‘Fede’: “Io una star? No, è Gisele. E nella staffetta abbiamo fatto la storia”
Ha sfilato in un Maracanà tutto esaurito, lei davanti a tutta la delegazione italiana con la sua bandiera, simbolo di un paese intero: Federica Pellegrini, la notte della cerimonia d'apertura dei Giochi di Rio de Janeiro non la dimenticherà; non capita certo tutti gli anni di festeggiare il proprio compleanno in questo modo. La nuotatrice azzurra, la donna dei record, è ancora capace di emozionarsi: non più in acqua, suo elemento naturale, ma all'interno di uno stadio.
Portare la bandiera del proprio Paese in un’Olimpiade è l’emozione della vita. Non sapevo bene cosa fare, quindi ho cominciato a sventolarla. L’unico rammarico è che è durata troppo poco; un attimo prima c’era Israele, un attimo dopo toccava alla Giamaica. Poi mi hanno portata subito al villaggio, il giorno dopo avevo la gara – ha raccontato al Corsera -. Ma sono arrivata in tempo per vedere in tv l’accensione della fiaccola.
"La vera star era Gisele, non io!"
Una cerimonia dal forte significato simbolico, un richiamo alla travagliata storia del Brasile che ha schierato tutti i suoi assi. Tra di essi Gisele Caroline Bündchen, la super modella brasiliana che ha incantato tutti, Pellegrini compresa.
Ho seguito l’inizio da dietro le quinte, è stato fantastico fin da subito. La musica brasiliana mi piace molto, mi emoziona e mi distende nello stesso tempo. E vedere la Bundchen così bella attraversare il Maracanà, senza ostentazione, con eleganza naturale, al suono della Ragazza di Ipanema, è stato straordinario. Così, quando è toccato a me entrare nello stadio, mi sono sentita più leggera. La star non ero io, era Gisele!.
Un'emozione indelebile
L'emozione della cerimonia, però, ha lasciato spazio alla concentrazione per l'avvicinarsi delle gare. La prima, la 4×100 stile libero, non ha portato una medaglia, ma il record italiano, ottenuto in batteria. Una soddisfazione in più per la Divina che, dopo aver rotto il ghiaccio, è pronta a scrivere altre pagine indimenticabili con una nuova consapevolezza: quella di essere entrata nella storia, una volta in più, grazie al ruolo che lo sport italiano le ha assegnato.
Sono più rilassata delle altre volte. A Rio non arrivo con il miglior tempo, non ho nulla da perdere, non ho più niente da dimostrare. Sono felice di aver corso la staffetta 4×100, il sesto posto è un risultato quasi storico, era da Sidney 2000 che l’Italia non arrivava in finale, e ci siamo difese bene, in una gara in cui sono stati battuti il record del mondo e quello americano. E poi gli anni passano anche per me, le soddisfazioni sono sempre più preziose. Il record del mondo dei 200 stile libero prima o poi me lo strapperanno, l’emozione di aver portato la bandiera italiana a Rio, no.