrale, ora telecronista di punta della Rai, rimarranno per sempre impresse nelle menti di tutti gli appassionati di volley e di sport del nostro paese.

L’Italia si è dimostrata la squadra migliore e ha perso un solo set, nella prima partita della fase a gironi contro la Repubblica Dominicana: "Io credo che anche questo sia un record nella storia della pallavolo. Non so se c’è qualcuno che ha fatto meglio".

Giulia Pisani a Fanpage.it ha raccontato a Parigi il trionfo dell’Italvolley alle Olimpiadi, facendo un excursus sul torneo delle ragazze di Julio Velasco e analizzando diversi aspetti di una vittoria bellissima, tra cui le prestazioni di Paola Egonu e l'importanza di questa medaglia d'oro per l'intero movimento.

Che percorso è stato quello dell’Italia fino all’oro olimpico nel volley femminile?
"Per la finale ero serena perché sapevo che portavamo a casa una medaglia. Io non ho smesso da tanto e queste ragazze le conosco tutte, ci ho giocato contro, parliamo spesso… quindi ti senti parte della squadra, anche se non lo sei fisicamente. Io avevo vissuto già un’Olimpiade e avevamo perso contro la Serbia ai quarti di finale. Ero agitata per il quarto e per la semifinale contro la Turchia perché l’avevamo battuta troppo facilmente nella Poule e non è mai facile ritrovarsi davanti lo stesso avversario a distanza di pochi giorni. Anche Velasco ha detto questa cosa, perché è sempre un po’ un’arma a doppio taglio. La finale è stata talmente veloce e con grandi distacchi che è parso tutto troppo facile e bello. Io speravo solo che potessero godersi la finale olimpica, perché se ti capita una volta nella vita di giocarla devi ritenerti già fortunato. Quando è caduto quel pallone fuori dell’opposta americana io non smettevo di dire ‘è oro’ perché è una cosa talmente grande da immaginare che pensi ‘ma è davvero successo?’. Mi sono sentita di raccontare un qualcosa che rimarrà nella storia. Si tratta comunque della generazione, della squadra, più forte che ha mai avuto la Nazionale femminile. Loro non si riuscivano ad esprimere al loro meglio ma sapevo che avrebbero fatto qualcosa di grande. Mi è stato chiesto spesso quanto c’è di Velasco in questa vittoria ma lui è come un professore, ti dà dei consigli ma tu li devi mettere in atto. Le protagoniste sono sempre le ragazze, come deve essere. Sembra una banalità ma è così".

A proposito di Julio Velasco, in che modo è riuscito a rendere leggendaria una squadra che aveva già dimostrato di essere forte?
"C’è stato il classico motto ‘qui ed ora’, che dovrebbe essere il motto per la vita di tutti. È sempre molto difficile perché siam sempre proiettati al futuro o a guardare il passato. Lui è stato bravo a toccare questi tasti e un’altra cosa fondamentale è tenere in considerazione tutte, non esaltando solo le singole giocatrici ma tutte. Si è spesso detto che questa squadra dipendeva da Egonu ma io ho visto il gioco di Orro, i posti 4, l’uso delle centrali… C’è sì Paola, lei c’è e non ci dobbiamo nascondere dietro un dito ma c’è stato il doppio cambio, è entrata Giovannini che non aveva mai vestito la maglia azzurra e Velasco si è ricordato di metterla dentro in una finale olimpica. Questo fa la differenza. Gli altri anni erano un gruppo costituito da singole mentre quest’anno erano una squadra. Noi abbiamo fatto tante partite in cui eravamo sotto e poi abbiamo vinto. Hanno perso un set contro la Repubblica Dominicana nel primo match e poi nulla più, io credo che anche questo sia un record nella storia della pallavolo. Non so se c’è qualcuno che ha fatto meglio".

