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Elnaz Rekabi riappare dal nulla, è tornata in Iran: “Finora non mi è successo niente”

La sua partecipazione al campionato di arrampicata sportiva in Corea del Sud aveva destato scalpore perché non aveva indossato il velo obbligatorio secondo la legge iraniana. Dopo qualche giorno di silenzio inquietante e di mistero sulle sue condizioni ha fatto rientro in patria. “È stato tutto un equivoco, sono tornata con serenità e in pace”.
A cura di Maurizio De Santis
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La scalatrice iraniana, Elnaz Rekabi, è tornata a Teheran dopo il silenzio inquietante dei giorni scorsi.
La scalatrice iraniana, Elnaz Rekabi, è tornata a Teheran dopo il silenzio inquietante dei giorni scorsi.

Elnaz Rekabi è viva e libera. La scalatrice iraniana è tornata in patria. Era scomparsa nel nulla dopo aver gareggiato senza velo al campionato asiatico di arrampicata sportiva. Ad attenderla all'aeroporto di Teheran c'erano i parenti e una folla di persone che l'ha accolta al grido di "campionessa" ed "eroina" per aver sfidato il regime religioso degli ayatollah, per il coraggio di lanciare un segnale forte e sostenere il movimento di opinione scaturito dalla morte di Mahsa Amini.

La ragazza era stata arrestata perché s'era rifiutata di celare i capelli con il copricapo imposto dalla legge alle donne, comprese le atlete che partecipano a eventi sportivi all'estero. Il suo decesso avvenuto a causa delle percosse subite durante la detenzione è la miccia che ha fatto esplodere l'ondata di proteste popolari che la ‘polizia della morale' e l'esercito hanno provato a reprimere con azioni di inaudita violenza, perseguitando chiunque dissentisse e rinchiudendolo nel carcere di Evin. Lì si trova anche l'italiana Alessia Piperno, la giovane fermata il 28 settembre scorso nella capitale. Lì si temeva che fosse stata già tradotta Rekabi.

Il vuoto di informazioni certe, le notizie sul sequestro di passaporto e cellulare, il viaggio di rientro organizzato attraverso l'ambasciata asiatica a Seoul, i timori per la sua incolumità hanno scandito gli ultimi tre giorni.

Il messaggio condiviso su Instagram aveva alimentato dubbi: in quelle poche righe pubblicate in una storia social si scusava con il suo Paese per il grande equivoco creato dal suo capo libero dall'hijab e spiegava che dietro il suo geto non c'era alcun atto di ribellione ma si era trattata di una banale dimenticanza dovuta alla fretta e a una chiamata alla parete fuori programma.

L'atleta senza hijab durante la prova di arrampicata sportiva ai campionati disputati in Corea del Sud.
L'atleta senza hijab durante la prova di arrampicata sportiva ai campionati disputati in Corea del Sud.

Il silenzio inquietante è stato squarciato oggi dalla potenza delle immagini mostrate dalla tv iraniana. Rekabi indossava una giacca nera con cappuccio, aveva la chioma raccolta sotto un berretto scuro. L'espressione del viso era stanca, tesa. Ha sorriso a stento quando un paio di bambine si sono avvicinate a lei per porgere mazzi di fiori. "Sono tornata in Iran con serenità, in pace, in perfetta salute e secondo il programma previsto. Anche se ho provato molta tensione e stress. Ma finora, grazie a Dio, non è successo niente. Chiedo scusa al popolo iraniano per le tensioni create. Non avevo alcuna intenzione di abbandonare la nazionale".

L'atleta iraniana sembrava avvertire tutto il peso di una condizione divenuta difficile, preoccupante per le conseguenze per sé e per le persone che le sono più care da quando è divenuta una sorta di portabandiera di un'intera generazione di un popolo in fermento. Ma non è così. Almeno è questa la versione dei fatti che ha narrato.

Durante le interviste ha ripetuto quel che è sembrato un copione: ha negato tutto, smentito, chiarito. Prima della sua scalata si trovava in un'area di attesa per sole donne ed era "impegnata a indossare le mie scarpe e la mia attrezzatura, il mio turno è stato annunciato quando non me l'aspettavo e per questo motivo ho dimenticato di indossare l'hijab e sono andata a gareggiare senza il velo che avrei dovuto indossare". Poco dopo Rekabi è entrata in un furgone bianco ed acclamata ancora dalle persone accorte allo scalo. Non si sa dove sia andata successivamente.

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