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Olimpiadi Parigi 2024

Francesca Palumbo alle sue prime Olimpiadi: “L’Italia della scherma ha tutto per presentarsi al top”

Francesca Palumbo a Fanpage.it parla della sua prima partecipazione alle Olimpiadi e del percorso che l’ha portata a Parigi, del viaggio fatto partendo dalla Basilicata fino ad approdare all’evento dei cinque cerchi.
A cura di Vito Lamorte
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La prima volta non si scorda mai, e probabilmente sarà così anche per l'esordio alle Olimpiadi di Francesca Palumbo. La giovane schermitrice lucana sarà alla sua prima apparizione ai Giochi e a Parigi si presenta come una pedina fondamentale del quartetto azzurro che cercherà di salire sul gradino più alto del podio nella prova a squadre.

La nativa di Potenza ha iniziato la sua carriera nel Frascati Scherma, prima di essere arruolata in Aeronautica e spiccare definitivamente il volo a livello sportivo: è campionessa d'Europa e del mondo a squadre, ha bissato il trionfo nel campionato italiano e ora si rapporterà per la prima volta con i cinque cerchi: "I Giochi Olimpici sono un’animale particolare, che è difficile da ‘catturare’, e far parte di questa incredibile manifestazione è un orgoglio sia come atleta che come persona". A Fanpage.it Francesca Palumbo parla della sua prima partecipazione alle Olimpiadi e del percorso che l'ha portata a Parigi.

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"Nella mente e nel cuore c’è l’Olimpiade di Parigi ma non voglio viverla con l’ossessione, perché spesso questa può travolgerti". Queste le sue parole nell'ultima intervista a Fanpage.it. Come siamo arrivati ai Giochi?
"Sono stati tre anni intensissimi, ricchi di esperienze, di alti e di bassi come è normale nella vita di un’atleta. L’obiettivo era quello di qualificarsi ma da atleta sei cosciente che conviene più andare su piccoli obiettivi e lavorare un passo alla volta. L’anno scorso è stato sorprendente a livello di Coppa del Mondo, di posizione, del ranking, l’emozione del Mondiale di Milano… sicuramente sono stati anni che non avrei mai immaginato così. Quest’anno, che era quello decisivo per la qualifica, e noi italiane sappiano che te la giochi fino all’ultimo giorno possibile perché siamo tante atlete forti e tante campionesse quindi anche chi deve scegliere si riserva l’opportunità di avere più elementi possibili a disposizione. La parte più difficile era tenersi sul ‘qui ed ora’ e non lasciarsi travolgere dalla posta in gioco e da quello che facevano le tue avversarie. È normale e può capitare in quelle situazioni, fa parte del gioco. La sfida vera era quella di concentrarsi sul proprio percorso e di rimanere saldi sugli obiettivi che ci si era dati. Restare lucidi e concentrati sulle cose, valutando le cose nel modo più corretto possibile".

Cosa rappresenta la prima Olimpiade per un’atleta?
"La qualificazione alle Olimpiadi è un sogno per tutti e sai anche che ci sono stati atleti straordinari che non ci sono mai riusciti. I Giochi Olimpici sono un’animale particolare, che è difficile da ‘catturare’, e far parte di questa incredibile manifestazione è un orgoglio sia come atleta che come persona. È stato un anno difficile e dopo che ti danno la notizia la tensione tende a scemare dopo quello che hai accumulato, anche se è quella tensione che ti tiene acceso sempre e ti salva in alcuni momenti. Ci ho messo un po’ a smaltire tutto e se guardo indietro, a tutte le sfide che ho dovuto affrontare mi sembra impossibile che sia finito. Il fatto di sapere che ti stavi giocando una cosa così importante è stato incredibile. I Giochi sono davvero una cosa a sé ma è una gara che può giocare brutti scherzi anche ai migliori”.

In che modo si sta preparando Francesca Palumbo per la sua prima esperienza ai Giochi?
“Ci hanno fatto lavorare tanto ma con grande attenzione a tutto perché manca sempre meno. Dopo il periodo di carico c’è stato quello di rifinitura dove abbiamo lavorato più sulla qualità. Abbiamo caricato tanto, ed era giusto farlo, e poi c’è stata la fase in cui abbiamo messo a posto le ultime cose prima di partire".

Qual è la giornata tipo di un atleta che si allena per le Olimpiadi?
"Abbiamo lavorato sempre su doppia seduta giornaliera per quasi tutto il ritiro. Quindi mattina, si lavora fino a pranzo, e poi il pomeriggio si fa la seconda seduta. In quei lunghi 10 giorni abbiamo avuto un pomeriggio di riposo e un giorno intero libero calibrato in base al lavoro fatto. Allenamenti intensi alternati da momenti di scarico che ti permettono di reggere i ritmi. La tipologia dell’allenamento varia a seconda di ognuna di noi: preparazione atletica, lavori tecnici col proprio maestro, simulazione di gara individuale e di gruppo, assalti a tema specifici dove si lavorano alcuni aspetti precisi. Diciamo che la nostra giornata tipo è stata questa all’Acqua Acetosa, allenandoci mattina e pomeriggio, e la sera arriviamo molto stanche ma il fatto di stare in gruppo ci aiuta a viverla nel modo giusto".