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Negli anni scorsi si è parlato tanto, forse troppo, delle vicende di Paola Egonu: il gruppo aveva risentito di queste situazioni? E che giocatrice ha visto a Parigi?
“Non voglio entrare nelle dinamiche dello spogliatoio, perché non le conosco. Io ho detto a Paola che ero orgogliosa di lei perché ho rivisto la vera Paola, che non vedevo da diverso tempo. È riuscita ad isolarsi e ha fatto delle partite perfette. Ha sbagliato poco, sempre con grande convinzione. Lei fa la differenza e sono stata molto orgogliosa nel rivederla ai suoi livelli. Non è semplice gestire tutta quella pressione. Noi non siamo nati per questo, per essere sulle prime pagine… a volte si cambiava il colore dei capelli e si parlava di lei. A volte il giornalismo non fa bene il suo lavoro e questo, però, ricade sulle persone. C’era un periodo che se l’Italia perdeva era colpa sua e se vinceva era tutto ok. Sono contenta perché ho rivisto una Paola di qualche tempo fa, non solo per i punti ma in tutto”.

L’emozione e il trasporto erano evidenti nel racconto delle gare: è consapevole che sarà ricordata come la voce, insieme a Marco Fantasia, del primo oro olimpico del volley italiano?
"Da quando ho la fortuna di fare questo lavoro, soprattutto quando seguo l’Italia, mi sono prefissata sempre di riuscire a portare le emozioni e questo ho iniziato a farlo soprattuto durante il Covid perché dovevi farlo in punta di piedi entrando in casa delle persone in un momento difficile. Quello che cerco sempre di fare è trasferire quello che sento, la passione che ho. C’è un altro aspetto più tecnico, perché a seconda di dove siamo calibro il mio linguaggio per far capire a tutti cosa stanno vedendo: su RaiSport posso essere un po’ più tecnica e su RaiDue un po’ più scorrevole e semplice per dare a tutti gli strumenti. Il racconto delle Olimpiadi per me è stata qualcosa di troppo grande e non nascondo che qualche lacrima mi è scesa, perché da ex giocatrice commentare una finale è veramente qualcosa di bello. Non è semplice da spiegare a parole, lì per lì non capisci bene quello che è successo ma forse quando rivedrò le ragazze capirò bene cosa è successo".

Oltre alla Nazionale femminile, bisogna fare i complimenti anche ad un altro italiano: Andrea Giani ha vinto un oro meritatissimo con la Francia…
"Io ho visto la semifinale. Loro venivano dall’oro di Tokyo e ripetersi è difficilissimo. Giani è stato bravo a tirare fuori il meglio da ogni giocatore, con alcuni caratteri non semplicissimi da gestire. La bravura di molti allenatori oggi è quella sul piano tecnico ma c’è bisogno di un’ottima gestione del gruppo e lui credo abbia fatto un grande lavoro. Facendo un rimando in chiave azzurra, lui e Bernardi si sono presi questo oro a distanza di anni. C’è un momento per tutto e forse questo era il loro".

In cosa la Nazionale maschile è mancata nelle ultime due partite?
"I francesi si soni imposti contro di noi, non abbiamo giocato quella partita. Non riesco a dirti quanto sia stato demerito nostro perché, secondo me, loro hanno veramente messo qualcosa in più. C’è un po’ di delusione da parte dei ragazzi anche per non aver preso la medaglia di bronzo e l’hanno dimostrato anche nelle dichiarazioni e nelle reazioni social dopo l’ultima. Non è facile resettare dopo una sconfitta come quella subita con la Francia. Contro il Giappone abbiamo assistito ad un miracolo, come nel 2008 quando andammo a Pechino. Io credo che sia un gruppo che farà cose importanti oltre a quelle che ha già fatto nel recente passato. Credo sia stato un aspetto mentale che ha prevalso sul resto e per questo non c’è stata la reazione che tutti noi ci aspettavamo".

L’oro olimpico dell’Italvolley femminile può essere un momento di svolta per l’intero movimento italiano?
"Io spero di sì, che possa essere dato anche più spazio a livello televisivo e sui giornali. Queste ragazze avevano vinto la VNL e nessuno ne aveva parlato. È stato disarmante questa estate. In Italia siamo sempre molto calciofili e spero che non sia un’altra meteora come quella del Beach volley dopo Rio. Mi auguro che sia il momento di poter dar la svolta perché vedendo quello che fa la lega e la federazione, spero che le ragazze possano aver più spazio in tv e che ci possano essere più partite sul canale generalista, oltre ad avere più spazio sui giornali, per crescere sempre di più. A livello femminile potrebbe essere il primo sport a livello italiano ma c’è, ovviamente, il discorso del calcio che porta via tanto spazio. Spero che questo risultato aiuti a dare più spazio e a far appassionare sempre più persone".

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