Perché Gianmarco Tamberi è il miglior atleta italiano oggi (non solo per le vittorie)
Mondiali indoor (Portland 2016), Europei (Amsterdam 2016), Europei indoor (Glasgow 2019, Monaco di Baviera 2022), Coppa Europa-Giochi Europei (Chorwoz 2022), Olimpiadi (Tokyo 2020-21), Diamond League 2021, Mondiali (Budapest 2023). Gianmarco Tamberi ha completato il Grand Slam del salto in alto e dell’atletica leggera in toto, vincendo tutte le maggiori competizioni internazionali. Già solo quest’intro potrebbe far chiudere l’articolo. Basta un sano e stringato elenco per silenziare le parole e farsi cullare dalla meraviglia. Ma c’è stata la gara di cui si può scrivere. Ieri sera non era il favorito, anzi quasi mai le volte che ha vinto è arrivato come favorito assoluto. Ma Gimbo è uno dei più grandi animali da gara che l’Italia e l’atletica leggera in generale abbia mai avuto.
Anche in questi Mondiali arrivava con una stagione normale e una sola grande prova a Chorzow in Diamond League, dove era arrivato a 2,34. Ma sempre in quella gara Barshim era salito a 2,36 e dagli USA arrivava un certo JuVaughn “Mr Jump” Harrison, con lo stagionale di 2,35 saltato nella tappa di Diamond League di Londra. Insieme a loro il sudcoreano Sanghyeok Woo, stagionale a 2,33 outdoor con un 2,36 indoor e il tedesco Tobias Potye, quest’anno a 2,34. Insomma il parterre era ricco e forte e le qualificazioni erano state superate per il rotto della cuffia. Gimbo s’incaglia a 2,28, saltato solo alla terza prova e arriva in finale con poche attenzioni addosso.
In finale inizia come in qualificazione, sbagliando a 2,25 dopo aver suonato la batteria prima dell’inizio della gara. Al secondo salto passa la quota ma il salto è parso difficile. Sembrava una di quelle serate (pochissime) in cui Gimbo non gira. Poi passa subito 2,29, sempre al primo a 2,33 e già si capisce che Tamberi aveva tutta un’altra energia, quando poi vola sopra i 2,36 con margine, tutti iniziano a pensare che sia finita. L’americano Harrison passa la quota e ci regala altri tre salti, ma l’oro è di Gianmarco Tamberi. Ancora in attività e ancora vincente e al massimo della sua parabola agonistica, si può incredibilmente iniziare a parlare di Gianmarco Tamberi guardando la sua carriera e vicenda secondo un’ottica più ampia, con una visione che analizzi l’impatto della sua figura e delle sue imprese sullo sport italiano e l’atletica leggera mondiale.
Senza troppi dubbi e accompagnato solo da Caterina Banti e Ruggero Tita, campioni favolosi e di tutto nel NACRA 17 della Vela e per popolarità e vittorie da Gregorio Paltrinieri, Tamberi è il miglior atleta ancora in attività che l’Italia abbia prodotto negli ultimi 10 anni. Non solo Tamberi ha vinto e vince, ma grazie a lui, al suo esempio e alla sua cura del dettaglio, l’intera atletica italiana è cresciuta, passando dal quasi nulla degli anni zero e primi anni ‘10 a un’Olimpiade con cinque ori e la vittoria della Coppa Europa per la prima volta nella storia. Gimbo vince per sé e vince per gli altri, stimolandone le capacità competitive e anche dimostrando che in Italia si possa ancora una volta essere grandi campioni dello sport più diffuso al mondo se pensiamo a quante nazioni vincono medaglie in ogni competizione internazionale di atletica leggera.
Oltre a tutto questo poi lo show. Non si viene invitati all’All Star Game dell’NBA e si è per settimane sulle loro piattaforme per una schiacciata perché si è campioni olimpici del salto in alto. Devi essere un volto e un mondo per piacere agli americani e a quell’universo, devi essere qualcuno che dica qualcosa anche oltre lo sport, qualcosa che ti rende davvero enorme, gigantesco, per essere in mezzo a loro.
Gianmarco è stato ed è icona e campione come pochi altri nella storia dello sport italiano. Ricorderemo questi anni come gli anni che ci hanno visto con il naso all’insù nel vedere un uomo che volava saltando verso l’alto. Ieri sera è arrivato un altro oro per l’Italia, un’altra vittoria in maglia azzurra. Distorcendo leggermente Gaber, si potrebbe dire: “In Italia anche per oggi si vola”. E lo si fa grazie a Gianmarco Tamberi.