Cosa vuol dire vincere il titolo italiano di fioretto femminile per il secondo anno consecutivo?
"Questo secondo titolo italiano è stato molto diverso rispetto al primo. Sicuramente è stato una conferma per me del lavoro che sto facendo e di quello che posso esprimere. È stato un segnale importante e una gioia immensa perché non è mai scontato vincere ed è, comunque, sempre bello. Poi il campionato italiano è una gara difficile, dove ci sono le più forti del mondo e tutte le altre che ci sono non sono da meno. Il livello è molto alto. A livello personale è stata diversa dall’anno scorso perché dodici mesi fa feci un percorso netto, continuo, mentre quest’anno è stata una gara di tenacia e in alcuni momenti mi sono dovuto aggrappare con le unghie e con i denti dal pozzo in cui ero finita. In alcuni momenti ero molto stanca e non la vivevo bene, invece è stata quella più bella perché, alla fine, sono andata oltre le difficoltà e mi sono andata a prendere le sensazioni positive per andare a vincere. Questo l’ha resa particolarmente gustosa e sono molto felice per com’è arrivata".

Invece la vittoria agli Europei di Basilea cosa rappresenta?
"È stato bello. Abbiamo fatto tante gare insieme alle ragazze ma era la gara prima dell’Olimpiade e confermarsi era importante. Ne avevamo bisogno noi, era un messaggio che volevamo dare all’esterno, e poi più gare si fanno insieme e più la squadra si cementa. Si unisce. È stato bello perché sapevamo che stavamo provando il quartetto ufficiale per le Olimpiadi. È stato divertente e siamo riuscite a tirare fuori il risultato che volevamo".

Che momento è per la scherma italiano?
"Ci presentiamo più che bene a Parigi. In particolare il mondo del fioretto ha tanti atleti e tante atlete che possono ambire a fare risultati importanti e sicuramente si presenta al meglio delle proprie possibilità. Ma, devo dire, che anche nella altre armi ci sono tanti atleti forti e promettenti che possono fare una bellissima gara. Poi ai Giochi può succedere tutto ma l’Italia della scherma ha fatto tutto per presentarsi al meglio a Parigi".

Lo scorso anno è stata scelta come testimonial di sport e valori per una campagna promozionale della sua regione, la Basilicata: cosa vuol dire essere un esempio e punto di riferimento dalle persone della sua terra?
"Non ho mai avuto l’arroganza di ergermi ad esempio o modello per gli altri ma se con la mia esperienza di vita e il mio percorso posso ispirare, aiutare e sostenere altre persone nel loro percorso mi rende onorata e felice. Penso che sia la cosa più bella che si possa ricevere in cambio perché, ad un certo punto, le cose le fai per te stesso e anche per gli altri. Quella responsabilità la senti e ti può stimolare a fare meglio anche per tutti quelli che hanno un sogno grande come il tuo. L’idea di stimolare altre persone stimola di più anche te, perché pensi che se ce la faccio io ce la possono fare anche gli altri. Siamo tanti a fare questo cammino ed è stato bello dare voce alla nostra Basilicata, che spesso è poco conosciuta e bistrattata ma ci sono tante persone preparate, vogliose e con grandi capacità. Soprattutto credo sia un segnale per i piani alti ad investire in questa terra preziosa".

C'è grande dibattito nel nostro paese sugli atleti che esprimono il loro pensiero su temi sociali e politica: perché, secondo lei?
"In alcuni casi sono temi molto delicati e non mi permetto di giudicare chi lo fa o chi non lo fa. Io penso sempre che un’atleta è collocato all’interno della società ed è un cittadino come tutti. L’atleta vive in un sistema che può influenzare ed è influenzato dal contesto in cui è inserito, quindi pensare che tutto quello che accade intorno non ci riguarda è un’utopia. È un po’ sciocco immaginarlo. Io penso che un’atleta è una persona e stimo chi usa la sua immagine e il suo ruolo per dare voce a chi non ce l’ha. Per noi atleti militari è un po’ più complicato perché abbiamo degli obblighi ma io, personalmente, credo che davvero ognuno debba farsi un’idea su ciò che accade nel mondo ed esprimerla quando lo ritiene più opportuno".

Cosa porterà in valigia a Parigi?
"Abbiamo il nostro bellissimo nuovo kit Italia che abbiamo ricevuto da poco e poi ancora non so. Sono state settimane piene assorbite dagli allenamenti ma, in verità, tutto quello di cui avrò bisogno sarà fuori dalla mia valigia perché a Parigi mi raggiungeranno tutte le persone a me più care. Dalla famiglia, al mio compagno, ai amici storici più cari: tutto quello che di cui ho bisogno l’avrò nel cuore e sulle tribune. Avrò una valigia leggera perché avrò tutto lì".

Qual è il sogno di Francesca Palumbo per Parigi?
"Non si può dire (ride, ndr). Ci risentiamo e te lo dirò".

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